L’universo di Cleto Munari festeggia i suoi primi 50 anni

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Per festeggiare i suoi 50 anni di attività il fantastico universo di Cleto Munari risale l’Italia da Palermo a Torino

Dal suo genio sono nati progetti che hanno coinvolto i grandi protagonisti del design internazionale, le sue creazioni sono presenti nelle collezioni permanenti di molti importanti musei del mondo, tra cui il Metropolitan Museum of Art e il MoMA di New York. Tra i più illustri e riconosciuti del mondo del design, il talento creativo di Cleto Munari compie quest’anno 50 anni. Per celebrarli Opus Project, un inedito art road show, ha già iniziato a percorrere l’Italia da sud verso nord.

Il tour è stato inaugurato lo scorso 20 ottobre a Palermo in occasione dell’edizione 2023 di iDesign, la design week più longeva del sud Italia design week più longeva del sud Italia ideata e diretta da Daniela Brignone, e toccherà altre quattro città italiane, passando da Roma, Bologna e Milano, fino a Torino, per proseguire a fine 2024 verso le grandi capitali internazionali: Dubai, Parigi, New York, Seoul.

iDesign Week a Palermo

A Palermo due mostre appena inaugurate ci permettono già di tuffarci nel caleidoscopico mondo di Cleto Munari. La mostra “L’universo prezioso di Cleto Munari”, visitabile fino al 29 ottobre da Fecarotta Gioielli, dove si possono ammirare molti dei magnifici gioielli disegnati da Cleto Munari, Ettore Sottsass e altri grandi autori (Collezione Gioielli Cleto Munari e Collezione Gioielli d’Autore), vere e proprie microarchitetture indossabili capaci di trasmettere una bellezza senza tempo, e le recenti potiche Locletoys, sculture-vaso dipinte a mano in edizione limitata, disegnate da Cleto Munari insieme a Lorenzo Zanovelli. 

La mostra “L’universo di Cleto Munari”, visitabile fino al 15 novembre presso il nuovo atelier Manima, situato
nell’elegante Palazzo Amoroso realizzato negli anni Settanta dallo studio B.P.P.R.. Il progetto espositivo ideato da
Contemporary Concept, convive con il progetto sociale di recupero dell’occupazione femminile attraverso l’arte del
ricamo ideato da Piero Di Pasquale e Carolina Guthman, e allarga lo sguardo fino a toccare i pezzi più significativi della
vasta produzione di Cleto Munari. Dai gioielli agli accessori, dal product design fino agli elementi di arredo. In
particolare, oltre ai gioielli e alle potiche, sono in mostra alcuni pezzi delle collezioni Argenti, Penne, Orologi, Tappeti,
Mobili, Vetri e Veronese. Degni di nota sono due versioni del vaso “Veronese” reinterpretato dallo stesso Cleto
Munari e da Mimmo Paladino, la credenza “Silenziosa” disegnata da Alessandro Mendini e Mimmo Paladino nel 2014,
la caraffa e le mitiche posate disegnate da Carlo Scarpa nel 1977.

Ma chi è davvero Cleto Munari, quest’ uomo di 93 anni ancora in pieno fermento progettuale, ricercato nel vestire e gentile nei modi, la cui bellezza non sembra essere stata scalfita dal tempo, perché probabilmente, come afferma lui stesso, è iscritta nel suo DNA.

Nato a Gorizia nel 1930, da ragazzo si trasferisce con la sua famiglia a Vicenza, dove vive e lavora ancora oggi. La città del Palladio è per lui strategica. Baricentrica tra il design milanese e l’arte veneziana, diventa il suo centro di gravità, il luogo in cui ritornare dopo i lunghi viaggi. E poi il vicentino è, soprattutto, la culla delle piccole e medie imprese italiane nel settore orafo e della ceramica.

Cleto Munari, interpretazione del vaso “Veronese”

Definito il “designer della gioia” per la sua capacità di raccogliere i sogni e tramutarli in realtà, Cleto è un ottimista per natura. “Fin da piccolo ho sempre visto il bicchiere mezzo pieno e mai mezzo vuoto, e continuo anche adesso. Ero un bambino felice ma, al contrario di mio fratello, ero svogliato a scuola. Ho sempre avuto un carattere volitivo, ho fatto solo quello che mi piaceva fare. Poi, da ragazzo, ho avuto tanti interessi, in particolare i cavalli e le donne”. 

