“Zoé Whitley riflette sul 2024 e si prepara per la vita oltre la Chisenhale Gallery”

Titolo: “Zoé Whitley riflette sul 2024 e si prepara per la vita oltre la Chisenhale Gallery”

Sono trascorsi più di quattro anni da quando Zoé Whitley ha assunto la direzione della Chisenhale Gallery di East London, uno spazio noto per il suo approccio ambizioso alla presentazione e commissione di talenti contemporanei. Durante il suo mandato, artisti di rilievo hanno sorpreso e commosso il pubblico con le loro espressioni artistiche, contribuendo alla rinomanza della Chisenhale nel competitivo panorama delle gallerie d’arte londinesi.

Ma il 2024 nell’arte ha segnato per Zoé Whitley non solo la conclusione di un significativo capitolo professionale ma anche l’inizio di una nuova entusiasmante fase. In una recente intervista rilasciata ad Artnet News, la Whitley ha annunciato i suoi piani di lasciare la Chisenhale nel Marzo 2025 per tornare a curare e scrivere in modo indipendente.

Riflettendo sulla sua esperienza, Whitley ricorda con particolare affetto alcuni progetti e opere d’arte che hanno caratterizzato il suo ultimo anno alla Chisenhale Gallery. Tra questi, spicca “Dahomey”, un film documentario di Mati Diop, che ha dato voce non solo agli artefatti restituiti dalla Francia al Benin, ma anche agli studenti universitari locali che si confrontano con la propria storia. Colson Whitehead e RaMell Ross meritano anch’essi un cenno per la loro abilità nel trasporre sul grande schermo la storia raccontata nel libro “Nickel Boys” senza perdersi nella visualizzazione dei momenti di brutalità devastanti.

Non solo cinema, però, nel 2024 di Zoé Whitley. Ha infatti lasciato un segno indelebile anche la performance “In the land of troubadours (Aşıklar Diyarı)”, concepita dall’artista Nil Yalter e dalla curatrice Övül Ö. Durmusoglu, che ha portato alla luce tradizioni orali nomadi anatoliche e poesie rivoluzionarie di giustizia e amore.

Cambiando completamente scenario geografico, Whitley ha poi citato il tempo trascorso come giurato internazionale per il Sobey Art Award 2024 in Canada, una delle esperienze più gratificanti del suo anno.

Guardando al futuro e alle tendenze dell’arte che il 2025 potrebbe portare, Zoé Whitley ha parlato con entusiasmo del programma della Chisenhale Gallery per il prossimo anno, che promette di presentare al pubblico progetti altamente innovativi e coinvolgenti.

Eppure, nonostante l’entusiasmo per le future iniziative, la Whitley non nasconde un certo malcontento per lo stato attuale del mercato dell’arte contemporanea, esprimendo la speranza di vedere più di un cambiamento nel prossimo anno.

Chiudendo con un consiglio per sé stessa, Zoé Whitley ha sottolineato l’importanza di rallentare, di prendere il tempo per apprezzare i momenti e le esperienze, una lezione che certamente condizionerà la sua prossima fase come curatrice indipendente.

In definitiva, Zoé Whitley ci lascia con l’immagine di una professionista dell’arte appassionata, dedicata e pronta a intraprendere il prossimo capitolo della sua carriera con entusiasmo e determinazione. Siamo impazienti di vedere quali nuovi contributi apporterà al mondo dell’arte nel 2025 e oltre.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Al Museum Rietberg di Zurigo, una mostra ricostruisce la Mongolia come centro vitale dell’Eurasia. Parola al co-curatore Johannes Beltz

La mostra Mongolia. Un viaggio attraverso il tempo, al Museum Rietberg di Zurigo (24 ottobre 2025 – 22 febbraio 2026), capovolge questo cliché, raccontando un paese di città antiche, commerci globali e arte contemporanea, riportando alla luce un paese sorprendentemente urbano e connesso, lontano dall’immagine di terre nomadi e isolate.

Artuu Newsletter

Scelti per te

I Tesori dei Faraoni. Quando il mito dell’Egitto torna a Roma come un racconto di potere e immortalità

Alle Scuderie del Quirinale, il tempo sembra piegarsi. Le luci calde che filtrano sulle vetrine, i profili d’oro e le ombre allungate sulle pareti non evocano solo l’antico Egitto, ma la vertigine di una civiltà che aveva fatto dell’eternità un progetto politico.

The Quantum Effect a Venezia: fra fisica e arte contemporanea un milione di mondi possibili

“The Quantum Effect”, curata da Daniel Birnbaum e Jaqui Davies e visitabile fino al 23 novembre, esplora attraverso opere e installazioni i paradossi spaziali e temporali introdotti dalla teoria quantistica, fra cui l’esistenza di universi paralleli, i viaggi nel tempo, il teletrasporto, la “supersimmetria” e la materia oscura

Seguici su Instagram ogni giorno