Lynette Yiadom-Boakye al Guggenheim di Bilbao

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La ricerca dell’artista londinese Lynette Yiadom-Boakye tra pittura e poesia in una mostra al Guggenheim Bilbao con oltre 70 opere.

IL PERCORSO ESPOSITIVO

Fino al 10 settembre 2023 sarà visitabile No Twilight Too Mighty, l’esposizione delle opere di Lynette Yiadom-Boakye a cura di Lekha Hileman Waitoller presso il Museo Guggenheim di Bilbao. Una selezione di oltre 70 opere descrive la produzione dell’artista negli ultimi tre anni in un viaggio atemporale senza cartelli stradali che porta lo spettatore a imbattersi in un’intimità condivisa.

Due ambienti del museo basco accolgono le opere, dai disegni a carboncino ai dipinti su tela e su lino, in un racconto corale che segue le curve architettoniche della struttura come una pellicola cinematografica sciolta, che fotogramma per fotogramma svela una scena e con essa l’artefice della composizione. Il verde olivastro della prima sala si distingue dal white delle restanti rivelandosi all’altezza dei dipinti a cui fa da cornice: una scelta studiata dalla stessa artista che permette alle sfumature di marrone che caratterizzano gli incarnati dei personaggi, di risaltare al massimo delle loro possibilità.

Il percorso non é pensato per seguire un ritmo narrativo o cronologico, nel rispetto dell’autoreferenzialità dei soggetti esposti, protagonisti di sogni ad occhi aperti e figli di testi mai scritti. I titoli delle opere hanno un potere disorientante a dispetto del ruolo a loro solitamente affibbiato, in quanto espressione istantanea e vivida di un momento mai esistito catturato dal pennello e reso presente. Versi sospesi, ambientazioni e personaggi usciti da un libro di favole, questi sono i nomi accostati ai dipinti e questo è il benvenuto di Lynette Yiadom-Boakye dentro il suo mondo.

Lynette Yiadom-Boakye al Guggenheim di Bilbao

UNA GUIDA PER EMOZIONI

Classe 1977 di origini ghanesi e nascita britannica, l’artista cattura attimi specifici, emozioni complesse in opere apparentemente realistiche ma sorprendentemente senza alcuna referenza concreta. La narrazione é resa fluida dall’indeterminatezza che caratterizza le figure ritratte, che possono ugualmente avvicinarsi o distinguersi dall’esperienza del pubblico a seconda della sensibilità che lo caratterizza. Il primo incontro con le opere è in gran parte definito dall’impatto che il colore e le pennellate provocano: ancor prima di approcciarsi ai soggetti, l’occhio viene attirato dalla naturalezza del segno e dall’accurata selezione delle tonalità che rendono ogni personaggio entità magnetica e seducente. Il rapporto che si instaura tra lo spettatore e le figure è dettato da uno scambio di sguardi che «dalla solitudine dei loro mondi privati» oltrepassano la fisicità dell’interlocutore, come suggerisce la curatrice Lekha Hileman Waitoller.

La letteratura, la musica e la poesia si integrano con l’azione pittorica creando un equilibrio impercettibile che regola la percezione dell’opera: davanti a uno scenario che non offre interpretazioni le parole scritte accanto sono una guida per emozioni, un invito ad entrare nel pensiero poetico dell’artista mantenendo una libertà critica e decodificante.

Lynette Yiadom-Boakye al Guggenheim di Bilbao

STORIE NON BANALI

The Otolith Group, il collettivo fondato nel 2002 da Anjalika Sagar e Kodwo Eshun amici e ammiratori di Lynette Yiadom-Boakye, firma l’opera intermediale What the Owl Knows (2022), forse uno dei pochi e unici metodi per interpretare l’opera dell’artista britannica. In risposta all’asfissiante bisogno umano di disporre di un quadro sempre piú fitto di informazioni su personaggi esposti al pubblico dominio, il duo preferisce un anonimato parziale, che svela il dorso del soggetto ripreso lasciando allo spettatore l’onere e l’onore di completare i dettagli.

Questo approccio singolare si avvicina alla percezione di Yiadom-Boakye per la volontà di non svelare la banalità di una storia giá scritta per riscoprire l’emozione di rendere proprio qualcosa che può assumere nomi, tempi e luoghi improvvisati senza risultare errato.

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