Mestre, le installazioni dell’M9 che ci immergono nella guerra di Vedova

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Dal 5 maggio 2023, il Museo M9 di Mestre apre le porte ad un ciclo di biennali d’Arte dedicate alla storia del Novecento, scegliendo le opere di Emilio Vedova come primo protagonista. “Rivoluzione Vedova”, curata da Gabriella Belli e allestita dallo Studio Alvisi – Kirimoto mette in dialogo il linguaggio gestuale dell’artista Veneziano con la natura multimediale dello spazio espositivo.

Impetuose pennellate contrastanti e forti evocazioni geometriche accolgono i visitatori nella grande sala al terzo piano del museo M9 di Mestre, che con “Rivoluzione Vedova”, promossa e organizzata da Fondazione Emilio e Annabianca Vedova, diventa per la prima volta sede di una mostra d’arte. Le 130 opere di Emilio Vedova, trasferite dal Magazzino del Sale delle Zattere di Venezia, ripercorrono in sequenza cronologica l’impegno sociale e politico dell’artista attraverso alcuni dei lavori che lo hanno incoronato come uno dei maggiori esponenti dell’astrattismo informale italiano.

Emilio Vedova (1919-2006) risulta il perfetto pioniere per i futuri progetti del museo mestrino: una serie di mostre biennali dedicate ad artisti e intellettuali con un ruolo di rilievo sul piano etico, politico e sociale nella storia del Novecento. Veneziano di nascita, visse in prima persona le atrocità della Seconda Guerra Mondiale aderendo alla lotta partigiana, e ritornò nella sua città natale volenteroso di raccontare i drammatici eventi del suo tempo tramite un linguaggio pittorico in continua evoluzione, intriso di forte carica emotiva e aspra critica nei confronti delle ingiustizie sociali. Negli anni ’50 è tra i fondatori della “Nuova Secessione Italiana” poi “Fronte Nuovo delle Arti”, movimento che si proponeva di esplorare nuove forme di espressione artistica europee in un contesto di ricostruzione postbellica. In questa cornice di studio e maturazione, partecipa attivamente alle manifestazioni del movimento studentesco nelle aule dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, dove ottiene una cattedra nel 1975, dando voce all’inscindibilità della pratica artistica e la riflessione sulla condizione umana, l’impegno civile.

Rivoluzione Vedova_Alvisi Kirimoto ©Marco Cappelletti

All’interno dei 1200 mq dell’M9, l’allestimento di Studio Alvisi – Kirimoto traccia un percorso tra gli impattanti cicli pittorici ispirati ai conflitti sociali: …in continuum compenetrazioni/traslati ’87/’88, Absurdes Berliner Tagebuch ’64 e i grandi “teleri” di Tondi e Dischi. “Tre installazioni grandiose dove Vedova espleta il suo impeto, la sua passione, il suo essere pittura”, descrive la curatrice Gabriella Belli. Tra i sette plurimi dell’Absurdes Berliner Tagebuch ’64, spigoli e punte acuminate occupano lo spazio violentemente, in antitesi con i grandi teleri discoidali quali Non Dove ‘86, frutto di anni di studio del cerchio come archetipo: immutabile simbolo di perfezione, contrastante ad una società contraddittoria e labile.

La sala diventa una mappa della guerra di Vedova, mettendo in dialogo tali coinvolgenti -quanto prepotenti- opere con le più intime memorie di Diario Partigiano, Diario di Corea, Praga 1968, tele fortemente evocative che non sovrastano l’ambiente, ma invitano ad avvicinarvisi, costringendo ad immergersi nei ricordi più intimi dell’artista. Vedova accompagna il visitatore in Corea, a Budapest, a Varsavia, attraverso quella pittura gestuale che denuncia il malessere collettivo, trovando solo nell’astrazione e nei segni bruschi e violenti la forma espressiva adatta per descrivere il trauma bellico.

La molteplicità di materiali coesistenti nello spazio espositivo rimarca la ricerca costante di Vedova nel loro potere espressivo: legno, metalli, scarti, emergono dalla composizione Per la Spagna ‘61/62, in opposizione all’effimerità delle pennellate che nei pannelli di …In continuum, disegnano

suggestioni intangibili e silhouette sfuggenti dove la figura umana è spesso presente ma sfocata o distorta, simbolo dell’umanità ferita e turbata.

I 102 dipinti che compongono questo ciclo, emblema della maturazione tecnica dell’artista Veneziano, costituiscono nell’insieme la concretizzazione sulla riflessione dei confini tra l’opera e lo spazio artistico: è la tela ad accogliere i gesti pittorici da cui viene colpita, ed essa stessa si avventura nello spazio dello spettatore, permettendo di passeggiare attraverso la violenza delle pennellate e l’energia del dripping di rimando pollockiano, a cui Vedova viene spesso accomunato.

Video installazione di Vitruvio Virtual Reality dal titolo “Nel tumulto”

È “Nel tumulto”, l’opera digitale site-specific, a celebrare questo sperimentalismo proponendo un’esperienza perfettamente coerente con l’identità di M9: con questa video installazione, Vitruvio Virtual Reality rilegge l’artista in chiave immersiva, inserendo lo spettatore impotente nella tela di Vedova, mentre la sua figura scaglia addosso gli schermi della stanza dei tuffi di colore, con le sue distintive gestualità scattanti e graffianti, che trasformano l’atto pittorico in una lotta.

Lo studio grafico, autore del corto, aveva già omaggiato la realtà lagunare in occasione della Art Night 2021 con “Venezia 3021”, ricostruzione in computer grafica che dona vita tridimensionale alla città, proponendone un viaggio dall’alto atto a coglierne l’anima.

La “Rivoluzione” di Emilio Vedova è nel filo conduttore tra il canonico tema novecentesco della rappresentazione bellica con il linguaggio dell’arte contemporanea; nell’astrazione, nel rifiuto della forma, nella dematerializzazione, nella continua capacità di innovare; ma anche nell’attualità dei valori che permeano dalle sue opere, testimonianze indelebili della civiltà in conflitto.

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