Socrate, Papa Leone XIV e la lezione dei luddisti: tremila anni di timori tecnologici

Nottinghamshire, Inghilterra, 1811. Nelle tenebre di una notte di marzo, un gruppo di operai tessili irrompe in una fabbrica armato di martelli e asce. Il loro obiettivo non è il denaro: vogliono distruggere i telai meccanici che stanno rubando il loro lavoro. Si fanno chiamare “luddisti“, dal nome di Ned Ludd, un tessitore che secondo la leggenda (è storicamente più probabile che il nome sottenda un movimento) aveva per primo spaccato a martellate una macchina industriale.
La loro battaglia era destinata al fallimento. In pochi anni, la repressione governativa spazzò via il movimento: alcuni finirono sulla forca, altri deportati in Australia. Ma il termine “luddismo” sopravvisse, diventando sinonimo di opposizione cieca e irrazionale al progresso tecnologico.
Eppure, non tutti i timori nascono dall’ignoranza o dalla paura del cambiamento. A volte, le preoccupazioni più profonde arrivano proprio da grandi pensatori o classi dirigenti. E quando guardiamo indietro nei secoli, scopriamo un filo rosso sorprendente che unisce alcune delle figure più rilevanti dell’umanità.
Nell’Atene del V secolo a.C. Socrate, il filosofo che preferì morire piuttosto che rinunciare alle sue idee, nutriva una profonda diffidenza verso quella che allora era una tecnologia rivoluzionaria: la scrittura. Nel dialogo platonico Fedro, attraverso il mito dell’inventore egizio Theuth, Socrate esprimeva un timore che risuona stranamente familiare: la scrittura avrebbe indebolito la memoria umana, sostituendo la conoscenza autentica con un surrogato esterno e inerte.
Vaticano, 2025. Papa Leone XIV, matematico di formazione, lancia un monito l’intelligenza artificiale rischia di “spersonalizzare l’uomo”, riducendolo a “semplici funzioni algoritmiche“.
Né Socrate né Papa Leone XIV sono luddisti nel senso classico del termine. Non chiedono di distruggere le tecnologie che li preoccupano, né propongono un ritorno nostalgico al passato. Offrono invece qualcosa di molto più prezioso: una riflessione critica sui rischi che ogni grande innovazione porta con sé.

Socrate e il pericolo della “memoria esterna”

Per il filosofo ateniese, la scrittura rappresentava una minaccia esistenziale al modo stesso di pensare. Come un dipinto che sembra vivo ma non può rispondere alle domande, sosteneva, la parola scritta offre solo “l’apparenza della vita” senza generare vero sapere.
Socrate vedeva nella scrittura un pericoloso surrogato del dialogo vivente. Chi si affida troppo ai testi, ammoniva, rischia di diventare “imbottito di opinioni” anziché di conoscenza autentica. La vera scienza deve essere scritta “nell’anima“, attraverso lo sforzo mnemonico e la dialettica, non affidata a supporti esterni che rendono pigra la mente.
In una cultura ancora prevalentemente orale, dove la memorizzazione e la trasmissione diretta del sapere erano le fondamenta dell’educazione, l’avvento della scrittura doveva sembrare davvero rivoluzionario. E potenzialmente pericoloso.

Papa Leone XIV e l’algoritmo che non è umano

Venticinque secoli dopo, le parole di Papa Leone XIV risuonano con echi socratici sorprendenti. Il Pontefice ha messo in guardia dai rischi di una tecnologia che, “se non governata eticamente, rischia di spersonalizzare l’uomo”.
Come Socrate temeva che la scrittura sostituisse la memoria vivente con una “memoria esterna”, Papa Leone XIV avverte che l’intelligenza artificiale può sostituire il discernimento umano con una “memoria algoritmica” statica, priva di creatività e di autentica comprensione.
“La persona non è un algoritmo”, ha dichiarato il Papa, sottolineando che “la vita personale e relazionale si colloca ad un livello superiore di valore rispetto alle logiche automatiche”. Il rischio, secondo il Pontefice, è che l’IA produca una forma moderna di alienazione, sostituendo “la voce autentica con simulacri artificiali” e interrompendo “la catena del dialogo reale e della responsabilità”.
Non bisogna affidare alle macchine, avverte, “la profondità delle relazioni sociali, la memoria creativa e il discernimento morale”.

