Sotheby’s porta ad Abu Dhabi una mostra da 150 milioni di dollari e segna il debutto del colosso nel Medio Oriente

Sotheby’s sbarca negli Emirati e lo fa in grande. Per il suo primo evento di arte fine nella regione, la casa d’aste ha scelto Abu Dhabi e ha organizzato una mostra dal valore stimato complessivo di 150 milioni di dollari, definita la più preziosa mai realizzata in Medio Oriente. L’appuntamento, in programma il 1° e 2 ottobre presso la Bassam Freiha Art Foundation, segna non solo un debutto simbolico, ma anche un momento chiave di espansione culturale e strategica.

Il cuore della mostra è costituito da sei capolavori firmati da artisti che hanno scritto la storia dell’arte moderna e contemporanea: Vincent van Gogh, Paul Gauguin, Frida Kahlo, Edvard Munch, René Magritte e Camille Pissarro. La selezione, già di per sé esclusiva, diventa ancora più rilevante perché molte di queste opere non sono mai state esposte pubblicamente nella regione. È un gesto che porta il Medio Oriente al centro del mercato globale, non più solo spettatore ma interlocutore attivo di dinamiche storicamente legate a New York, Londra o Parigi.

Tra i lavori presentati, spicca El sueño (La cama), realizzato da Frida Kahlo nel 1940 e stimato tra 40 e 60 milioni di dollari. L’opera, che raffigura l’artista distesa in un letto sospeso circondato da vegetazione e con un teschio a sovrastarla, non è stata esposta al pubblico da oltre venticinque anni. La sua presenza ad Abu Dhabi è il simbolo della direzione scelta da Sotheby’s: proporre capolavori rari, con una forte carica simbolica ed estetica, capaci di catalizzare l’attenzione del collezionismo internazionale.

Non meno significativo è il contesto in cui queste opere saranno ospitate. La Bassam Freiha Art Foundation è uno spazio che unisce architettura contemporanea e vocazione museale, scelto non a caso per trasmettere l’immagine di una città che ambisce a diventare crocevia culturale. Abu Dhabi non è nuova a queste strategie: il Louvre Abu Dhabi, inaugurato nel 2017, ha aperto la strada a una visione in cui la cultura diventa infrastruttura strategica, capace di dialogare con turismo, diplomazia e mercato.

L’operazione di Sotheby’s, però, non è priva di ambiguità. Da un lato si tratta di un’iniziativa di alto profilo che consente al pubblico locale di avvicinarsi a opere normalmente relegate a musei o aste d’élite in Occidente. Dall’altro, il fatto che la mostra preceda una vendita prevista a New York a novembre sottolinea l’aspetto commerciale dell’iniziativa: un’anteprima itinerante che, pur con tutti i suoi meriti culturali, resta legata alla logica del mercato. È una dinamica comune alle grandi case d’asta, ma che in questo contesto si carica di significati ulteriori: fino a che punto queste mostre riescono a essere viste come esperienze culturali autonome, e quanto invece rischiano di ridursi a “vetrine” di vendita?

Per gli Emirati, l’evento rappresenta comunque un passaggio di rilievo. La stima complessiva di 150 milioni di dollari è più che un dato numerico: è una dichiarazione di ambizione. L’arte, presentata in questo modo, diventa un asset strategico, un linguaggio attraverso cui affermare identità, potere e modernità. Non sorprende che la scelta dei capolavori tocchi culture e stili diversi, un mosaico di provenienze che riflette l’idea di un Abu Dhabi aperto, globale e integrato nel dialogo artistico internazionale.

Dal punto di vista del mercato, l’iniziativa è anche un banco di prova. Portare capolavori di Van Gogh, Gauguin o Kahlo nel Golfo significa testare la domanda di collezionisti locali e regionali, e al tempo stesso attrarre nuovi investitori verso aste future. Il rischio di percezione commerciale rimane, ma il beneficio di consolidare Abu Dhabi come hub dell’arte contemporanea e moderna appare evidente.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Quando il volto diventa presenza: Ache77 e la sua alchimia tra materia, tempo e spiritualità urbana

A distanza di 10 anni ho avuto modo di parlarne con Ache77 e di farmi raccontare qualche particolare della sua storia artistica mentre lavorava ad un muro nel quartiere Isolotto (guarda caso, pioveva e faceva freddo).

Artuu Newsletter

Scelti per te

Electric Dreams alle OGR Torino: artisti e sperimentazioni tecnologiche prima dell’era digitale

Da Londra a Torino, dalla Tate Modern alle OGR, la mostra Electric Dreams. Art & Technology Before the Internet mette in luce le opere di artiste e artisti visionari che, a partire dagli anni ’50, hanno sperimentato media all’avanguardia, tra algoritmi, nuovi materiali e tecnologie ibride.

Il silenzio della luce: Jeff Wall tra costruzione e verità alle Gallerie d’Italia

“JEFF WALL. PHOTOGRAPHS” riunisce 27 opere che attraversano oltre quarant’anni di carriera di Jeff Wall (Vancouver, 1946), dalle fotografie più emblematiche della fine degli anni Settanta fino ai lavori più recenti datati 2023.

Quando meno diventa infinito: la Bourse de Commerce racconta la storia del Minimalismo

Varcando l’ingresso della Bourse de Commerce a Parigi, lo spazio architettonico classico e la cornice brutalista progettata da Tadao Ando accolgono in un vero e proprio tempio. La luce arriva dall’alto, dalla grande cupola di vetro circolare che sovrasta il luogo espositivo articolato su tre piani, inondando le opere al centro.

Dal Nobel alla poesia: l’arte di Laure Prouvost traduce la fisica quantistica in esperienza sensoriale alle OGR Torino

n questo passaggio, sono gli artisti a offrire una lettura inedita di questi orizzonti: Laure Prouvost, con la mostra WE FELT A STAR DYING, offre un’interpretazione sensibile e immersiva in cui il linguaggio della fisica si fa forma poetica.

Seguici su Instagram ogni giorno