Il colore ai tempi di Instagram: The Color Factory a New York

Chi è Jordan Ferney e cos’è The Color Factory: quando un’organizzatrice di feste istituisce l’evento che riunisce le creazioni più colorate di artisti contemporanei per rianimare i nostri social feed.

Negli anni d’oro della nascita dei blog, con il motto “We put the art in party”, anche Jordan Ferney si lancia nel mondo dell’internet con il sito “Oh Happy Day” in cui la sua esperienza da event planner si concretizza nel condividere con quelli che diventeranno i suoi numerosi seguaci progetti e consigli, attirando l’attenzione non solo degli appassionati ma anche di grandi aziende.

via Facebook The Color Factory

Già questi primi segnali dovevano forse dirci qualcosa sul suo intuito creativo: nel 2017, poco più di una decina d’anni dopo ma con più popolarità ed esperienza dalla sua, Jordan inaugura The Color Factory a San Francisco.
Se si ha qualche conoscente oltreoceano, qualcuno in quelle settimana avrà sicuramente notato un’esplosione di colori riempire la propria timeline: la blogger è riuscita nel suo scopo, perché la manifestazione artistica nasce proprio con l’intento di invitare i suoi visitatori a passare il tempo scattando foto e selfie nelle sue tappe.

Complementary color room via Facebook The Color Factory

Già nella prima edizione, il successo dell’idea si era palesato con una proroga del periodo dell’esibizione da uno a otto mesi; quest’anno la nuova edizione e lo spostamento nella Grande Mela marcano un concept che funziona e, bisogna dirlo, che frutta. Il biglietto di ingresso per accedere a tutte le installazioni al 251 di Spring Street, SoHo costa infatti $38; la Manhattan Color Walk all’esterno del Cooper Hewitt – Smithsonian Design Museum, passeggiata colorata di 265 colori che fanno riferimento ad altrettanti spot colti tra le strade del quartiere, è l’attrazione gratuita.

Manhattan color walk via Facebook The Color Factory

Ognuna delle 16 stanze di questa mostra-museo è dedicata a un artista, a un creativo, a una sua manifestazione impostata sul colore e il tutto segue il filo conduttore dell’interazione del curioso social-addicted con ciò che si trova davanti, partendo dalla consegna all’ingresso di una card con QR code la quale, associata alla propria mail, permetterà di ricevere tutte le foto che all’interno vengono scattate.
Proseguendo, Molly Young dedica il suo spazio a un percorso che permette di trovare il colore che più si addice alla propria personalità, Emmanuelle Moreaux appende nastri di 100 gradazioni differenti al soffitto, Kassia St Clair racconta la storia di varie tonalità, la Complementary Colors Room (Christine Wong Yap, Leah Martha Rosenberg e Erin Jang) sottolinea l’importanza dei contatti umani mettendo i partecipanti in relazione con altri sconosciuti.

Artistico, colorato e soprattutto social, The Color Factory non è una mostra, ma un’esperienza.

 

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