Tra allegoria, tragedia storica e gigantismo: l’arte oltre ogni limite di Yukinori Yanagi all’HangarBicocca

Se esiste la magnificenza nell’arte, una delle sue rappresentazioni contemporanee è sicuramente Yukinori Yanagi. Non può non venire in mente questo concetto nel momento in cui ci si trova davanti all’installazione The World Flag Ant Form 2025, reimpostata per il Cubo, l’ultima sala della sua antologica in atto al Pirelli Hangar Bicocca.

L’opera è in realtà del 1990, ma l’artista l’ha riadeguata alla realtà dell’oggi sia sul piano delle componenti essenziali (le bandiere di sabbia colorata), che sul piano tecnologico (oggi ci sono gli IPad), mantenendone l’aspetto magnificente. Già immaginare un’opera che preveda delle vere formiche che passano dentro tubicini di plastica da una bandiera all’altra, superando così ogni confine statuale, è davvero concettualmente oltre il mirabile. Vederla dal vivo, con le sue 200 bandiere rappresentative di tutti gli stati del mondo (anche quelli non riconosciuti), significa davvero provare quasi una sindrome di Stendhal, di fronte a un gigantismo tecnico e allegorico che emoziona oltre ogni limite. E grazie agli IPad, vediamo cosa concretamente fanno le formiche, ovvero corrodere dall’interno l’identità nazionale e rendendosi inconsapevoli costruttrici di un’unica bandiera universale. Magnificente!

Yukinori Yanagi Banzai Container, 2025 (particolare) Veduta dell’installazione, Pirelli HangarBicocca, Milan, 2025 ©YANAGI STUDIO Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano Foto Agostino Osio

Il progetto dell’artista giapponese in esposizione presso l’HangarBicocca ha per titolo Icarus ed è la prima retrospettiva europea dedicata a Yukinori, con opere degli ultimi 30 anni. Il gigantismo dell’installazione con bandiere e formiche si ripete, mutando completamente tema e materiale usato, in almeno altre due opere, altrettanto potenti e straordinarie.

La prima riprende il personaggio mitologico ed ha per titolo Icarus Container, Rielaborata anche questa per HangarBicocca da un progetto del 2008, la monumentale installazione è fatta di 16 container da logistica, all’interno dei quali il visitatore può addentrarsi in un labirinto intervallato da specchi posti a 45°, guidato dalla luce del sole e da versi poetici di Yukio Mishima.

Yukinori Yanagi Icarus Container 2025, 2025 (particolare) Veduta dell’installazione, Pirelli HangarBicocca, Milan, 2025 ©YANAGI STUDIO Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano Foto Agostino Osio

L’effetto è anche in questo caso meraviglioso: avvolti anche in un guscio sonoro che richiama l’infinito dell’universo, le parole del grande letterato nipponico abbagliano pur nell’oscurità con la loro carica modernista e, sebbene si abbia la costante sensazione di essere risucchiati verso il sole come successe nel mito, alla fine ci troviamo di fronte all’infinito azzurro (di Milano) che fu il punto di attrazione dello sventurato Icaro. Ad un’analisi ancora più attenta, questa magnifica installazione ci permette di riflettere sulla specificità giapponese: l’imperatore al potere nel periodo della bomba atomica sganciata su Hiroshima e Nagasaki era Hirohito e si riteneva la figura imperiale direttamente discendente dal sole che è anche il simbolo presente nella bandiera di quel Paese. Tutto s’intreccia grazie a un fil rouge che spazia dall’arte alla storia, dalla poesia alla credenza mitologica.

Yukinori Yanagi “ICARUS” Veduta della mostra, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2025 Primo piano: Article 9, 1994 Secondo piano: Project God-zilla 2025 The Revenant from “El Mare Pacificum”, 2025 ©YANAGI STUDIO Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano Foto Agostino Osio

L’occhio di Godzilla è sommerso da una imponente ammucchiata di detriti (barche, fusti per rifiuti radioattivi, automobili, sacchi, pezzi di acciaio e di legno, scritte al neon in lingua giapponese): siamo appena entrati nelle Navate dell’HangarBicocca e questa gigantesca installazione site specific ci sommerge con tutto il suo carico materiale ed allegorico. Anche Project God-zilla 2025. The Revenant from “El Mare Pacificum” (2025) unisce in sé parecchi elementi storici, sociali, mitologici. Il Pacifico di cui si parla è il mare in cui, poco dopo la Seconda Guerra, ci fu l’incidente di una barca contaminata da radiazioni nucleari.

Godzilla è l’enorme anfibio che rinasce dal test nucleare, attacca Tokyo ma, dando vita a una sorta di nemesi nucleare, devasta la città risparmiando i palazzi imperiali e sacri. The Revenant (fantasma redivivo) è anche l’insieme delle anime dei caduti delle Guerre del Pacifico che tornano a riva: l’immagine è stata catturata dall’artista osservando i filmati sul disastro ambientale causato da un incidente nucleare del 2011 presso la centrale di Fukushima. L’effetto anche in questo caso è magnetico: l’osservatore è rapito dalla contaminazione allegorica di infinite suggestioni che trascendono l’arte per comporre un mosaico anche necessariamente storico e sociale.

