“Futurismo italiano. Il contributo del Mezzogiorno agli sviluppi del movimento”

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Il Museo Nazionale di Matera propone, nella sede di Palazzo Lanfranchi dal 20 ottobre 2023 al 10 gennaio 2024, la mostra: “Futurismo italiano. Il contributo del Mezzogiorno agli sviluppi del movimento”, curata da Massimo Duranti.

Un viaggio immersivo in quello che è stato il Futurismo nel Mezzogiorno mediante gli artisti che ne presero parte. Un salto temporale dunque che vibra di emozioni, novità e scoperte sensoriali. Tra manifesti teatrali di Enrico Prampolini, disegni del Depero, dipinti di Balla, Stella e Boccioni si respira aria di quel cambiamento avvenuto attraverso le forme dinamiche, libere e concrete che il movimento avanzava.

Si continua ammirando spartiti musicali, raffigurazioni di aerei in volo, di macchine scomposte e di figure sezionate collocate lungo l’intero percorso che viene accompagnato da effetti sonori dell’epoca.

Architettura Femminile, Mino Rosso, 1928

Poi ci si trova dinanzi a una scultura bronzea, realizzata da Mino Rosso nel 1928 e dal titolo Architettura femminile, la quale nelle sue forme dinamiche e sinuose, ma allo stesso tempo austere e ridondanti, ci accarezza la vista grazie alla sua struggente bellezza e all’estrema sintesi formale.

Meraviglioso è anche il Violinista dell’artista Thayaht che, realizzato in bronzo nel 1927 ed esposto in una teca dinanzi a una vetrata che si apre su un antico scorcio dei Sassi di Matera, ci riconduc all’eleganza formale più pura in assoluto. Un movimento ondulatorio partente dal basso e sviluppatosi circolarmente nello spazio superiore accompagna lo sguardo del fruitore sulle antiche abitazioni rupestri materane. Filo conduttore futurista, dunque, è l’essenzialità come base primaria per la costruzione anche astratta.

I dipinti di Giacomo Balla sono qui resi pura geometria, come l’opera esposta Forme Grido Viva l’Italia del 1915, dove le semplici linee geometriche racchiudono i colori cromaticamente disposti -della bandiera italiana- simulando piccole onde monocromatiche di luci danzanti.

Resurrezione, Alessandro Bruschetti, 1933

Altra opera intrisa di cultura futurista è lo strepitoso dipinto della Resurrezione realizzato da Alessandro Bruschetti nel 1933. In tale lavoro si respira il profondo clima spirituale del tempo; un Cristo risorto al centro dell’enorme tela viene presentato come pura forma diafana mentre si innalza dal sepolcro triangolare rimandante alla santissima Trinità. Un fascio di luce divina nasce zenitalmente dal registro superiore congiungendosi al sacro sepolcro da cui parte, intersecandosi, un secondo cono luminoso. Ricche di metafore spirituali riconducibili alla santità dell’iconografia sono anche le tre aureole dorate. Un gioco prospettico sublime è leggibile in quest’opera dove persino la congiunzione delle stimmate, dipinte come tre puntini rossi, disegna un triangolo perfetto.

Quando una mostra sazia e appaga le curiosità intellettuali relative a uno dei periodi artistici più innovativi e complessi in assoluto, ma allo stesso tempo meno approfonditi della storia dell’arte meridionale, può definirsi una mostra didatticamente ben riuscita e di qualità.

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