Il 12 aprile ha inaugura a Verona, presso il Forte Sofia, una mostra fotografica che documenta l’azione pittorica e artistica di resistenza condotta dallo strett artist CIBO su alcuni muri della città e dei comuni limitrofi. Ciò che l’artista veronese ha scelto di condividere rappresenta solo l’ultima fase di un progetto che prosegue da anni: muro dopo muro, spray dopo spray e soprattutto cibo dopo cibo. Si tratta di un’iniziativa di attivismo urbano che lo vede costantemente impegnato, sia a Verona che al di fuori dei confini cittadini, nella realizzazione di opere di street art destinate a coprire simboli d’odio e messaggi estremisti.
Le fotografie in mostra sono firmate da Martha Cooper, vera e propria leggenda della documentazione fotografica legata al mondo del graffiti writing e dell’arte urbana. La fotografa statunitense ha seguito da vicino ogni fase del progetto, con l’intento di coglierne l’essenza più autentica e di raccontare quel “dietro le quinte” solitamente ignorato: troppo spesso, infatti, ci si sofferma sull’opera finita, perdendo di vista il processo creativo che la precede.

BEST BEFORE. Street Art Against a Rancid Future
Il titolo della mostra nasconde riflessioni e collegamenti profondi davanti ai nostri occhi, racchiudendo in modo efficace il senso delle opere di CIBO e delle fotografie di Martha Cooper. Basta tradurne la prima parte “Da consumarsi preferibilmente entro…” per cogliere l’associazione immediata con il nome dell’artista: una formula che accompagna la nostra quotidianità fin dall’infanzia, capace di generare ansia, catturare l’attenzione e spingerci all’azione prima che sia troppo tardi.
È proprio questo il messaggio che CIBO comunica da anni attraverso i suoi interventi urbani: l’importanza di agire tempestivamente. La sua arte diventa così un linguaggio visivo per riportare l’attenzione su ciò che accade nei nostri contesti urbani, in particolare a Verona, città in cui le forze estremiste hanno spesso una voce rilevante, utilizzata per soffocare le altre.

Sara Maira, curatrice della mostra, e CIBO hanno coinvolto undici street artist (italiani ed internazionali) per realizzare altrettanti interventi lungo le strade di Verona. Su tutti i muri quindi due artisti con stili differenti hanno lavorato a quattro mani per realizzare un’opera sullo che permettesse un dialogo sia tra linguaggi visivi differenti che tra creatori ed osservatori. Una scelta rischiosa, che ha prodotto risultati sorprendenti. Il segno distintivo di CIBO si è infatti integrato con quello degli altri protagonisti, dando vita a un racconto visivo unico, radicato nel territorio.
Il progetto riflette perfettamente la vocazione dell’artista: rimuovere dall’ambiente urbano simboli d’odio, sostituendoli con metafore visive legate al cibo e alla cultura locale.
Gli artisti hanno abbracciato l’iniziativa contribuendo attivamente alla realizzazione delle opere ed il risultato è un vero e proprio “festival illegale”, spontaneo e partecipato.

I partecipanti, in ordine alfabetico, sono: Claudiano.jpeg, Clet, Eron, Mantra, Millo, Ozmo, Pablos, Pao, Pixel Pancho, Plank, Zed1.
Ciò che potrebbe sembrare, secondo i canoni odierni, una classica mostra di street art, è in realtà un progetto di resistenza artistica sviluppato nel silenzio, lontano dai riflettori mediatici e dai social. Un’iniziativa che ha trovato legame diretto con i quartieri e con chi abita realmente le strade di Verona.
Una scelta in controtendenza rispetto alla spettacolarizzazione dell’arte urbana di oggi, ma perfettamente coerente con lo spirito autentico della street art: esistere nel momento presente, vivere di effimero. E quale strumento migliore della fotografia per documentare questa cosa?
Così nasce questa mostra: non una semplice raccolta di immagini, ma un racconto visivo capace di testimoniare il cambiamento, di suggerire nuove possibilità di intervento sociale attraverso l’arte, e soprattutto di ricordarci che serve agire tempestivamente contro l’odio, prima che sia troppo tardi.