Intervista a Elisa Carollo e Mattia Solari, curatori della mostra Italian Twist

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Cavazza-Rovero Ludovico Orombelli, Trapunta e Brandina, 2021, Tempera su tela pattina – Courtesy l’artista

Cortocircuiti, ribaltamenti di prospettiva, nuove folgorazioni estetiche: il contemporaneo italiano in mostra alle Gallerie delle Prigioni.

Fondazione Imago Mundi riapre le Gallerie delle Prigioni (Treviso) con Italian Twist (dal 10 giugno al 26 settembre), nuova mostra collettiva che mette al centro la produzione artistica italiana, esaltando la cultura visiva contemporanea made in Italy.

La mostra, a cura di Elisa Carollo e Mattia Solari, presenta una selezione di opere di 19 artisti italiani, nati negli anni ’80 e ’90: una raccolta eterogenea, con l’obiettivo di far emergere la molteplicità e la diversità dei linguaggi e riflettere su temi attuali: riconoscimento dei diritti civili e di genere, la sorveglianza digitale, la relazione fra natura e uomo.

I 19 artisti in mostra sono:

Paola Angelini, Ruth Beraha e Allison Grimaldi Donahue, Gianluca Concialdi, The Cool Couple, Giuseppe Di Liberto, Irene Fenara, Christian Fogarolli, Riccardo Giacconi, Diego Gualandris, Iva Lulashi, Ruben Montini, Ludovico Orombelli, Fabio Roncato, Alice Ronchi, Alessandro Simonini, Marta Spagnoli, Luca Trevisani, Serena Vestrucci.

Italian Twist  vuole essere anche occasione per un’esplorazione e una riflessione sulla produzione artistica italiana degli ultimi 10 anni. Presenti in mostra, anche le raccolte di Imago Mundi Collection dedicate all’Italia per un totale di oltre 780 opere realizzate da artisti storicizzati come Sandro Chia, Emilio Isgrò, Renata Boero, Massimo Vitali fino alle generazioni più giovani come Loredana Longo, Nicola Samorì, Guglielmo Castelli, per offrire una panoramica ricca, varia e approfondita della cultura visiva contemporanea del nostro Paese.

In questa intervista Elisa Carollo e Mattia Solari, curatori della mostra Italian Twist fanno luce sulla mostra, rivelando aspetti inediti e risvolti sorprendenti.

Riccardo Giacconi, Ecfrasi (curtain 1, 2 , 3), 2019, Plastica – Courtesy UNA e l’artista; Courtesy Collezione

1) La mostra vuole celebrare la cultura visiva italiana in un momento critico per il nostro Paese, in cui è necessario ripristinare un sentimento di coesione ed esaltazione del “Made in Italy” per risollevarci dall’attuale stato di crisi. Pensate che anche l’arte possa fare la sua parte?

Da sempre l’arte anticipa e traduce il sentire di un determinato momento storico. Noi crediamo che l’arte, quella contemporanea a maggior ragione, aiuti a capire il nostro tempo, ancorando forme di comprensione del presente a oggetti e immagini, amplificando la risonanza e l’eredità del nostro oggi per il futuro. Crediamo che il fare artistico evidenzi possibilità critiche e rigenerative per la società nella quale gli artisti operano. Partendo da questi presupposti Italian Twist si pone come cartina di tornasole di quelle energie culturali e creative sparse per la penisola necessarie per reimmaginare una ripartenza in seguito alle crisi pandemica, sociale ed ecologica che stiamo attraversando.

La mostra sceglie per questo, anche programmaticamente, di concentrarsi sugli artisti nati negli anni ‘80 e ‘90, per sondare le potenzialità delle generazioni di artisti più recenti.

Partire dall’Italia e dagli artisti giovani all’indomani della pandemia testimonia una volontà di rinascita e fiducia nell’arte. La pandemia ci lascerà inevitabilmente un mondo diverso, e l’arte è qui per aiutarci a comprenderlo e a reinventarlo.

2) Insieme ai grandi nomi dell’arte della collezione di Fondazione Imago Mundi sono esposte opere di artisti molto giovani: in che modo dialogano queste due realtà?

Insieme alle Imago Mundi Collection esposte al pian terreno, in Italian Twist esponiamo i lavori recenti di 19 artisti. Questi, più che il risultato di una selezione, sono l’esito di un dialogo sviluppato con gli artisti e cristallizzatosi in un secondo momento nelle opere esposte. Alcune di esse sono state appositamente prodotte come interventi site-specific, altre sono in prestito, ma sempre allestite in dialogo con gli spazi fortemente connotati ed estremamente suggestivi di Gallerie delle Prigioni. 

Nel loro insieme le opere formano di volta in volta dialoghi o monologhi, sia nella raccolta di Imago Mundi Collection sia in mostra, con un susseguirsi libero e rivelatorio di assonanze e dissonanze, relazioni inedite e inaspettate che non seguono necessariamente criteri cronologici o stilistici. In particolare, abbiamo scelto di dare l’opportunità ad alcuni artisti esordienti di produrre ad hoc delle opere, spesso in stretto dialogo con l’identità del luogo, come nel caso dell’opera di Giuseppe Di Liberto o di Alessandro Simonini che hanno ripensato gli spazi delle celle espositive partendo proprio dalla loro storia e memoria.

