Attribuito a Giuseppe La Leta (1841-1923), pittore locale sordomuto dalla nascita, autore di ritratti ma anche di preziose decorazioni di soffitti, pale d’altare, scene mitologiche e paesaggi (e alla fine della sua vita, scoperto il dagherrotipo, divenuto anche fotografo), un grande Battesimo di Gesù si trovava nella Chiesa di Santa Maria delle Stelle, a Comiso.
Ma negli Settanta, durante dei lavori di restauro, scomparve e non fu mai più ritrovato. Oggi, l’Associazione culturale “Ad Sidera”, formata da fedeli della Chiesa Madre, ha commissionato un nuovo dipinto con lo stesso soggetto.
Chi è stato scelto per questo compito? Giovanni Iudice, pittore gelese (che da Comiso dista una cinquantina di chilometri), disegnatore eccelso nonché uno dei maestri riconosciuti del nuovo realismo italiano, tra i migliori pittori italiani di figurazione contemporanei.
Attento indagatore dell’animo umano attraverso il racconto di un’umanità povera, persa, disperata – quasi sempre una folla di profughi, immigrati, clandestini –, ritratta però sempre con lucido realismo e senza mai ombra di retorica pietistica, Iudice ha già in passato trattato temi sacri, riuscendo a unire una capacità di riprodurre gli aspetti più crudi della realtà contemporanea con l’iconografia tradizionale. Così, ad esempio, una Natività può prendere il volto di una donna migrante con in braccio il suo bambino, o i nuovi pellegrini hanno le sembianze dei migranti che attraversano il mare in cerca di futuro.
Anche per il Battesimo di Gesù, Iudice ha affrontato il tema con fervido realismo, con un Cristo e un Giovanni Battista dalla forte presenza plastica e dall’apparenza insieme contemporanea, come uomini che paiono usciti da una scena quotidiana (per i soggetti, l’artista ha messo in posa due amici), e al contempo dalla forte componente spirituale, e una vegetazione folta che sotto a un sole mediterraneo incorona, come nella migliore iconografia rinascimentale, il profilo di una città, attraversato da un grande arcobaleno, fin dall’antichità considerato simbolo di grazia ed armonia divine, e di unione tra umano e divino.
“L’iconologia storica”, ci spiega l’artista, “ha sempre utilizzato la rappresentazione del Battesimo di Gesù nel fiume Giordano. Io ho voluto trasporre la scena in un ambiente che mi è famigliare, quello della campagna siciliana, che però presenta molte similitudini, dal punto di vista paesaggistico, con quello della Palestina”.
Ecco, allora, dietro ai due protagonisti del quadro, non solo elementi facilmente riconoscibili del paesaggio siciliano, come l’ulivo o la montagna argillosa, ma anche un profilo di città che è un mix di elementi autoctoni: “il giardino”, spiega ancora Iudice, “è preso dal Giardino della Kolymbethra, un luogo straordinario dal punto di vista naturalistico e paesaggistico, situato proprio nel cuore della Valle dei Templi ad Agrigento”.
Ed ecco invece, sulla destra, una parte, miracolosamente rimasta in piedi, del frontone di un tempio sorretto da tre colonne, e, più in fondo, lo skyline di una cittadina moderna, forse ricalcata a sua volta da Agrigento, con in più il profilo del campanile della Basilica di Comiso che svetta tra i palazzi. “Una rappresentazione simbolica”, spiega il pittore, “un mix di elementi reali e inventati, che unisce antico e contemporaneo in un solo filo, uniti insieme dalla forma dell’arcobaleno”.
Un Battesimo di Gesù, insomma, profondamente calato in terra di Sicilia. Forse, oggi, Cristo si è fermato a Comiso. Ancora una volta, però, per confortare i più fragili, i sofferenti, gli ultimi della terra.