Fabio Mauri in mostra: ideologia e natura dell’atto performativo

Dal 16 dicembre 2023 al 24 marzo 2024 è possibile visitare al Castello di Rivoli la mostra dal titolo “Fabio Mauri. Esperimenti nella verifica del Male”. Le scale che conducono al terzo piano di questo complesso meraviglioso sembrano preannunciare la vertigine, la nausea estetica-esistenziale che solo Fabio Mauri è in grado di produrre. L’esposizione presenta oltre cento opere su carta accompagnate da taccuini inediti provenienti dall’archivio personale dell’artista. Immediato è il sentimento tangibile della presenza radicale dell’opera. La biografia dell’artista, necessaria a chi voglia comprendere la portata della sua arte e le connessioni figurative, permette di riconoscere come la politica, da sempre compagna, rifletta il suo personale in direzione di capisaldi tematici che ne costituiscono la firma.

Nato nel 1926 sotto il regime dittatoriale di Mussolini, Fabio Mauri sviluppa una sensibilità artistica che si lega ad una sperimentazione formale costante sin dai suoi primi lavori. La mostra stupisce da un punto di vista visivo-percettivo proprio per le differenti fatture materiali delle opere che è possibile osservare nel cambiamento orientativo di sala in sala. Fabio Mauri comprende a fondo la natura del mondo, l’impossibilità di una definizione unica e la complessità del districarsi all’interno di mondi intellettuali e mondi materiali. Comprende il legame indissolubile che lega la pratica artistica al pensiero, alle idee e crea la propria filosofia a partire dalla sperimentazione ibrida, “warburghiana”, tra letteratura e atto formale. Fondamentale proprio per la radicalità del suo sentire è l’opera Vomitare sulla Grecia (1972), partorita quale opera multipla, realizzata in 500 esemplari e 12 prove d’artista. Ogni scelta personale di Mauri è una scelta politica: la decisione di parlare e produrre sulla Grecia, nazione sotto il controllo del regime dittatoriale dei colonnelli, la volontà di immaginare tale performance visiva e concreta mediante il supporto di multipli politici, testimonianze materiali nei quali l’artista documenta e archivia la propria sensibilità di uomo in gestazione di idee, critiche e rotture contro un sistema politico che fa dell’individualismo uno dei suoi caratteri primi.

L’indagine sui grandi “sistemi immaginari” che segnano nel profondo l’individuo in quanto tale, quali il potere, la politica, la religione (come nella serie relativa le ostie di grano “senza Dio”), l’arte, la critica, si riflette nell’utilizzo di differenti tecniche e supporti espressivi. Mauri si appropria e fa suo qualsiasi strumento che tocca con mano, mediante il quale crea la propria personalissima riflessione sulla natura umana. I collage a fumetto, i disegni, la pratica performativa, l’installazione, le proiezioni, gli schermi, sono i media attraverso i quali Mauri cristallizza le proprie convinzioni e verità portando lo spettatore ad una profonda riflessione sul sé. La collaborazione e amicizia con intellettuali quali Pier Paolo Pasolini e Umberto Eco, contribuisce ad elevare la pratica artistica nei meandri oscuri che fondano il linguaggio, quale sistema di produzione nel quale l’artista, costretto a scegliere, indaga non solo sulla materia in sé, ma sulle origini e conseguenze del proprio gesto costruttivo.

Fabio Mauri Little Lulù 1960 Collage e tempera su carta 44 × 57 cm

Nel labirinto esperienziale di questa mostra, è possibile osservare l’ampio spettro di influssi che Mauri ha reso propri, ove l’esito formale di performance quali ad esempio Ebrea (1971), permette allo spettatore di riflettere su questioni sì circoscritte, ma che al loro interno contengono una critica al sistema europeo molto più ampia e di respiro globale. Da sempre interessato all’analisi delle ragioni sociali che si legano alla vita pratica, Fabio Mauri coinvolge all’interno della propria produzione qualsiasi influsso derivante dal suo essere un “artista intellettuale”. Mediante la riflessione sul rapporto fondativo natura-cultura e, di conseguenza, sulle grande dicotomie che governano il pianeta, l’artista imprime la propria forma e comprende il carattere di rivolta dato dalla produzione collettiva. Sia da un punto di vista visivo sia da un punto di vista più prettamente concettuale, l’ibridazione artistica di Mauri si connota per un assenza di confini, ove le differenti pratiche artistiche, performative, visive e tecniche si focalizzano su un unico scopo: rompere, decostruire, a partire da una riflessione profonda, le convinzioni di carattere soggettivo al fine di portare il fruitore dell’opera in direzione di una costruzione nuova, conscia, riconoscendo la natura politica di ogni gesto personale. 

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