Alla Fondazione Coppola una mostra di Paola Angelini 

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Intitolata “Il Tuffatore”, l’esposizione include diversi lavori realizzati dal 2016 a oggi

Fondazione Coppola presenta la sua prossima attività espositiva, organizzata in seguito alla partecipazione al premio Level 0 di ArtVerona 2020, che ha visto l’impegno reciproco fra la Fondazione e A plus A Gallery di Venezia per la realizzazione di una mostra sull’artista Paola Angelini.

L’esposizione, in programma fino al 26 giugno 2022, si articola lungo tre piani del Torrione, sede della Fondazione Coppola, e si intitola Il tuffatore, un’allusione ad alcune immagini della storia della pittura – appartenenti alla remota antichità così come al passato recente – e un richiamo a una figura, quella del tuffatore, la cui presenza nell’immagine può sospendersi nello spazio e in una temporalità e narratività indefinita.

Così è la figurazione di Paola Angelini: mai compiutamente narrativa, ma sempre evocativa di potenziali storie che sembrano provenire da una memoria stratificata, con schegge e frammenti che possono momentaneamente rivelarsi per poi inabissarsi in un magma profondo.

Courtesy Paola Angelini e Alberto Sereni

La mostra include diversi grandi lavori realizzati dal 2016 a oggi, che evidenziano alcuni degli aspetti più emblematici della poetica dell’artista: un’immagine che nasce dalla materialità del dipinto, cioè solo dopo un processo di costruzione del supporto che, attraverso una corposa preparazione/imprimitura a gesso e colla di coniglio, si ispessisce e irrigidisce; un supporto/superficie che dà vita a un paesaggio frastagliato, all’interno del quale le figure vengono chiamate a raccolta e a combinarsi seguendone la disarticolazione; l’idea che questo paesaggio si nutra di memorie autobiografiche e famigliari, di storie che le hanno plasmate, e di una composta visionarietà che affonda le sue radici nella tradizione dell’arte italiana novecentesca con richiami che tengono insieme Realismo magico, Scuola romana, e il lavoro di alcuni scultori molto amati dall’artista come Pericle Fazzini.

Così se Io a Roma mostra una figura in cui si incontrano un ritratto del padre e un autoritratto che si staglia sullo sfondo di un paesaggio urbano infuocato come quelli di Scipione, What is Orange? Why, an Orange, just an Orange! è un misterioso doppio ritratto che deriva da una foto appartenente all’archivio famigliare, che galleggia su una superficie in cui un tono dominante e vibratile sembra inghiottire e fare emergere, attraverso segni più assertivi e linee e tratti che sembrano nascondere e cancellare, altre ipotesi di figure attorno a quelle principali.

Courtesy Paola Angelini e Alberto Sereni

E ancora: da uno sfondo astratto e movimentato sembrano affiorare le figure de La storia che mi ha raccontato mio padre, che alludono a un racconto che non può ricomporsi in modo organico, così come frammentario è il paesaggio di figure e oggetti che si dispongono attorno al tavolo/ banchetto di Biography of a painting table, scena vagamente casoratiana, in cui i corpi, i busti e i volti, di grandezze e scale differenti, vengono disposti attorno e sul tavolo come oggetti di una natura morta.

Accanto ai dipinti, in mostra, verrà anche presentato Facing fear with my hands, un video ritratto diretto da Davide Maldi che si sviluppa attraverso le parole dell’artista e soprattutto il racconto delle sue giornate in studio e del suo paesaggio d’appartenenza, quello di San Benedetto del Tronto, dove Angelini è nata e ha scelto di vivere.

Cover Photo Credits: Courtesy Paola Angelini e Alberto Sereni

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