Sotto il segno dell’aquila napoleonica: Julian Rosefeldt e un XNL Aperto 2025 di grande spessore

Tra il 1796 e il 1814 Piacenza fu napoleonica e il suo territorio assunse il nome di Dipartimento del Taro (anche l’atto di nascita di Giuseppe Verdi, del 1813, è in francese e reca questa dicitura amministrativa). È significativo, in termini di potenza e forza, l’omaggio ufficiale, con l’aquila napoleonica onnipresente nel marketing grafico, che gli organizzatori di XNL Aperto 2025 hanno inteso richiamare per un’edizione che presenta, per il quarto anno, un numero sempre crescente di eventi e mostre di arte (e non solo) su tutto il territorio. Cuore pulsante dell’edizione 2025, inaugurata sabato 20 settembre in molti luoghi sia del capoluogo che del territorio provinciale di Piacenza, è sicuramente la mostra, allestita presso il centralissimo Palazzo XNL testa pensante e organizzativa dell’intera manifestazione,  sul magnifico progetto artistico Manifesto di Julian Rosefeldt: 12 superbe declinazioni (e un prologo) di altrettanti celebri manifesti artistici e culturali del ‘900 aventi tutti lo stesso corpo e la stessa voce, quelli di Cate Blanchett, davvero magnetica nell’interpretare la dozzina di ruoli differenti. 

MANIFESTO di Julian Rosefeldt 2025 Installation view XNL Piacenza

Della mostra, visitabile sino al prossimo 25 novembre, abbiamo la fortuna di scoprire tantissimi elementi, direttamente dalla voce in presenza di Rosefeldt, in occasione di una coinvolgente presentazione della mostra curata dalla direttrice artistica di XNL Paola Nicolin e con un dialogo a tre voci che ha incluso anche il curatore e produttore di film d’artista Leonardo Bigazzi. Il primo elemento è l’attualità di alcuni passaggi degli anni ‘30 declamati da Cate Blanchett e organici ai decaloghi che Rosefeldt ha inteso trasformare in oggetto filmico: sembra di avvertire la pesante incombenza che caratterizza la nostra contemporaneità. Opera significativa del 2015, Manifesto è definito dal proprio autore una serie di film installation che incrociano letteratura, spazio e suono, ispirata a un passaggio del primo manifesto, quello del 1848 “Manifesto del Partito Comunista” e, nello specifico, l’affermazione di Karl Marx secondo la quale “tutto ciò che è solido si dissolve nell’aria”.

Julian Rosefeldt ©Veronika Bures 3 Kopie

Con queste parole inizia il prologo intitolato Miccia che brucia che include passaggi significativi anche del pensiero di Tristan Tzara e Philippe Soupault. Questo prologo dura 4 minuti e si differenzia rispetto alla rigorosa architettura temporale che caratterizza le 12 film installation, ognuna delle quali è di 10 minuti e 30 secondi. Struttura, architettura e ambientazioni sono 3 elementi essenziali per definire la rappresentazione, mediata come detto da una incredibile Cate Blanchett, del situazionismo, futurismo, architettura, vorticismo/cavaliere azzurro/espressionismo astratto, stridentismo/creazionismo, suprematismo/costruttivismo, dadaismo, surrealismo/spazialismo, pop art, fluxus/merz/happening, arte concettuale/minimalismo e cinema, ovvero le correnti e le forme d’arte, splendidamente rievocate dalle performance attoriali di Cate Blanchett, e comunque intrecciate a considerazioni culturali che innervano i testi declamati dall’attrice australiana.

