Giotto | Fontana: Al MAN di Nuoro un dialogo incantato tra luce e spazio

Il Museo MAN di Nuoro celebra l’armoniosa unione tra passato e presente, classico e contemporaneo, attraverso un progetto innovativo che si inserisce nella filosofia espositiva e nel programma culturale del museo. Dopo le mostre dedicate a figure illustri come Alberto Giacometti e l’arcaico, nonché a Picasso e il mito, il MAN si spinge oltre, esplorando il connubio tra la ricerca spaziale di Lucio Fontana e il valore dello spazio nelle composizioni di Giotto tracciando un viaggio attraverso i secoli e illuminando il nesso che collega due maestri dell’arte in un dialogo senza tempo.

L’innovazione giottesca

Nel contesto della pittura bizantina e medievale occidentale, il fondo oro assume un ruolo di “rilievo” nel senso fisico del termine, bloccando la capacità del dipinto di rappresentare uno spazio tridimensionale. L’oro, da simbolo divino, isola le figure in un regno atemporale e adimensionale. Giotto, figura centrale del Trecento, rompe questa tradizione, introducendo uno spazio tridimensionale e reale. La luce, modellatrice di volumi, crea un’arte abitabile che riconnette la vita, lo spazio e l’uomo.

L’innovazione di Giotto si manifesta nella sua abilità di introdurre l’illusione spaziale, anticipando la prospettiva rinascimentale. Nei finti coretti della cappella degli Scrovegni, Giotto sperimenta con il trompe-l’oeil, sfidando, rompendo, deflagrando, le convenzioni artistiche dell’epoca. La sua pittura diventa un medium per raffigurare ciò che l’occhio vede, trasformando la pittura in un’urgenza visiva sorprendente.

Fontana e la trasformazione dello spazio

Il nostro viaggio temporale approda al Novecento con Lucio Fontana, il quale esso stesso riconosce le radici dell’arte moderna nel XIII secolo. Fontana trasforma lo spazio illusorio di Giotto in una dimensione fisica e tridimensionale dove la luce diviene il principio di una soglia che apre uno spazio mentale percorribile. Il “Manifiesto Blanco” del 1946 testimonia la comprensione di Fontana delle condizioni fondamentali dell’arte moderna e del suo legame con il passato. Il confronto tra una tavola di Giotto e un Concetto spaziale di Fontana emerge come un’indagine sulla rappresentazione dell’assoluto nel corso dei secoli. Questo dialogo, intriso di tensione verso l’infinito e il trascendente, offre uno sguardo approfondito sulla continuità della ricerca artistica dove l’oro, che in Giotto rappresentava l’astrazione e il sacro, si trasforma nelle opere di Fontana in materiali tangibili, come sabbia, pietre e foglie d’oro, mantenendo intatto il suo significato metafisico.

Giotto e Fontana, pur distanti temporalmente, convergono in un dialogo armonioso e intrincato che permea l’arte universale. E poco importa che al MAN siano presenti solo due opere per esplicare questo concetto – i Due apostoli della Fondazione Giorgio Cini di Venezia – e un Concetto spaziale di Fontana del MART di Rovereto. Il dialogo non solo ci invita a riflettere sulla trasformazione dello spazio artistico nel corso dei secoli ma ci offre anche un’opportunità per esplorare il significato eterno di luce, spazio e metafisica. Attraverso le opere di questi due maestri, assistiamo a un racconto senza tempo che ci immerge nell’essenza stessa dell’arte. La luce, la tridimensionalità e l’eternità si intrecciano in una sinfonia visiva che ci invita a contemplare la bellezza intramontabile dell’espressione artistica.

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