Perché visitare l’Eremo di Vincent a Guagnano

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“Osservo le persone che varcano la soglia dell’eremo. Il cancello è aperto per accoglierli, la mia casa è la loro casa” scriveva sul suo blog, nel 2015, Vincenzo Brunetti, pittore, scultore, artista e appassionato di musica e di danza, tanto da essere stato soprannominato “La libellula del Sud”.

L’eremo, che porta il suo nome, è un insieme di contrasti, intensità e fascino. Il primo contrasto si trova già nel nome, “eremo”, per indicare un luogo aperto a tutti, una casa che non chiude le sue porte davanti a nessuno, accogliendo chiunque abbia la curiosità di fare un passo all’interno, attratto dai colori e dall’eccentricità del posto. Un “eremo pubblico” che rimane, comunque, un eremo, cioè un luogo privato, fatto di oggetti personali, di ricordi e di collaborazioni artistiche, di scelte personali, di gioia, di dolore e di acquisita serenità.

Se da un lato ci si ritrova davanti a un eremo in cui potersi rifugiare per sfuggire alle brutture del mondo, dall’altro la casa si presenta come una città aperta, in cui chiunque può entrare, visitare la galleria permanente ed esplorare il mondo di Vincent, condividendo con altri visitatori, e con l’artista stesso, la libertà della sua arte.

“Osservo i loro sguardi e mi rallegro. La loro iniziale curiosità d’improvviso si scioglie nella meraviglia; spalancano gli occhi e la bocca, sorridono, si sentono inebriati. Sono come bambini che scoprono finalmente un luogo incantato. Questo mi conforta. L’Arte è ancora in grado di risvegliare la loro innocenza, di parlare ai sentimenti che albergano riposti nei loro cuori. È per questo che li intrattengo. Parlo con loro. Gioco con loro. Il pennello vola sulla tela, ed io volo con lui”.

Siamo a Guagnano, un paese della provincia di Lecce che conta poco più di cinquemila abitanti, in via Case Sparse 718.

È qui che Vincenzo Brunetti, nato proprio a Guagnano, ha deciso di tornare, dopo gli anni di studio trascorsi a Milano e un breve periodo in cui ha vissuto in un trullo a Noci, e acquistare una chiesa votiva, oggi trasformata in una casa-museo, abitazione, laboratorio, galleria d’arte, negozio e luogo di devozione.

Vincenzo Maria BrunettiL’eremo di Vincent Brunetti: il Parc Güell del Salento

Gran parte dell’eremo è stata realizzato riciclando materiale da costruzione, tanto che, al visitatore che ci si affaccia da dietro, la casa può apparire come un grande cantiere in continua costruzione, trasformazione, cambiamento.

All’interno, sacro e profano si mescolano da vent’anni, tra le alte mura ricoperte di tasselli che formano coloratissimi mosaici (tutti opera dell’artista Orodè Deoro), statue bianche che ricordano i busti dell’Antica Grecia, icone votive, copie di opere conosciute, come la Gioconda, spesso realizzate con oggetti di recupero, scritte, porte, ceramiche e piastrelle. Tutto, nell’Eremo di Vincent, si scompone e si intreccia, formando incontri le cui forme e i cui colori si mescolano in un paradosso esagerato e sgargiante, che ricorda Parc Güell, a Barcellona.

Tutti i quadri e le opere presenti sono stati realizzati da Vincent, ma il pittore non è mai stato solo. Negli anni si è circondato di artisti, amici e collaboratori che ne condividono la visione artistica e la filosofia e che vedono nell’eremo, conosciuto anche come Vincent City, un’isola felice, un’oasi di pace in cui le norme, i limiti e le convenzioni non hanno peso. Tutto è leggerezza, immaginazione e possibilità.

Salto, danzo, leggero e inafferrabile, in un’esplosione di pura gioia, senza freni. Non temo il loro giudizio, non ho alcun timore di sorprenderli o di suscitare malevole ilarità. È solo gioia e bellezza, ed io sono leggero, provo il mio volo di libellula, immerso nel calore di un’energia pulita e positiva, quella stessa energia che ha sanato il mio corpo malato, e che mi ha preservato nelle sofferenze e nelle avversità: il frutto dell’amore”.

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