5 mostre in Italia per le vacanze

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Tempo di vacanze, e tempo d’arte. Non sono solo le grandi città a offrire eccellenti occasioni culturali e mostre di ottimo livello: anche in paesi e luoghi meno frequentati, dalla montagna alle cittadine d’arte, infatti, dove si può andare a trascorrere le vacanze in relax o dove si è di passaggio quando si è in viaggio, si possno trovare occasioni per scoprire nuovi artisti, o periodi inediti della storia di un artista che già conoscevamo, insomma occasioni per accrescere la nostra cultura e approfondire le nostre conoscenze artistiche. Ecco 5 mostre imperdibili da scoprire in giro per l’Italia.

Cortina, “Giorgio de Chirico, Biennale a fuoco”

La mostra “Giorgio de Chirico Biennale a fuoco 1950-1954“, aperta a Cortina fino al 1 aprile 2024, rivela il contesto delle “Antibiennali” organizzate dal “Pictor Optimus” tra il 1950 e il 1954 in polemica con la Biennale di Venezia, con l’aiuto del suo mercante Giorgio Zamberlan. La causa scatenante di queste mostre fu il disaccordo di de Chirico con la Biennale del 1948, quando il suo lavoro fu esposto senza il suo consenso. In particolare, al pittore delle Piazze d’Italia non andò giù che fosse allestita una sala della Metafisica nella quale il suo lavoro veniva associato a quello di Carrà e di Morandi, cosa ritenuta inaccettabile dal maestro, dal momento che, secondo lui, l’unico vero metafisico dei tre era lui stesso. Inoltre, nella stessa sala era esposto un falso. A seguito di questa controversia, che sfociò nella pubblicazione del pamphlet intitolato “Biennale a fuoco”, l’artista decise di organizzare una mostra ogni due anni, vicino a Piazza San Marco, per dichiarare la sua pittura come “vera arte” contro il “modernismo” dell’istituzione. La mostra attuale, ospitata al Museo d’Arte Moderna Mario Rimoldi, si apre con le opere di de Chirico e si estende ad altri artisti che furono ospiti delle “Antibiennali” organizzate da de Chirico, ed espone anche alcuni falsi di de Chirico, sequestrati dalla Guardia di Finanza. Una sezione è dedicata alla Galleria Santo Stefano di Giorgio e Uccia Zamberlan, dando spazio a diversi artisti di rilievo del Novecento italiano. La mostra offre un’affascinante immersione nella storia artistica e nelle battaglie di de Chirico. Assolutamente imperdibile!

Bassano del Grappa, “Dorothea Lange: L’altra America”

Nella cornice del bel Museo Civico di Bassano Del Grappa, la mostra “Dorothea Lange. L’altra America” offre un viaggio attraverso l’opera della celebre fotografa statunitense, nota per il suo impegno nel documentare la realtà sociale dell’America nel corso del primo Novecento, cofondatrice della prestigiosa rivista fotografica “Aperture” nonché prima fotografa donna a ottenere una retrospettiva al MoMA di New York. Aperta fino al 4 febbraio 2024, la mostra presenta quasi duecento scatti che narrano storie di profonda umanità, con il caratteristico stile crudo tipico della fotografa americana, rivelando lo straordinario talento della Lange e la sua capacità di cogliere, in un solo scatto, uno scorcio della vita di un’America che oggi pare quasi dimenticata. Curata da Walter Guadagnini e Monica Poggi in collaborazione con CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia di Torino, la mostra approfondisce le tematiche care alla fotografa, evidenziando la sua capacità di narrare temi drammatici e scottanti come le condizioni di vita dei contadini poveri e le migrazioni interne agli Stati Uniti durante la Grande Depressione seguita alla crisi del ‘29, senza mai scadere nel patetico. In quel periodo, la fotografa documentò intensamente l’America rurale devastata dalla siccità, producendo immagini di forte impatto emotivo, tra cui l’iconica Migrant Mother. I suoi scatti, che hanno contribuito notevolmente a sensibilizzare l’opinione pubblica su tematiche sociali, sono diventate un’icona della storia della fotografia. Il suo lavoro ha anche ispirato il regista John Ford nell’adattare il capolavoro di John Steinbeck Furore nel film omonimo (in inglese intitolato The Grapes of Wrath), una delle più celebri opere cinematografiche legate alle tematiche sociali degli anni Trenta. La mostra presenta anche opere inedite provenienti da importanti collezioni, come la Library of Congress di Washington e i National Archives statunitensi.

Donodossola, “Il Gran Teatro della Luce. Tra Tiziano e Renoir”

