Giulia Maria Crespi: la coltivatrice del bello

L’eredità di Giulia Maria Crespi, fondatrice del Fondo Ambiente Italiano, caratterizzata da amore e passione per il bello

«Ma lassù c’è il porridge e noi mangiamo gli spaghetti, lassù piove e qui splende il sole; vedo poche analogie!». Come dare torto a Giulia Maria Crespi, la cultura italiana è inimitabile, abbiamo il sole e il buon cibo nel sangue e raramente prendiamo esempio dagli altri Paesi, nel bene e nel male.

La figura di Giulia Maria Crespi

Discendente di una famiglia dell’alta borghesia lombarda, la fondatrice del Fondo Ambiente Italiano cresce con un’educazione imprenditoriale dal momento in cui prende le redini del Corriere della Sera al posto del padre, di cui curò l’amministrazione e la successiva cessione.

A partire dagli anni che precedono l’istituzione del FAI, Giulia Maria Crespi dimostra un’acuta sensibilità verso il patrimonio naturale e artistico nazionale e mette in pratica la sua dedizione non senza resistenza sociale e culturale da parte dei connazionali. 

Il Fondo Ambiente Italiano si ispira al National Trust anglosassone, modello analizzato dall’amica fidata Elena Croce, figlia del celebre filosofo Benedetto Croce, che in un pomeriggio estivo propone alla Crespi l’istituzione come base per un progetto italiano dedicato al prezioso patrimonio territoriale.

Nel 1974 questa idea diventa realtà, un posto in cui i progetti o si fanno seriamente o non si fanno, come afferma la stessa direttrice dal «caratteraccio», come soleva definirsi.

Il Fai non nasce solamente con un intento divulgativo e conservativo, ma condivide una preoccupazione comune a tutti gli amanti della nostra terra, «scende dall’albero» come fece la fondatrice che dalla spensieratezza idealistica passò in prima linea a lottare per difendere ciò che tutti amiamo.

 Pagina sito FAI in ricordo della fondatrice Maria Giulia Crespi

Il Fondo Ambiente Italiano

L’importanza di una solida identità culturale e l’urgenza di comprendere le dinamiche ambientali più corrette convivono nella figura di Giulia Maria Crespi, una dirigente con un animo contadino che ha la determinazione di sottoporre alla collettività problemi che ad oggi ancora costituiscono le radici delle crisi mondiali. 

Mi manca il poter notare nell’evoluzione della politica e della finanza italiana un serio rispetto ed un desiderio rigoroso di tutelate l’ambiente i beni culturali l’agricoltura.

Una mancanza ma anche un augurio purtroppo attuale e pieno di speranze, un’illusione che ha portato questa donna meravigliosa a dare il coraggio di tentare un’azione comune, di innalzare la cultura a bene di valore e non un aspetto secondario della vita di un Paese.

Un fedele amore e una cieca passione per il bello ha guidato l’organizzazione verso risultati sorprendenti, con più di 37 milioni di fondi raccolti e dedicati alla valorizzazione e promozione di 61 beni gestiti, con 6.735.000 mq di paesaggio protetto e 69.900 mq di edifici storici tutelati.

Le 120 delegazioni nazionali coordinano le numerose attività promosse, dalle Giornale d’autunno e primavera alle attività educative rivolte a 2,3 milioni di studenti, con la speranza di mantenere vivo lo spirito che sottende l’intera istituzione. 

A due anni dalla scomparsa di Giulia Maria Crespi, una donna che non ha mai avuto paura della morte, al massimo dell’«aereo quando balla moltissimo», che non si è mai sentita sola e che non ha mai guardato la televisione, sarebbe bene ricordare quanto di meraviglioso ci circonda ogni giorno da Nord a Sud, perché «il fascino è una cosa che si sprigiona e uno non lo può acquisire, si ha o non si ha» e noi ne abbiamo da vendere.

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