Artisti britannici a capo dei propri musei privati: un nuovo trend

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Tra espressione personale e valorizzazione del patrimonio, nascono spazi espositivi gestiti direttamente da celebri artisti, specialmente nel Regno Unito.

Che cosa hanno in comune Damien Hirst, Gilbert & George e Glenn Brown? A parte la nazionalità (britannica) e il fatto di essere artisti ormai blue chip, hanno un ulteriore punto in comune: gestiscono dei musei privati che espongono le loro opere e, in alcuni casi, le collezioni personali comprendenti lavori di altri artisti.

Un museo privato, come descritto nel libro di Georgina Adams “The Rise and Rise of the Private Art Museum”, è un’istituzione dedicata all’allestimento e alla mostra delle collezioni d’arte e delle opere realizzate dai propri fondatori, spesso sprovvista dei “servizi completi” di un ente finanziato pubblicamente, quali i dipartimenti di curatela e ricerca. Una tendenza, quella degli artisti che diventano mecenati di se stessi, relativamente recente, iniziata con il bad boy Damien Hirst.

Inaugurata nel 2015 in un angolo dimenticato di Vauxhall, nella zona sud di Londra. Lo spazio ha avuto come obiettivo primario la presentazione di opere dalla collezione di Hirst, includendo mostre di artisti come Jeff Koons e Rachel Howard. Negli ultimi anni però, la galleria è stata utilizzata per mettere in luce le creazioni dello stesso Hirst, includendo una retrospettiva nel 2020-21 e una serie di opere fisiche e di NFT l’anno successivo.

Glenn Brown e la Brown Collection

Inaugurato nel 2022, questo esclusivo museo, esteso su quattro piani a Marylebone a Londra, ha finora esposto principalmente le creazioni dello stesso Brown. L’arista ha espresso il desiderio di creare uno spazio aperto all’esperimento e l’interazione tra pitture, sculture, mobili, disegni e stampe di diversi periodi storici. Oltre alla sua collezione, lo studio di Brown a Shoreditch gioca un ruolo significativo nel suo processo artistico. Esso ospita una varietà di oggetti e materiali artistici storici, come un’incisione su legno del XV secolo, un acquerello del XX secolo e una selezione di cornici ornamentali del XVII e XVIII secolo. Questi oggetti hanno anche ispirato la sua ultima mostra “We’ll Keep On Dancing Till We Pay the Rent”, che si è aperta alla galleria Gagosian di Chelsea lo scorso 8 novembre​.

Il Gilbert & George Centre

Il Gilbert & George Centre si trova a Londra, in Heneage Street, vicino a Brick Lane, a breve distanza dalla casa e studio georgiano restaurato di Gilbert e George in Fournier Street. Il centro è stato aperto il 1 aprile in uno spazio precedentemente adibito a birrificio risalente al 1820, in un’area che storicamente era un crogiolo industriale multiculturale. Questo centro, che è stato fondato come ente di beneficenza registrato nel 2009, ospita tre gallerie espositive di stato dell’arte, ciascuna con una diversa scala e atmosfera, progettate dagli architetti SIRS in stretta collaborazione con Gilbert & George. Il design del centro intende preservare l’aspetto originale dell’edificio, integrando al contempo funzionalità sostenibili per la presentazione dell’arte contemporanea​​​​​​.

L’obiettivo del centro è di arricchire l’offerta culturale di Londra, mostrando una o due mostre all’anno delle creazioni di Gilbert & George. Il centro lavora anche con gruppi comunitari e educativi per coinvolgere un ampio pubblico. Inoltre, il centro è stato progettato con caratteristiche ecologiche sostenibili, come l’utilizzo efficiente di energia, acqua e materiali, così come considerazioni sul ciclo di vita e socio-economiche​

Dietro questa tendenza vi sono diversi motivi. Il Regno Unito, pur avendo numerose istituzioni museali, non eccelle in termini di musei privati, collocandosi al settimo posto a livello mondiale secondo il Private Art Museums Report. Per gli artisti, il vantaggio principale di avere un proprio museo risiede nella possibilità di esercitare pieno controllo curatoriale sullo spazio espositivo, permettendo un’espressione artistica senza la mediazione di musei esterni.

Tuttavia, non sono solo esigenze artistiche a spingere verso la fondazione di tali spazi. La presenza delle opere in un museo ne accresce il valore e le gallerie vogliono collaborare attivamente con questo processo. White Cube, per esempio, che rappresenta Gilbert & George, e Gagosian, che lavora con Glenn Brown, hanno sostenuto a man basse queste iniziative, riconoscendo l’importanza di tali spazi per la promozione dell’arte e l’accessibilità delle mostre.

Se però oggi, ciò che motiva la nascita di questi musei è un misto di legittimazione personale e contributo alla comunità, restano aperte le questioni sulla sostenibilità futura di tali istituzioni. Sia il Gilbert & George Centre che la Brown Collection palesano le loro aspettative per il domani, evidenziando l’importanza di creare un ponte con il futuro, oltrepassando l’esistenza fisica dei fondatori.

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