LE AFFINITÀ ELETTIVE: IL CASO FENDI, MA NON SOLO…

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Le iniziative finanziate delle Case di Moda e legate all’arte e alla sua conservazione si moltiplicano a vista d’occhio. Oggi essere parte attiva della tutela del nostro patrimonio non è soltanto qualcosa che aggiunge un quid all’heritage di Brand storici, ma un vero e proprio impegno, una missione che la moda abbraccia con slancio e generosità.

 

L’inizio del 2017 si è aperto con un grandioso annuncio da parte del gruppo Calzedonia: la maestosa Arena di Verona, il secondo anfiteatro più famoso al mondo, avrà finalmente una copertura che la proteggerà dalle intemperie.

 

Progetto Calzedonia. copertura Arena di Verona, via GQ Italia

 

Il gruppo veronese di cui fanno parte, oltre all’omonimo marchio, anche Intimissimi, Tezenis, Falconeri, Signorvino e Atelier Emè, ha infatti indetto un bando di concorso a cui hanno risposto in moltissimi. Tra le 84 proposte presentate è emerso su tutti il progetto dello studio di ingegneria tedesco Schlaich Bergermann and partners, insieme con gli architetti del gruppo Gerkan Marg and partner.  L’opera prevederà una struttura removibile e, per la sua realizzazione, è stato stimato un budget di 13,5 milioni di euro. Calzedonia s.p.a. è però solo l’ultimo dei nomi che, nel Bel Paese, hanno deciso di dare il loro contributo per la salvaguardia di un patrimonio inestimabile, quello che rende l’Italia un paese unico al mondo.

 

Il gruppo Della Valle ha  infatti messo mano al portafoglio per il restauro e la messa in sicurezza del Colosseo (25 milioni di euro), mentre Brunello Cucinelli ha letteralmente riportato in vita l’antico borgo di Solomeo, alle porte di Perugia, diventato successivamente headquarter dell’azienda.

Solomeo | Brunello Cuccinelli, via brunellocucinelli.com

 

Se, nella capitale, Bulgari restaura le terme di Caracalla e la scalinata di Trinità dei Monti, Fendi parte dalla prestigiosa Fontana di Trevi, in seguito anche divenuta location per la sfilata di alta moda dall’autunno/inverno 2017. In occasione del novantesimo compleanno della maison va in scena uno spettacolo surreale: le più importanti top model, da Bella Hadid a Kendall Jenner, sfilano su una passerella di plexiglass dando l’impressione di camminare sulle acque indossando gli abiti disegnati da Karl Lagerfeld.

 

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“ Il finanziamento di questo restauro non è soltanto un importante atto di filantropia, ma rappresenta inoltre un ringraziamento nei confronti della città eterna per tutto quello che ci ha regalato in questi anni” ha detto a tal proposito Pietro Beccari, annunciando anche il restauro di altre quattro fontane: quelle di Mosè, del Gianicolo e del Peschiera, oltre al Ninfeo del Pincio.

Come emerge da queste righe il rapporto del Brand creato dalle Sorelle Fendi con Roma è viscerale, per questo, quando si è trattato di cercare una nuova sede, Palazzo della Civiltà Italiana si è palesata come la scelta perfetta.

Noto come Colosseo Quadrato, l’edificio, interpretazione in chiave contemporanea dei fasti dell’antica architettura romana, nacque per divenire il fulcro dell’Esposizione Universale del 1942. Inaugurato nel 1940 la struttura divenne tuttavia immediatamente vittima del conflitto mondiale prima, e dei saccheggi a opera dei palazzinari e di decenni di abbandono poi. Forse per la sua struttura enigmatica, non riuscii mai a trovare una destinazione d’uso permanente, almeno fino ad 2015.

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Fendi | Palazzo della Civiltà Italiana

«Questo strepitoso edificio atemporale e metafisico rappresenta Fendi perché è il Nuovo eretto per celebrare l’eccellenza italiana, richiama le nostre radici romane e il dialogo perpetuo tra tradizione e modernità. Il nostro impegno sarà dare vita al Palazzo, renderlo accessibile per la prima volta ai cittadini e offrire nuova linfa al quartiere attraverso la moda».

Dunque non solo quartier generale della Casa di Moda celebre per le sua pellicceria, lo storico e monumentale edificio dell’Eur è stato aperto al pubblico attraverso un bookshop e un’area espositiva inaugurata dalla suggestiva Matrice. Apertasi a inizio anno e appena conclusasi, la personale di Giuseppe Penone, uno dei più grandi scultori viventi e rappresentante del filone poverista che si diffuse negli anni 60′ in Italia, è stata una scommessa stravinta che ha contato ben 40.000 visitatori. La mostra si  è composta di una selezione di 15 opere dagli anni ’70 ad oggi, molte delle quali inedite ed esposte per la prima volta proprio in quest’occasione.

All’interno del Palazzo della Civiltà Il fitomorfismo delle opere di Penone  e l’architettura razionale entrano in una dialettica che, come scrive Fendi, rimanda alla “tensione tra la natura e l’umanità”. L’effetto che ha investito i visitatori è quello di “una natura ricreata in interno e misteriosamente cresciuta nelle grandi navate del piano terra del palazzo”.

La personale è stata battezzata come una delle opere più spettacolari: Matrice, lavoro emblematico per la poetica dell’artista che torna spesso a riflettere sul rapporto tra tempo e natura e tra natura, umanità e caducità.La scultura, realizzata nel 2015 e lunga trenta metri, esibisce un tronco di abete scavato seguendo un anello di crescita. In questo modo tutta la storia dell’albero riaffiora fissata da una scultura in bronzo che sembra volere imprigionare il flusso vitale della natura.

 

Matrice, via artwave

 

“Gli alberi ci appaiono solidi, ma se li osserviamo attraverso il tempo, nella loro crescita, diventano una materia fluida e plasmabile. Un albero è un essere che memorizza la sua forma e la sua forma è necessaria alla sua vita, quindi è una struttura scultorea perfetta, perché ha la necessità dell’esistenza,” spiega Giuseppe Penone.

La nuova sede Fendi è scenario anche per Foglie di Pietra, opere in cui nuovamente organico e inorganico si fondono: rievocando antiche rovine di città riassorbite dalla vegetazione, elementi naturali  e grandi blocchi di marmo scolpiti entrano a far parte di un unica, inscindibile entità.

Roma, i Romani, Fendi, Palazzo della Civiltà, divengono così interlocutori di un botta e risposta creativo e costruttivo.

Una logica a cui Giuseppe Penone non si sottrae: una delle sue opere più complesse (due alberi di bronzo, alti rispettivamente 18 e 9 metri, che intrecciano i loro rami per sollevare a 5 metri da terra un blocco di marmo scolpito di ben 11 tonnellate) è stata infatti donata alla città e installata davanti al negozio Fendi.

Come scriveva Goethe, nelle sue Die Wahlverwandschaften “Ogni attrazione é reciproca”…

 

 

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