Designer di gioelli fantastici, ha avuto un rapporto privilegiato con le donne, e quando gli chiedo che ruolo hanno avuto nella sua vita lui risponde così: “la mia vita l’ho suddivisa in un 70% dedicato alle donne e un 30% dedicato al lavoro …e il lavoro era gioco per me.”

Poi il suo pensiero va subito alla moglie Valentina, che purtroppo è mancata tre mesi fa. “L’ho amata moltissimo” dice, “l’ho inseguita per vent’anni, è venuta a vivere con me a 54 anni e ci siamo sposati quando ne aveva 62. È stata una compagna eccezionale perché mi ha sempre incoraggiato, fin da quando ho cominciato a fare questo mestiere mi ha dato l’entusiasmo e la spinta per andare avanti.” 

Cleto Munari con la sua interpretazione del vaso “Veronese” Cleto Munari con la sua interpretazione del vaso “Veronese”

Poi continua “È stata mia moglie Valentina a presentarmi Carlo Scarpa quando si era da poco trasferito a Vicenza. Quello è stato l’incontro decisivo che mi ha cambiato la vita. Scarpa era un burbero, la prima volta che mi ha incontrato non mi ha neanche dato la mano, non ha detto né buon giorno né buona sera, ha detto solamente “cosa vuole lui da me”. 

È il 1972 e Cleto caparbiamente resiste, riuscendo a frequentare Scarpa assiduamente, affiancandolo e guardandolo lavorare fino alla sua morte, nel 1978. Sono anni fondamentali questi, in cui egli “assorbe come una spugna” dal suo maestro la tecnica, la classe e, soprattutto, l’uso del disegno come pensiero. Un giorno, mentre Cleto è intento a realizzare le creazioni di Carlo Scarpa è proprio lui a riconoscerne per primo le doti e gli consiglia di dedicarsi al design perché, dice, “hai il senso delle proporzioni”

“Carlo Scarpa era un metro sopra gli altri” continua Cleto Munari, raccontandomi con vivo entusiasmo quel periodo fantastico della sua vita, “per capacità intellettuale, per conoscenza del mondo dell’arte e per capacità di fare.”

“Fin da giovanissimo era già molto affermato. Un giorno fu nominato addirittura direttore dell’Università di Architettura pur non essendo architetto. Sapeva benissimo che sarebbe stato odiato da tutti gli architetti e mi disse con ironia “io non avrei mai avuto la capacità di fare il direttore, ho accettato solamente per dargli uno smacco!””.

Le posate disegnate da Carlo Scarpa (Collezione Argenti, 1978) sono tra i primi oggetti che Cleto Munari produce. Richiedono circa 6 anni di progettazione, perché “l’idea aveva bisogno di sedimentare, il progetto aveva bisogno di tempo”. Ancora oggi la forchetta a cinque rebbi e il coltello con la lama corta (per tagliare la carne non serve adoperare tutta la lama ma solo la sua estremità) sono tra gli oggetti a cui è Cleto più affezionato. 

Dopo l’esperienza con Carlo Scarpa la strada è tracciata, grazie all’amicizia e alla collaborazione con noti architetti e designer di fama mondiale, Munari si butta a capofitto nell’attività di produzione di oggetti preziosi. Guidato da talento, passione e intraprendenza, in pochi anni riesce a bruciare molte tappe. Viaggia moltissimo per conoscere i grandi del design e carpirne i segreti. “Stando fermi non si conclude niente” afferma, la notorietà e l’ammirazione internazionale di Scarpa saranno il suo primo passepartout

Questo “ragazzo d’oro” del made in Italy, ha dunque iniziato la sua incredibile ascesa nel mondo del design negli anni ’70, quando ha già superato i 40 anni. Incurante del giudizio degli altri, del mercato, dell’establishment, del potere e dei riconoscimenti, ha saputo seguire le proprie passioni con determinazione, rimanendo sempre fedele a sé stesso. 