Quando i timori si rivelano eccessivi (ma non inutili)

La storia ci ha mostrato che Socrate, per quanto geniale, aveva torto almeno in parte. La scrittura non ha distrutto la capacità umana di pensare criticamente, né ha reso superflua la memoria. Al contrario, ha liberato la mente da compiti mnemonici ripetitivi, permettendole di dedicarsi a forme più elevate di elaborazione intellettuale.
Abbiamo imparato a integrare memoria biologica e “memoria esterna”, sviluppando sistemi educativi che fanno della scrittura uno strumento di liberazione piuttosto che di impoverimento. La paura socratica si è rivelata eccessiva, ma non inutile: ha contribuito a mantenere viva l’attenzione sul ruolo centrale del dialogo e del pensiero critico nell’educazione.

Le lezioni per l’era dell’intelligenza artificiale

Come Socrate non era un luddista ma un pensatore che vedeva lontano, Papa Leone XIV non chiede di rinunciare all’intelligenza artificiale, ma di governarla.
Le preoccupazioni del Pontefice potrebbero rivelarsi, tra qualche decennio, parzialmente eccessive come quelle di Socrate. Ma questo non le rende meno preziose: ci ricordano che ogni grande salto tecnologico richiede una riflessione profonda sui suoi effetti sulla condizione umana.
Il filo rosso che unisce il filosofo dell’antica Atene al Papa ci insegna che la vera saggezza non sta nel rifiutare aprioristicamente l’innovazione, né nell’accettarla acriticamente. Sta nel porre le domande giuste: come possiamo fare in modo che la tecnologia resti al servizio dell’uomo, e non viceversa?
Ned Ludd e i suoi seguaci distruggevano le macchine con i martelli, mossi dalla disperazione e dalla paura. Socrate e Papa Leone XIV ci offrono strumenti più sofisticati: il dubbio metodico, la riflessione etica, la capacità di immaginare futuri alternativi. Non martelli per distruggere, ma chiavi per aprire porte verso un progresso più umano.

Una riflessione personale

Penso che Dio, se esiste, sappia bene ciò che fa: non mi preoccuperei troppo di cosa sia o non sia l’uomo, perché questo è più affar suo che affar nostro.Ciò che invece dobbiamo vigilare è che si mantenga uno spirito democratico: niente accentramenti di potere e massima trasparenza sulle architetture di base e sui processi di training. Ritengo che il tema ontologico dell’uomo non possa essere alterato da come si usi o meno una tecnologia, poiché l’ontologia precede – e non segue – le sue applicazioni. Se Dio c’è, ha già fissato questa ontologia, che quindi non può essere messa in discussione, almeno in senso assiomatico.

Bibliografia essenziale

  1. Platone, Fedro (circa 370 a.C.)
    Testo classico dove Socrate esprime le sue riserve sulla scrittura attraverso il mito di Theuth. Fondamentale per comprendere la critica filosofica alle tecnologie che “esternalizzano” le capacità umane.
  2. Papa Leone XIII, Rerum Novarum, Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 1891
    L’enciclica che affrontò per prima le questioni sociali della rivoluzione industriale e che ispira il nome di Papa Leone XIV. Modello di riflessione etica sui cambiamenti tecnologici ed economici.
  3. E.P. Thompson, The Making of the English Working Class, London, Victor Gollancz, 1963 (trad. it. Rivolte nella storia. La formazione della classe operaia inglese, Milano, Il Saggiatore, 1969)
    Opera fondamentale per comprendere il movimento luddista nel contesto sociale dell’epoca, oltre le semplificazioni che lo riducono a “paura irrazionale” del progresso.
  4. Papa Francesco, Laudato si’. Lettera enciclica sulla cura della casa comune, Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 2015
    Enciclica che dedica ampio spazio alla critica del “paradigma tecnocratico” e alla necessità di un’ecologia integrale. Precorre molti temi ripresi da Papa Leone XIV sull’IA.
  5. Shoshana Zuboff, The Age of Surveillance Capitalism, New York, PublicAffairs, 2019 (trad. it. Il capitalismo della sorveglianza, Roma, Luiss University Press, 2019)
    Analisi contemporanea di come le tecnologie digitali rischino di trasformare l’esperienza umana in “materia prima” per algoritmi, tema centrale nelle preoccupazioni di Papa Leone XIV

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