L’esposizione “Il Gran Teatro della Luce. Tra Tiziano e Renoir” presso il Museo Civico di Palazzo San Francesco a Domodossola celebra il tema della luce attraverso più di quaranta opere, creando un’esperienza sensoriale davvero particolare, con illuminazioni studiate ad hoc, che valorizzano i dipinti e aiutano i visitatori nella lettura dei dipinti. Curata da Antonio D’Amico e Federico Troletti, la mostra è realizzata grazie alla collaborazione tra il Comune di Domodossola, la Fondazione Angela Paola Ruminelli e il Museo Bagatti Valsecchi di Milano. La sezione inaugurale focalizza l’attenzione sui dipinti “a lume di candela”, con opere fiamminghe e capolavori sacri di Tiziano e Mattia Preti. Il percorso si snoda attraverso paesaggi lacustri e montani, spaziando dalle rappresentazioni dei paesaggi dalle luci naturali fino alle luci artificiali. Tra gli italiani, non si possono non citare il bellissimo Contadino che accende una candela con un tizzone ardente di Angelo Inganni, e la Natura morta di Giorgio de Chirico, che offre una prova dell’impiego dell’uso della luce nel primo Novecento. Opere come il luminosissimo, quasi abbagliante Panni al sole di Pellizza da Volpedo e Les laveuses au Béal, Cagnes di Renoir offrono poi al visitatore un’occasione imperdibile per vedere dal vivo dei veri capolavori della pittura dell’Ottcento italiano e francese. La storia tecnologica della Val d’Ossola, pioniera nell’energia idroelettrica, è celebrata poi con un focus, sempre attraverso la pittura, sulle conquiste dalla luce elettrica. Il museo presenta anche fotografie rare retroilluminate e un plastico raffigurante gli impianti idroelettrici della valle del Toce. In sintesi, potremmo dire che la mostra offra al visitatore un affascinante viaggio tra arte, storia locale e tecnologia, esplorando le molteplici sfaccettature della luce attraverso i secoli, sia attraverso la pittura che i mezzi meccanici come la fotografia. La mostra riesce così a trasmettere al visitatore un viaggio emozionale attraverso il tempo e lo spazio, mostrando le diverse interpretazioni e l’evoluzione dell’uso e del valore della luce nelle varie epoche, in modo coinvolgente e affascinate. Vale il viaggio.

Asti, “La Canestra di Caravaggio. Segreti ed enigmi della natura morta

La mostra “La Canestra di Caravaggio. Segreti ed enigmi della natura morta” a Palazzo Mazzetti, Asti, aperta fino al 7 aprile 2024 e curata da Costantino D’Orazio, offre uno sguardo approfondito sul genere della Natura Morta, attraverso una ventina di tele prestate da importanti collezioni private (come la collezione Pallavicini e la collezione Cremonini), e da musei pubblici, come la Galleria Borghese e la Venaria Reale di Torino. Al centro dell’esposizione c’è il celebre capolavoro di Caravaggio, La Canestra di frutta (eccezionalmente prestato dalla Pinacoteca Ambrosiana), considerato il precursore di questo genere artistico. Attraverso un’attenta e molto precisa selezione di opere, la mostra permette ai visitatori di immergersi nell’evoluzione della Natura Morta, scoprendo i significati e gli enigmi e i simboli nascosti nei dettagli dei singoli quadri, offrendo così una comprensione più approfondita di questo genere pittorico, anche attraverso un ottimo apparato di schede esplicative e un allestimento rigoroso. La selezione include dipinti di artisti forse meno noti al grande pubblico ma di grandissima qualità, come Jan Brueghel il Giovane, Orsola Maddalena Caccia, Octavianus Monfort, pittori che si sono dedicati moltissimo al genere della Natura Morta, giungendo a risultati straordinari, o come il pittore bergamasco Bartolomeo Bettera, che creava degli affascnanti “teatrini” di grande effetto scenografico con strumenti musicali che spuntavano dietro a tende leggermente sollevate, offrendo così una panoramica della rivoluzione artistica esercitata da Caravaggio sulle generazioni successive. Una mostra che sorprende e lascia con il gusto di aver scoperto nuove cose su un genere non sempre valutato come meteriterebbe.

Fidenza, “Art Icons: Le leggende dell’arte contemporanea”

Mettere insieme, in una location storica, le opere dei migliori atisti contemporanei, in un’atmosfera multicolorata, sfavillante, in una parola pop. È questa la sfida della mostra “Art Icons: le leggende dell’Arte Contemporanea”, che raccoglie a Fidenza oltre 50 opere di artisti che stanno facendo la storia del contemporaneo, come Jeff Koons, David La Chapelle, Yayoi Kusama, Takashi Murakami, Damien Hirst, Kaws, Blek le Rat, Banksy, oltre allo street artist italiano TvBoy. L’esposizione, aperta fino al 31 gennaio 2024, offre infatti, senza mai annoiare ma, anzi, passando di sopresa in sorpresa, una panoramica sulle principali correnti artistiche contemporanee: dalla Pop Art al Nuovo Futurismo, dalla Street Art alla Flat Art, presentando opere iconiche come il Lanciatore di fiori di Banksy, le zucche a pois di Kusama e i fiori di Murakami, comprese esplorazioni nelle nuove frontiere dell’arte digitale come gli NFT. Un’installazione con tre coloratissimi cavalli luminosi in impennata, realizzati da Marco Lodola, accoglie i visitatori in piazza, a pochi metri dal Duomo, illuminando il centro della città e dando un assaggio del “carattere” di una mostra che già dal suo ingresso si rivela imperdibile. Il curatore Luca Bravo sottolinea che queste opere trascendono la nozione tradizionale di opera d’arte, diventando simboli universali e verticali di nuovi linguaggi artistici: per tutti ormai sono icone che conosciamo già e che sono entrate nel nostro immaginario visivo. La mostra si svolge in due location: la chiesa di San Michele e il Palazzo OF, già polo culturale attivo della città. Anche l’incontro tra l’antico e il contemporaneo crea un’esperienza unica, mettendo in dialogo architetture storiche e opere d’arte internazionali ormai considerate decisamente leggendarie. Un’esperienza da non perdere.

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