L’attitudine sperimentale di Antoh Mansueto lo ha condotto a percorrere la via della ricerca dei materiali e delle tecniche, in cui prioritario sembra essere il confronto con l’epoca e non l’opera in sé. Una sorta di allontanamento dall’aura della rappresentazione/opera, ed avvicinamento alla pratica della produzione con conseguente rebirth creativo di fronte alle novità tecniche che contraddistinguono un’epoca, luogo/contesto che ne favorisce l’emersione dai vecchi sistemi tradizionali, influenzando le metodologie di lavoro.
Così un nuovo Antoh Mansueto, rinasce nel 2023 tramite l’Intelligenza Artificiale e la sperimentazione del nuovo mezzo è una strada ad una serie di domande, che non trovano risposta immediata, nell’uomo/artista nel confronto con il nuovo scenario. Il lavoro di Mansueto, oltre a contenere in sé questo aspetto filosofico in cui è evidente l’influenza dell’epoca sul prodotto all’interno della stessa, è interessante anche perché coinvolge tutto ciò che costituisce il suo prima dal punto di vista della conoscenza tecnica, il Mansueto ante-AI.

In questo senso viene da immaginare che egli conduce con sé, letteralmente tenendoli per mano, tutti gli elementi fisici e gassosi che compongono il suo abbecedario o meglio il suo bestiario, per farli partecipare a questo esperimento evolutivo/involutivo che non si sa quali risposte, se positive o negative, potrà mai dare, se ne darà.
Questo è il caso dell’ultimo progetto portato in pubblico da Antoh Mansueto con gli Happy Accidents, immagini realizzate e post-prodotte in Photoshop e poi rielaborate tramite l’AI e quindi non generate esclusivamente con l’AI e che verranno presentate all’evento “New Life”, domani e domenica, nell’ambito del Fuorisalone 2025, all’Osservatorio Figurale, atelier storico del quartiere Isola a Milano, dove video, opere e performance esplorano il ciclo vitale e la rinascita, tra arte visiva e coinvolgimento corporeo.
Per semplificare la comprensione della procedura, si può spiegare il funzionamento utilizzando la semplice tecnologia di chatGPT quando trasforma una nostra foto in un disegno stile Studio Ghibli. In questo caso l’utente (la massa) non fa altro che caricare una propria foto su chatGPT e lascia che lo strumento tecnologico la trasformi utilizzando un prompt preesistente, “restyle image in studio ghibli style, keep all details” e il gioco è fatto, anche se non è produzione attiva, ma totalmente passiva dal punto di vista creativo.

Sostituendo “studio ghibli” con qualsiasi altro input avremo dall’AI un risultato differente legato al nostro suggerimento, mentre sostituendo la fotografia con un’immagine grafica appositamente elaborata per essere successivamente trasformata collaborando con l’AI al fine di raggiungere un proprio obiettivo finale, il lavoro diventa generativo/attivo. L’approccio generativo/attivo è differente da quello generativo/passivo perché quest’ultimo resta un approccio ludico e limitato, funzionale alle masse per comprendere lo strumento. In questo caso si possono avere dubbi sulla reale utilità della nuova tecnologia, perché l’utilizzo e la diffusione di massa tende a banalizzarne le reali potenzialità.
Mentre nel caso del lavoro del creativo ultra-contemporaneo, che sia in Mansueto come in altri artisti digitali e multimediali, l’AI diventa invece uno strumento ulteriore da aggiungere ai propri media e che andrà ad integrare la già ampia tavolozza concettuale a sua disposizione.
Antoh Mansueto sperimenta questa tecnologia anche nel video, spingendosi oltre i propri limiti e va a cercare quegli incidenti che sono i crash generati dall’AI, veri e propri errori, che deformano ulteriormente le immagini che vengono sottoposte alla trasformazione. Di questo genere è il video Rebirth – Happy Accidents, in cui è evidente la volontà di sperimentare la tecnologia (scopo primario) e dove il racconto serve come mezzo di supporto alla sperimentazione tecnica.
Ma quelli che Mansueto fa recitare sono esseri empatici, e può valere quindi la pena soffermarsi un minimo anche sul racconto (scopo secondario), che tra l’altro descrive una possibilità non del tutto remota, vista la distopia dell’era contemporanea.