Yukinori Yanagi Atomic Clouds over Ground Zero (Left) From the Ground, Hiroshima, 8:30 am, August 6, 1945 (Right) From the Sky, Hiroshima, 8:30 am, August 6, 1945 Cyanotype exposed by the sun of 8:30 am, August 6, 2024, 2024 Veduta dell’installazione, Pirelli HangarBicocca, Milan, 2025 ©YANAGI STUDIO Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano Foto Agostino Osio

Osservando le opere di Yukinori Yanagi la necessità della storia è infatti un elemento costante. Nato nel 1959, Yukinori cresce in una società ancora immersa nelle enormi ferite della bomba atomica. L’immagine di questo mortifera creazione della tecnica umana è onnipresente in mostra. Lo è in maniera chiarissima con l’installazione Absolute Dud (2007, titolo paradossale che indica una bomba difettosa): appesa e sospesa a pochi metri da terra, la bomba integra simula l’istante immediatamente precedente all’esplosione della bomba nucleare. 

La presenza della bomba è evidente anche in un dittico di grandi fotografie (realizzate il 6 agosto 2024, 79 anni dopo l’esatto giorno della bomba atomica su Hiroshima) che mostrano il ‘fungo’ atomico sviluppatosi subito dopo l’esplosione. Il senso dell’orrore storico di Atomic Clouds over Ground Zero è dato dalla tecnica cianografica che evidenzia il caratteristico colore blu della reazione chimica. 

Yukinori Yanagi “ICARUS” Veduta della mostra, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2025 Primo piano: Nagato 70·l, 2021 Secondo piano: Hinomaru Illumination 2025, 2025 ©YANAGI STUDIO Courtesy l’artista, BLUM, Los Angeles, Tokyo, New York e Pirelli HangarBicocca, Milano Foto Agostino Osio

La presenza del sole della bandiera giapponese è il centro e cuore di Hinomaru Illumination (2025), un’opera al neon (e acqua) che combina tre elementi: il sol levante della bandiera, il sol nascente di una bandiera militare e il sole nero che proietta le sue ombre sulla società contemporanea giapponese. E’ un’installazione visivamente molto fluida e abbacinante basata sul principio di potere dell’uomo sul simbolo: in fondo, la bandiera al neon può essere spenta (o tenuta accesa) da un semplice gesto umano.

Un’opera che all’apparenza dello sguardo sembra una sorta di intermezzo è la riproduzione delle mappa delle linee di metropolitana di Tokyo. Ma, se si guarda con attenzione Tokyo Dyagram (2024), al centro c’è un quadrato verde corrispondente alla residenza urbana imperiale. L’allegoria è minimal ma forte: il centro è il luogo del potere e il mondo circostante, tratteggiato dall’acrilico delle linee ferroviarie, deve convergere su quel punto.

Yukinori Yanagi Banzai Container, 2025 (particolare) Veduta dell’installazione, Pirelli HangarBicocca, Milan, 2025 ©YANAGI STUDIO Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano Foto Agostino Osio

La contaminazione tra nazionalismo ed elementi ben radicati nella cultura nipponica è alla base di Banzai Container (2025), dove, ancora una volta in un container specchiato, possiamo vedere 1200 soldatini in plastica rossa che raffigurano gli Ultraman e gli Ultraseven (supereroi vintage molto famosi in Giappone). La presenza degli specchi li rende infiniti e soprattutto forma visivamente un cerchio rosso: la bandiera giapponese e il senso di appartenenza alla nazione tornano così alla ribalta, rafforzate tra l’altro dalla posa dei soldatini che salutano allo stesso modo dei kamikaze che rivolgevano il loro onorevole saluto all’imperatore per essere stati scelti.

Torna lo spettro della bomba atomica nel dittico che qui sintetizziamo con il titolo di Nagato. Sono due opere molto diverse eppure è immediatamente comprensibile il filo rosso che le lega. A parete c’è un disegno tecnico (del 2024) che mostra come assemblare la nave imperiale Nagato e sul pavimento c’è la riproduzione in scala 1:70 (2021) del relitto fotografato da vere immersioni oceanografiche che Yukinori ha realizzato nel 1996.

Questa passeggiata artistica termina laddove è iniziata: nel Cubo. Ad anticipare la magnifica installazione con le formiche e le bandiere con cui abbiamo introdotto questo reportage critico sull’opera di Yukinori Yanagi, ci sono altre 4 opere, una sul pavimento, due a parete e una sospesa. In realtà, sintetizzandole con il titolo di Wondering Position, le due opere a parete (1995 e 1997) e quella sul pavimento (del 2025) sono accomunate dal pastello rosso che traccia il percorso delle formiche (che saranno poi reali protagoniste tra le 200 bandiere). Si tratta di mappe che partono dal presupposto quasi invisibile delle tracce che esseri, così impercettibili nel loro passaggio, in realtà lasciano anche con differenti gradi di spessore a seconda del tempo di permanenza in una determinata porzione di spazio.

Di nuovo sospesa e sopra la nostra testa, una sfera scura e inquietante fluttua rivestita di terra proveniente da Hiroshima a simboleggiare anche una possibile resurrezione. Ground Transposition – Hiroshima (2024) richiama infatti lo scarabeo, un animale capace di trasportare palline di terra stercorarie e che appartiene alla mitologia egizia secondo la quale lo scarabeo risorge come un dio sole del mattino. E così, magnificamente allegorici, ritornano alcuni segni dell’arte di Yukinori Yanagi, il dio che rimanda all’imperatore nipponico, il sole della bandiera e il mattino che indica il levante.

La mostra sarà accompagnata da una monografia pubblicata da Marsilio Editori.

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