Elisa Carollo, una consulente d’arte tra Italia e USA

Getting your Trinity Audio player ready...

Un’intervista che racconta l’esperienza di una giovane donna, Elisa Carollo, e il proprio ingresso nel difficile e dinamico mondo dell’arte

Presentare Elisa Carollo è molto difficile.

Tra le tante porte che gli studi artistici aprono, lei le ha attraversate quasi tutte. Consulente, advisor, curatrice, editorialista, a meno di trent’anni Elisa viaggia e lavora tra Italia e Stati Uniti, «mossa dal desiderio continuo di fare sempre di più».

Per chiarire le idee su come si possa oggi approcciare il settore dell’arte, le abbiamo rivolto alcune domande scoprendo così che la chiave di tutto è quasi sempre «esporsi a nuove possibilità e a nuovi incontri».

Intervista a Elisa Carollo per Artuu Magazine

Elisa il tuo curriculum è ricco di esperienze, in città e ambiti diversi. Potremmo attribuirti numerosi ruoli, ma personalmente in quale ti riconosci di più? 

«Io mi definisco consulente d’arte, con un’esperienza specifica nell’ambito del contemporaneo e ultracontemporaneo e che collabora con varie realtà e istituzioni a diversi livelli di mercato e del sistema».

«Lavorare come consulente free lance impone un’elevata capacità di adattamento e un certo grado di imprenditorialità per cogliere tempestivamente progetti e consulenze. Significa anche crearne le condizioni quando si intravedono opportunità, con privati, gallerie, artisti o istituzioni».

«Negli ultimi anni ho realizzato che ciò che davvero amo fare nel mondo dell’arte è soprattutto lavorare direttamente con gli artisti, connettere idee, talenti e professionalità così da creare valore all’interno di un progetto. Questo è ciò che sto cercando sempre più di portare al centro della mia attività».

Elisa Carollo

Tra USA e Italia, hai potuto godere del meglio delle due realtà durante la tua formazione artistica. Pensi che tra i due percorsi, ce ne sia uno in particolare che ti abbia aiutata di più per arrivare dove sei ora?

«In Italia ho le mie radici, sia accademiche che culturali. È lì che ho raccolto le prime esperienze lavorative nel settore»

«New York mi ha invece catapultata verso un livello di professionalità completamente diverso. Il sistema artistico è più complesso, mi sono dovuta abituare a standard di business, curatela e editoria diversi, poiché internazionali. Ma allo stesso tempo ho avuto accesso a opportunità e network che ancora oggi sto esplorando ed espandendo. Ed è forse proprio per questo che una volta rientrata in Italia a causa della pandemia, ho deciso di tornare negli States appena possibile».

«Alla base di questa mia propensione verso l’America, c’è un forte desiderio di crescita, una diversa consapevolezza del mio ruolo, delle mie capacità e potenzialità che solo una città come New York può far emergere».

Che New York abbia tanto da offrire non si discute. Sicuramente ha giocato un ruolo cruciale nella formazione della Carollo a livello internazionale.

Chi segue il suo lavoro potrà confermare la sua continua presenza a fiere e mostre d’arte in tutto il mondo, tra gli ultimi viaggi Frieze Seoul.

Ci sono consigli che ti senti di dare a chi come te vorrebbe intraprendere una carriera nel mondo dell’arte?

«Sicuramente il primo consiglio che mi sento di dare è credere nelle proprie passioni, interrogarsi sui propri obiettivi e aspirazioni di vita, ed essere intraprendenti e coraggiosi nel provare a raggiungerli»

«A mie spese, ho imparato presto che non si può aspettare che siano le opportunità a venire da te, ma è necessario crearle, esporsi a possibilità, seppur rischiando. Bisogna vedere quanta più arte possibile e connettersi con quante più persone all’interno del sistema, sia per crescere che per fare progressivamente apprezzare le proprie capacità ed expertise. Viaggiare è fondamentale per trovare progetti e collaborazioni a cui contribuire con le proprie competenze. Grandi eventi come fiere e mostre internazionali se affrontati con la giusta professionalità e obiettivi permettono di creare e continuare a nutrire una rete in tutto il mondo, per avere accesso a opere, ad altre opportunità di scambio e di mercato».

«Infine, nel mio lavoro penso siano fondamentali l’onestà e la correttezza. La reputazione si costruisce in un arco di tempo molto lungo, mentre per distruggerla bastano pochi secondi».

Come giovane donna invece pensi siano tanti gli ostacoli da superare nel mondo dell’arte?

«Il mondo dell’arte, in generale, non è un sistema facile da approcciare e in cui farsi strada, soprattutto senza agganci. Di ostacoli ce ne sono tutti i giorni e per chiunque, ma sicuramente una giovane professionista donna incontra un numero maggiore di sfide e resistenze, per affermarsi e farsi rispettare. L’industria è ancora – purtroppo – prevalentemente maschile, soprattutto a certi livelli».

«L’unico modo è dimostrare con i fatti le proprie capacità e competenze, la propria intraprendenza e soprattutto professionalità, così da guadagnare progressivamente fiducia e rispetto e costruire una solida reputazione che permetta di evitare episodi scomodi».

«In un confronto tra contesto americano e italiano, mi sento di dire che negli USA ho trovato un altro tipo di rispetto e riguardo che ho subito apprezzato, soprattutto dopo il Me Too».

Elisa Carollo

La fortuna di essere così giovane lascia davanti a te tanti nuovi progetti ed esperienze. Quali saranno i tuoi prossimi passi?

«Per questa stagione mi concentrerò di più sugli States, proseguendo però anche molte collaborazioni e consulenze con l’Italia».

«Tra 2022 e 2023 ho in programma diverse mostre di artisti americani che ho il piacere di poter portare in Italia. Ad esempio, nel programma della Galleria Poggiali a Milano, con cui collaboro, ho inserito Veronica Fernandez, David Antonio Cruz, Sarah Zapata e Joeun Aatchim Kim»

«A novembre, durante l’Art Date di Bergamo, Ian Tweedy esporrà presso la Drawing Hall: ne curerò la mostra e il catalogo»

«In programma per il 2023 ho anche un progetto per il Padiglione Italia nella Gwangju Biennale, a cui sto lavorando insieme a Valentina Buzzi e Sofia Baldi».

«Con i Musei Civici di Bologna e in collaborazione con l’Università normale di Pisa, siamo inoltre pronti al lancio pubblico di una nuova soluzione per rendere efficiente e sostenibile la tanto necessaria digitalizzazione del patrimonio artistico e culturale dei nostri musei, a cui da più di un anno stiamo lavorando»

«Proseguirò poi la mia attività di consulenza per la Fondazione Imago Mundi, con la quale, fra le altre, sto lavorando a un progetto molto ambizioso per la prossima estate»

«Tutto questo mentre continuo la mia attività di advisor con privati fra acquisizioni, vendite e collection management, oltre a quella di scrittura per Il Giornale Dell’arte e per la parte editoriale del nuovo programma della Quadriennale. Con Pintô International riprenderemo probabilmente la programmazione dalla prossima primavera»

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Artuu consiglia

Iscriviti alla Artuu Newsletter

Il Meglio di Artuu

Ti potrebbero interessare

Seguici su Instagram ogni giorno