Rebirth – Happy Accidents.
#1 Goodbye Earth.
Si accendono i motori, una serie di traghetti interstellari, o navicelle spaziali, sono pronte a prendere il volo. Il suono di un sintetizzatore (generato con AI) accompagna il movimento dinamico dei motori.
Una specie, non è chiaro se umana o già post-umana, è costretta ad abbandonare la terra, ostaggio di un attacco alieno che ne deforma l’armonia consueta. Un essere metamorfico si rivolge a chi guarda ed in una lingua incomprensibile (anche questa generata con AI), racconta, forse, la storia della propria possibile fine.
L’ambiente circostante sembra surriscaldato, i colori sono acidi e i crash virtuali accentuano il carattere di imminente dissolvimento degli apparati architettonici. La fase che precede una definitiva estinzione per mezzo di una potente tecnologia bellica smaterializzante. Nel continuo del racconto che quindi resta in secondo piano rispetto all’aspetto sperimentale del prodotto, da questa devastazione provocata da esseri vestiti con tute da astronauta e provenienti da un altrove (da cui il nome di Altroviani), nascono nuove forme di vita, #2 Rebirth – New Creatures che andranno a replicare con molta probabilità, la vita di chi li ha preceduti, in un moto ciclico di rigenerazione-distruzione-rigenerazione-distruzione.

Anche se secondario, del racconto colpisce l’allineamento poetico di Mansueto al sentimento collettivo degli artisti ultra-contemporanei, che si configura con la rappresentazione di un’umanità rinchiusa in scafandri, tute da astronauta (Joseph Klibansky, Filippo Tincolini, Cris Cian, Luci Carvalho ed altri), mentre perlustra una nuova realtà che ricorda molto quella precedente (attuale), solo con colori più accesi, quell’iper-cromia che coinvolge le ultime tendenze dell’arte e che descrive la non vivibilità dell’ambiente, per via delle nuove condizioni venutesi a creare, nonostante questo ambiente conservi al suo interno una bellezza evocativa (reale vs virtuale).
Qualcosa vorrà significare questa poetica se è così tanto condivisa.
In tal senso, un ultimo riferimento di assoluto prestigio va citato, richiamando nel discorso quello che per il sottoscritto è stato il padiglione più emozionante della Biennale di Venezia del 2024, quello tedesco, in cui la fuga da una realtà invivibile ed irrespirabile è stata effettivamente messa in scena dal capolavoro di Yael Bartana ed Ersan Montag, con l’astronave Generation Ship pronta a lasciare la Terra per esplorare nuove galassie.

In Mansueto, oltre al fattore sperimentale e tecnico, anche l’aspetto poetico, seppur come detto di supporto alla sperimentazione, descrive l’aspetto decadente della propria epoca e questo fattore diventa determinante per valutare la qualità del suo lavoro e collocarlo in maniera definitiva tra gli artisti del proprio tempo, che non imitano gli stili del passato, perché non ne sentono il bisogno, ma avvertono il presente e lo descrivono nella maniera più immediata possibile, semplicemente utilizzandolo.
Sono questi gli artisti che aprono alla lettura della propria epoca e non i vari e indiscutibilmente bravi pittori e scultori tradizionalisti, bloccati nella bella figura tradizionale delle accademie, fedeli ai loro pennelli e scalpelli, per carità, belli, ma ruffiani e fermi al ‘600 e con un pubblico che non accetta le novità del proprio tempo e che probabilmente non capisce l’arte.
L’AI è dentro la nostra epoca e il suo utilizzo nelle arti visive è destinato ad aumentare in maniera esponenziale. Sarà interessante osservare quali novità potrà portare e in che modo continuerà a svilupparsi nell’auto-rigenerante mondo delle arti visive.