Questo approccio rientra del resto anche negli obiettivi che guidano oggi la fondazione. Nata nel 2019, si propone da un lato di valorizzare il ricco patrimonio di opere e relazioni del progetto Imago Mundi, dall’altro di estendere e rinnovare il suo ruolo come promotore di sostegno della produzione artistica contemporanea e del dibattito culturale attorno ad essa. 

3) Italian Twist  vuole essere anche occasione per un’esplorazione e una riflessione sulla produzione artistica italiana degli ultimi 10 anni: come si è sviluppata l’arte italiana nell’ultimo decennio secondo la vostra opinione?

Questa domanda meriterebbe spazi e tempi appositi per poter tentare di rispondervi anche solo parzialmente. Tutti possiamo constatare che in quest’ultima decade il mondo è cambiato molto: siamo sempre più connessi e calati in un bipolarismo fra reale e virtuale. La pandemia col suo portato lessicale e di consuetudini costituirà probabilmente una cesura per i prossimi dieci anni, e, se non ci farà diventare migliori, di sicuro accelererà molte delle dinamiche che fino a prima erano agli albori. Se pensiamo alle generazioni di artisti che operavano nel primo decennio rispetto a quelle che opereranno negli anni venti, sarà sempre più presente un senso di incertezza e precarietà

Gli artisti in mostra hanno iniziato ad esporre intorno alla prima decade del nuovo millennio, sono eredi di un contesto artistico che riflette posizionamenti geografici e culturali rispetto la globalizzazione degli anni ‘90, politiche culturali non sempre lungimiranti, un sistema dell’arte ancora fragile, una professionalizzazione più lenta rispetto al percorso in altri paesi; fattori questi che hanno rallentato l’esportazione degli artisti nostrani, tranne che per alcune eccezioni. Tuttavia il panorama artistico italiano rimane comunque vivace, ricco e diramato in gran parte della penisola; e se da un lato non mancano le opportunità e lo scenario internazionale è più facilmente raggiungibile, dall’altro sia la concorrenza che l’omogeneizzazione sono cresciute. Perciò, nel passaggio a quella condizione che alcuni definiscono ipermoderna, l’arte italiana non si fa trovare impreparata, bisogna solo riuscire a dargli voce e spazio.

4) Nel testo curatoriale della mostra si legge che “l’arte non vuole dare risposte ma stimolare una riflessione sul presente”. Quali tematiche affronta Italian Twist e quali spunti offre al visitatore?

Italian Twist è una mostra collettiva che raccoglie poetiche e tematiche eterogenee. Risulta difficile riassumere perché ogni lavoro porta in direzioni diverse, tuttavia le opere in mostra si possono circoscrivere in tre aree: i lavori su tela, i lavori con la materia e i lavori nello spazio. 

I primi, opere di pittori ma non solo, lavorano su due dimensioni e trattano la superficie come un filtro. Per questo è emerso che come trait d’union per questa sezione di “pittura espansa” la porosità fosse un concetto interessante: gli artisti esplorano sia risvolti biografici personali sia la storia dell’arte traducendo su tela una lettura mediata di tali esperienze. 

I secondi, afferenti generalmente alla scultura, sono opere che risultano da un processo. Qui quasi tutti gli artisti non decidono le forme ma innescano processi che producono l’opera agendo da attivatori più che da autori; quasi tutte le opere in questo caso riflettono sulla concezione di natura e di come ci relazioniamo con essa, come a suggerire una relazione più attenta alle dinamiche che inneschiamo, tanto più oggi quando siamo i conclamati responsabili di un cambiamento climatico potenzialmente letale per molte specie. 

La terza area è quella degli artisti che lavorano con lo spazio attraverso installazioni, questi invece si concentrano sul rapporto fra l’individuo e la società da un punto di vista conflittuale dando una lettura critica di fenomeni come l’inclusività e i diritti civili, il controllo psicologico esercitato dalla società, la definizione dei confini fra follia e normalità.

Inevitabilmente poi è presente anche una riflessione sulla sfera digitale: una certa attenzione all’estetica delle immagini prodotte dagli apparati di sorveglianza, con la loro qualità da “poor image” come le definisce Hito Steyerl, fino agli strumenti per sfuggire alla pervasività della tecnologia e della costante infodemia nella quale siamo calati quotidianamente.

Per questo Italian Twist pone spunti a 360 gradi su un presente accelerato, rizomatico, complesso e tenta di offrire stimoli per una ricerca di senso del tempo che viviamo.

Cover Photo Credits: Christian Fogarolli, My Mind Is On Fire, 2018 – Fusione in vetro, pigmenti minerali, lampada UV, sabbia minerale, Courtesy Gallerie Alberta Pane, Parigi-Venezia

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