Il disordine creativo e radicale di Dalisi al MAXXI di Roma

Il MAXXI di Roma rende omaggio a Riccardo Dalisi (1931 – 2022) poliedrico architetto, artista, designer e artigiano, premiato due volte con il Compasso d’oro e fautore di un radicale capovolgimento delle consuete logiche del progetto, promotore di esperienze pionieristiche e di grande attualità. La mostra Radicalmente, a cura di Gabriele Neri e Studio Novembre, con la collaborazione della NABA e con il contributo di Vincenzo Castella, sarà visitabile fino al 3 marzo 2024.

Il lavoro di Dalisi, fiorito all’interno del clima culturale napoletano, è caratterizzato da una mediterraneità imperante, a discapito di quell’idea di modernità omologante tipica del suo (e del nostro)tempo. Caratteristica fondamentale del suo percorso artistico è l’importanza della multidisciplinarietà; si nutre di pedagogia, antropologia, linguistica, matematica, sociologia e teatro. Fonde i vari saperi nelle sue creazioni artistiche lanciando una vera e propria sfida al mondo dell’architettura e delle arti in genere. Riesce a ribaltare il concetto di autore. E’ il grande partoriente del disordine creativo. Ecco perché, entrando all’interno dello spazio espositivo, il visitatore si trova a camminare in una città capovolta. Calpesta nuvole azzurre ed è sovrastato da tetti di case che “piovono” sulla sua testa.

Foto © Musacchio & Pasqualino / MUSA, courtesy Fondazioni MAXXI

Alla base dell’attività artistica di Dalisi vi è la volontà di portare le sue opere in ogni angolo della società, a partire dalle fasce più basse fino a quelle più alte di intellettuali e uomini di cultura. Vuole proporre un vero e proprio riscatto sociale.

Meritano un posto d’eccezione a tal proposito i laboratori creativi con i bambini, nati nel degradato ed emarginato Rione Traiano di Napoli e perfettamente ricreati all’interno della mostra. Durante uno dei laboratori, una bambina costruì una piccola sedia con legno di scarto e una molletta per i panni. Al posto di una bambola vi adagiò sopra un legume: un cece. Dalisi ne rimase piacevolmente colpito. Da qui prese il via una nuova sfida: animare noti personaggi dell’arte e del design grazie all’opera di una piccola napoletana. Questo nuovo progetto gli permise di collaborare a livello internazionale con artisti quali A. Warhol, G. Aulenti, B. Munari, A. Rossi e molti altri. Un giorno, però, i disegni del cece sparirono. Dalisi non si perse d’animo e spostò il suo progetto in una nuova dimensione: quella della scultura. Facendo interagire artisti di grande fama e spessore con il mondo innocente e infantile della bimba, Dalisi riesce ad esaltare la dimensione collettiva della creatività, stravolgendo i concetti di autore e opera d’arte, andando infine a realizzare una favola a più voci.

Foto © Musacchio & Pasqualino / MUSA, courtesy Fondazioni MAXXI

Non si può non citare la serie di caffettiere napoletane, alle quali Dalisi si è dedicato tra il 1979 e il 1987 in collaborazione con Alessi. Alla base di questo nuovo lavoro vi è una forte ricerca antropologica: quanto è importante il rito del caffè. Negli anni successivi Dalisi amplia il suo orizzonte e progetta lampade, arredi, piastrelle, mosaici e tanti altri prodotti caratterizzati da forme libere derivate dalla natura e dalla sua fantasia. Il Metodo Dalisi rivoluziona tutto il sistema del design italiano ma soprattutto del sud italia.

Lo spirito mediterraneo e partenopeo ben si coglie anche nelle sculture e nelle pitture, spesso di formati importanti, che seguono.  Dipinti su carta e caratterizzati dal decisivo espressionismo di Dalisi e da colori cangianti o scolpiti con metalli poveri (latta, rame, ferro e ottone) questi personaggi toccano, rispetto alle opere citate sopra, una dimensione più alta e sacrale. Si coglie il rapporto di Dalisi con la religione e con il sacro. Le figure sono molto simili all’essere umano sia per dimensioni che per soggetto e stanno a simboleggiare la vicinanza dell’uomo con il mondo soprannaturale.

Foto © Musacchio & Pasqualino / MUSA, courtesy Fondazioni MAXXI

Non da ultimo lo spazio dedicato all’Architettura costruita, come la Borsa Merci di Napoli, realizzata in collaborazione con Michele Capobianco e Massimo Pica Ciamarra e gli interventi di restauro creativo nei paesi dell’Irpinia colpiti dal terremoto del 1980 e quello dell’Architettura  immaginata, evocatrice di un mondo surreale, caratterizzata da piani utopici e progetti che mai troveranno la loro realizzazione.

Una mostra imperdibile, uno spaccato di storia, arte e  vita di una delle personalità più variegate e poliedriche del nostro tempo. Un omaggio sentito e inedito ad un artista che ha lasciato il segno e ha rivoluzionato il sistema dell’architettura e dell’arte contemporanea.

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