Senzacasa, broker, operaia, amministratrice delegata, punk, scienziata, oratrice a un funerale, burattinaia, madre conservatrice, coreografa, telecronista e reporter, insegnante sono i ruoli interpretati da Cate Blanchett, con un’accentuata capacità camaleontica di entrare dentro i ruoli assegnati dall’architettura del progetto artistico. Partendo dall’autodefinizione di film installation, ogni monologo si configura come un cortometraggio di assoluto valore, con troupe cinematografiche molto professionali che realizzano la straordinaria idea concettuale messa in piedi da un ironico e politico Julian Rosefeldt. Accompagna il progetto artistico un catalogo Electa che aiuta in modo molto efficace la fruizione di questi 13 imperdibili tasselli. 

da Milano Ritratti di fabbriche Gabriele Basilico courtesy Collettivo TIFF Piacenza

Si parlava all’inizio dello spessore dell’edizione 2025 di XNL Aperto, a parere dello scrivente, la più interessante tra le quattro svoltesi finora. Ne è prova una mostra fotografica organizzata un paio di centinaia di metri più in là, visitabile sino al 30 ottobre, presso la galleria piacentina specializzata nella proposta fotografica. Negli Spazi BFT gestiti dal Collettivo TIFF, infatti, è in scena una retrospettiva dedicata a Gabriele Basilico, intitolata da Ambiente urbano a Ritratti di Fabbriche. Abbiamo avuto fortuna nel presenziare alla presentazione ufficiale di un testo, Ambiente urbano 1970-1980, edito da Electa e curato da Giovanna Calvenzi e Corrado Benigni. La presenza della compagna di una vita di Basilico, Giovanna Calvenzi appunto, ha impreziosito la visita alle due sale espositive.

Nella prima, ci sono 5 immagini di fabbriche milanesi, parte del già citato e celebre progetto Milano. Ritratti di fabbriche, stampate all’epoca della raffigurazione fotografica (fine anni ’70), vero apice della ricerca fotografica di Basilico. Introdotta con coinvolgente semplicità da Filippo Fontana di TIFF, Calvenzi ci racconta della maniacale e ossessiva preparazione del giro urbano del marito, in un’epoca analogica in cui le mappe erano necessariamente cartacee. Ci racconta della lentezza nello scegliere il giusto punto di scatto e di come Basilico alla fine facesse al massimo due scatti utili per portare a casa la porzione di fabbrica o periferia milanese prescelta. Stimolata da una domanda particolarmente felice di Fontana, sulla percezione della presenza di persone invisibili al di là delle saracinesche, dei cancelli e dentro gli hangar industriali, oggetto delle fotografie esposte nella seconda sala espositiva, Calvenzi ha rafforzato la personalità di anti-flâneur di Gabriele Basilico, artista della fotografia che pianificava ogni dettaglio di giornata e ‘vedeva’ gli esseri umani operare dentro gli edifici raffigurati.

da 32 © Luca Piola courtesy Volumnia Piacenza

Di tutt’altro tenore e stile, è un altro pezzo pregiato di XNL Aperto 2025. Siamo in Sant’Agostino, suggestiva e imponente chiesa rinascimentale, da tempo galleria d’arte grazie a Volumnia, spazio espositivo gestito da Enrica De Micheli. Sino al 15 novembre sarà possibile muoversi artisticamente tra le grandi fotografie di Luca Piola e del suo progetto artistico dal titolo 32. Curata da Andrea Tinterri, la serie è composta da 12 fotografie raffiguranti palloni da calcio consunti e logori e immortalati con uno sguardo perpendicolare del fotografo. Incrociati in spiaggia, come bene illustra Tinterri, “da quel primo incontro casuale è scaturito un sofisticato progetto che parte dalla forma di icosaedro tronco, composto da 20 esagoni e 12 pentagoni (dalla cui somma si ha la cifra del titolo, 32) per includere dotti approfondimenti artistici, culturali e chimici sulla forma rappresentata”. L’effetto è molto coinvolgente: visti da una prossimità zenitale, i palloni sembrano fluttuare in un cosmo fatto di granelli sabbiosi e conchiglie e – come appropriatamente sottolineato – “amplificano la caducità della vita, in pieno contrasto con l’illusione che la fotografia possa bloccare questo inevitabile divenire”. 