Forse proprio questa è stata la chiave successo che ha ottenuto in ogni ambito progettuale in cui si è cimentato.

Posate, argenti, gioielli, mobili, lampade, tappeti, sculture, vasi, occhiali, orologi, sono stati per lui un terreno di confronto e di sperimentazione continua. Nell’arco di cinquant’anni ha ridisegnato un intero universo di oggetti riuscendo a rimanere sempre coerente con la sua cifra stilistica, dosando sapientemente esuberanze ed equilibri, colori e forme. 

Dopo il successo internazionale della Collezione Argenti, negli anni Ottanta crea la Collezione Gioielli, disegnati anche questa volta da nomi internazionali che trasferiscono nell’oggetto i loro rispettivi linguaggi – Peter Eisenman, Michael Graves, Hans Hollein, Arata Isozaki, Richard Meier, Peter Shire, Stanley Tigerman, Oscar Tusquets, Robert Venturi – insieme agli italiani Mario Bellini, Michele de Lucchi, Alessandro Mendini, Paolo Portoghesi, Ettore Sottsass, Lella Vignelli e Marco Zanini.

Cleto Munari è tra i primi a interpretare il gioiello dal punto di vista del design, stabilendo relazioni e interpretazioni del tutto inedite tra mondi fino a quel momento molto distanti. La sua grande intuizione è quella di portare i grandi architetti e designer a lavorare in un mondo apparentemente lontano dalla loro specializzazione, quello del gioiello, realizzando collezioni che oggi sono ospitate nei più importanti musei del mondo.  Proprio i gioielli, infatti, sono ciò che maggiormente lo rappresenta, perché da sempre al confine tra arte, artigianato, moda e design. Non a caso questa produzione riveste ancora oggi un’importanza cruciale nella sua azienda Cleto Munari Design Associati.

“Il mio primo gioiello l’ho creato negli anni Settanta per mia moglie Valentina” ricorda Cleto, “chiesi poi a Michele De Lucchi ed Ettore Sottsass se volevano disegnare gioielli per me”.  L’amicizia con Sottsass e la sua ricerca sui confini del progetto e sul colore lo ispirano profondamente. 

Negli anni ottanta l’euforia del Post Modern aveva sdoganato il design del gioiello, fino ad allora considerato socialmente “poco impegnato”, portandolo alla ribalta. Come Sottsass Cleto Munari ha una predilezione per le forme archetipiche (la mano, l’occhio di Horus, la piramide) e considera i gioielli come un’espressione di femminilità, non come uno status. A differenza di Sottsass, però, Cleto predilige i materiali preziosi, perché sono già dei “baluardi di eternità”.

Negli anni Novanta il vulcanico Cleto inizia a dedicarsi ad una passione che lo accompagna fin dall’infanzia: l’arte vetraria muranese. Nel 2002 realizza la Collezione Veronese che raccoglie la sua interpretazione, insieme a quella di altri grandi nomi – tra cui R. Meier, M. Fucksas, A. Mendini, M. Thun, C. Munari, M. Paladino, P. Portoghesi -, sul tema del famoso vaso “Veronese” in vetro di Murano.  

Si potrebbe continuare all’infinito a raccontare la storia e a descrivere lo stile delle sue meravigliose creazioni. Perché quelli di Cleto Munari sono degli oggetti-soggetti capaci di racchiudere in una sintesi perfetta lusso, creatività e ricerca. Un’ innegabile istinto per la bellezza e un’inesauribile creatività lo hanno fatto planare con leggerezza su quest’ultimo mezzo secolo di design. 

 Carola Arrivas Bajardi

L’UNIVERSO PREZIOSO DI CLETO MUNARI

dal 23 al 29 ottobre

presso Fecarotta Gioielli, via Ruggiero Settimo, 66 Palermo

L’UNIVERSO DI CLETO MUNARI 

dal 24 ottobre al 15 novembre

a cura di Daniela Brignone

presso Atelier Manima, piazzetta Santo Spirito, 9 Palermo

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