Il “Primo Alfabeto” di Gianfranco Barucchello alla MASSIMODECARLO

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Arte, iconografia, iconologia e tutte le discipline legate al “visivo”, se ridotte all’osso, non sono altro che la codificazione e l’interpretazione di determinati segni, in senso sia percettivo che gnoseologico. Per questo molti artisti, nel processo di semplificazione del proprio linguaggio visivo, sono giunti all’enumerazione di un alfabeto personale, a volte definitivo, a volte provvisorio, eletto come strumento comunicativo e visivo cardine della loro ricerca. Questo alfabeto è composto da elementi ricorrenti, tecniche, stili, temi e simboli che diventano quasi una firma, una modalità espressiva riconoscibile e caratteristica di un artista.

E’ questo il caso di Gianfranco Baruchello, da oggi in mostra con il suo “Primo Alfabeto”, alla Galleria MASSIMODECARLO di Milano fino al 17 febbraio con pitture, oggetti e disegni. Baruchello ha avuto un approccio caleidoscopico all’arte, utilizzando una varietà di mezzi espressivi che includono pittura, cinema, installazione, oggetti, scultura e pratiche performative. La sua prima mostra personale si è tenuta nel 1963 a Roma, presso la galleria La Tartaruga, dove ha presentato opere che riflettevano il suo interesse per la formulazione di un alfabeto di immagini. Queste opere, caratterizzate da un forte senso di frammentazione e disseminazione, riflettevano già la sua tendenza a esplorare i confini del linguaggio e della percezione, specialmente negli anni tra il 1959 e il 1962.

Grandi Spazi – Gianfranco Baruchello

Ed è proprio il 1962 che rappresenta un momento significativo nella carriera dell’artista, segnato da incontri importanti con maestri del calibro di Brancusi e Marcel Duchamp, che hanno influenzato ulteriormente il suo percorso artistico. Per il suo alfabeto, Baruchello ha utilizzato oggetti creati da lui stesso e immagini inedite, esprimendo stati di angoscia, necessità e desiderio. Ha sperimentato con materiali diversi dalla pittura a olio tradizionale, come smalti e materiali industriali, in una ricerca di nuove modalità espressive.

“Primo alfabeto” rappresenta una significativa narrazione della genesi e della formazione di un linguaggio autonomo e indipendente nella sua arte di Baruchello, offrendo ai visitatori una panoramica sul suo approccio all’arte. Le opere esposte riflettono temi quali paura, energia, errore e bisogno inappagato, proponendo un linguaggio che si allontana dall’astrazione pura per avvicinarsi a una più intima percezione corporea.

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