Adolfo Wildt Orecchio 1922 1 courtesy Spazio Rosso TizianoED Gallery

L’orecchio marmoreo di Adolfo Wildt fa da suggestivo prologo a un’altra mostra di qualità che, in modo complementare alle tante espressioni di arte contemporanea, ci trasporta nella prima metà del ‘900 artistico italiano. Anche qui il contesto è quello di una chiesa, dedicata ai Santi Nazzaro e Celso, che quest’anno compie mille anni. Nelle navate di questo gioiello architettonico, la felice collaborazione tra Spazio Rosso Tiziano, padrone di casa, e la storica galleria d’arte moderna piacentina Ed Gallery, ci regala una promenade artistica nel “Salotto di Margherita. L’arte del ‘900 italiano”. Con datazioni comprese tra il 1911 e il 1940, si entra, grazie a 24 opere tra oli, sculture e disegni, nella forza propulsiva di Margherita Sarfatti, capace di ‘colonizzare i mercati esteri’, come si evince da un pregevole contributo critico di Daniela Ferrari che accompagna il catalogo, e come si può toccare con mano grazie alla presenza in mostra di titoli editoriali non italiana riguardanti questo periodo artistico. Visitabile sino all’11 ottobre, la mostra si rivela un interessante affresco antologico che, irradiatosi da Milano, riuscì a pervadere l’intero panorama artistico nazionale.

Palazzo Farnese Piacenza Photo Credits Flavio Pescatori

Un luogo simbolo architettonico e storico di potere, che ha ospitato l’esercito napoleonico, è sicuramente Palazzo Farnese, di origine viscontea, che nell’ambito di XNL Aperto 2025 ospita il DucatoPrize 2025, contest dedicato all’arte contemporanea internazionale nato nel 2019. Impossibile determinare un fil rouge visitando i 13 finalisti, tale è la ricchezza espressiva e tale è il ventaglio di sensibilità artistiche che sfilano sotto i nostri occhi (la selezione finalista è visitabile sino al 9 novembre e quest’anno la Giuria, tra gli altri, ha potuto fregiarsi della presenza di Adrian Piper). La videomaker cinese Yuyan Wang (classe 1989) ha vinto la categoria Contemporanea con Green, Grey, Black, Brown, un video ipnotico di 12’ del 2024 che richiama la nostra sensibilità sul tema dello sfruttamento delle risorse minerarie, con un continuo e ossessivo loop di immagini industriali che ci mettono davanti agli occhi il grande inganno della potenza tecnica ed estrattiva.

Anche Joyce Joumaa (libanese classe 1998) è una videomaker che, con Untitled, video ossessivo-compulsivo di 8’ del 2025 vincitore della categoria Accademica, ci mostra grazie a un espediente semplice ma non semplicistico, l’ossessione della società libanese per la finanza e le dinamiche economiche. La mano che batte all’infinito sui tasti di una calcolatrice d’antan è il sussulto della nostra ansia di fronte alle preoccupazioni di recessione e crisi monetaria.

Mi vedo Specchio e disegno a china inizio 900 dellInferno dantesco courtesy Atelier Valerio Saltarelli Savi

Come detto in premessa, l’edizione 2025 di XNL Aperto include molti luoghi espositivi, performance e studio visit. Tra queste ultime ne abbiamo scelto una in provincia, nella direzione collinare verso sud e precisamente a Centovera di San Giorgio Piacentino. Valerio Saltarelli Savi è artista che vive e crea in un bucolico ambiente fatto di materiali, opere d’arte, strumenti, spazio espositivo, giardino riposante e convivialità. Artista molto versatile e inclassificabile, per questa kermesse ha proposto una serie di opere su cui spicca un ibrido artistico molto coinvolgente. Mi vedo, specchio e disegno a china inizio ‘900 dell’Inferno dantesco è la sintesi molto efficace di un’espressività artistica che esplora il confine impercettibile tra visibile e invisibile. Alla base della creatività di Saltarelli Savi c’è un’invincibile energia che l’artista declina in ogni possibile forma d’arte, in uno spettro che va dall’oggetto comune alla più alta concettualità.

2 Commenti

  1. Mi rincresce di non essere stata presente a questa complessa,ricca manifestazione
    spero di riuscire a recuperare queste opere nella’ prossima visita a Piacenza.L’attivita’artistica di Bottarelli la seguo con interesse da anni.So come è poliedrico e ardimentoso nel suo lavoro.Saro’pen contenta di tornare nella piacevole tana dove vive,lavora e accoglie con la sua bella famiglia:la moglie Elena complice pienamente del suo mondo e il figlio ben avviato

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