Presentata oggi la mostra Street Art Revolution a Parma presso il Palazzo Tarasconi

Inaugura oggi presso Palazzo Tarasconi di Parma “Street Art Revolution da Warhol a Banksy: la (vera) storia dell’Arte Urbana”, una mostra che vede la direzione artistica di Luca Bravo e la curatela di Giuseppe Pizzuto. L’esposizione presenta opere di artisti di fama internazionale come BanksyKeith HaringBlek Le Rat, Obey, Andy Warhol e molti altri, celebrando l’evoluzione della Street Art e dei suoi linguaggi espressivi. Street Art Revolution si propone di raccontare come la Street Art abbia rivoluzionato il mondo dell’arte, sfidando le convenzioni tradizionali e portando l’arte direttamente alle persone. Questo movimento ha democratizzato l’accesso alla creatività, rendendo le opere visibili a tutti grazie all’uso dei muri cittadini, indipendentemente dal background sociale o economico.

La mostra è stata presentata stamattina in una conferenza stampa a Palazzo Tarasconi, alla presenza del curatore Giuseppe Pizzuto, il direttore artistico Luca Bravo, il gallerista Deodato Salafia, l’imprenditore e attuale proprietario del palazzo Corrado Galloni, il vicesindaco di Parma Lorenzo Lavagnetto.

La scelta di Parma non è casuale, ma nasce da un rapporto personale tra gli organizzatori e la città. Come spiega uno dei promotori della mostra: “Ho scelto Parma grazie alla mia amicizia con Corrado Galloni. Da anni parlavamo di creare qualcosa di significativo per la città, qualcosa che potesse davvero lasciare il segno. Street Art Revolution è il risultato di questo desiderio, ed è pensata come un viaggio oltre il tempo e lo spazio, capace di scuotere le certezze e di affrontare le contraddizioni della nostra società, e inevitabilmente di noi stessi.”

L’allestimento della mostra, pensato concettualmente come un percorso in metropolitana, è sviluppato con un attenzione per lo spazio espositivo e per l’interazione con il pubblico, dando un nuovo significato alla fruizione dell’arte urbana. All’interno dell’esposizione è infatti disponibile anche un’audioguida in italiano e inglese, prodotta da Artuu Lab, che consente al visitatore, tramite una mappa interattiva, di scoprire curiosità e approfondimenti sugli artisti e le opere in mostra.

Uno dei punti centrali della mostra è il rapporto tra la street art e il mondo dell’arte istituzionale. Come spiegano gli organizzatori, la street art è nata per stare “fuori”, per vivere nello spazio pubblico, spesso senza permesso, e quindi la domanda che sorge spontanea è: può la street art entrare nei musei? La risposta non è semplice. Alcuni sostengono che non può, che la sua essenza rimane ancorata alla strada. Tuttavia, la mostra cerca di raccontare questa evoluzione, mostrando come alcuni artisti, pur restando fedeli alla loro natura ribelle, siano entrati nel dibattito istituzionale e siano diventati parte integrante della storia dell’arte contemporanea.

Deodato Salafia, ha riflettuto sul ruolo di internet nella diffusione della street art: “Probabilmente internet ha contribuito tantissimo a costruire intorno alla street art tutto quel rumore e quell’interesse che oggi ci porta qui. Prima di internet, gli artisti si tenevano in contatto in modo più lento, scambiandosi fotografie e materiale. Con l’avvento del web, però, tutto è diventato più comunitario, più interconnesso. Questo ha permesso alla street art di evolversi e di espandere la sua influenza in tutto il mondo.”

Il dibattito su cosa significhi fare arte nello spazio pubblico è inevitabilmente legato anche a una riflessione politica. Fare street art, secondo gli organizzatori, è di per sé un atto politico. “Ogni intervento nello spazio urbano ha una valenza politica,” spiega uno dei curatori, “non necessariamente partitica, ma politica nel senso che modifica un equilibrio preesistente. Che sia un messaggio, una forma o un colore, chi decide di lavorare per strada compie un gesto che ha un impatto, anche se solo a livello visivo.”

Street Art Revolution è però anche un’occasione per riflettere sul futuro della street art. Deodato Salafia pone una domanda interessante: “La street art è pronta per essere storicizzata? Gli artisti di questo movimento hanno ormai 55-60 anni, e oggi, per fare street art, spesso si chiede il permesso, mentre una volta si ‘pasticciava’ per strada senza autorizzazione. Questo segna un cambiamento profondo, e forse è arrivato il momento di riconoscere la street art come un movimento che merita di essere studiato e preservato nella storia dell’arte”.

Chi visita Street Art Revolution è invitato a lasciarsi trasportare dall’esperienza, a pensare di meno e sentire di più. Come recita la didascalia all’ingresso della mostra: “Andate oltre quello che vedono i vostri occhi, percepite l’etica dietro l’estetica. I grandi artisti, prima di essere tali, sono grandi pensatori, e il nostro dovere è cercare di recepire i messaggi che ci vogliono trasmettere.”

La mostra viene accompagnata anche dal podcast “Street Art Urban Stories” prodotto per l’occasione dalla Galleria Wunderkammern e condotto da Giuseppe Pizzuto, con 10 episodi tematici che vedranno la partecipazione di artisti e professionisti legati al mondo della street arte della urban art.

“Street Art Revolution da Warhol a Banksy: la (vera) storia dell’Arte Urbana” sara visitabile fino al 2 marzo 2025.

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