Paratissima cambia sede e rivoluziona la propria immagine. Come è andata la ventesima edizione

La settimana dell’arte autunnale di Torino si è conclusa, ed è giunto il momento di analizzare il ricco programma della manifestazione, colma di eventi, mostre e fiere satellite. Iniziamo con Paratissima, una fiera concepita per offrire una vetrina agli artisti emergenti, in contrapposizione ad Artissima, dove artisti, performer e giovani curatori possono esprimersi in uno spazio di rilevanza. Fondata nel 2005, Paratissima è una manifestazione ibrida e multiforme, capace di dare spazio alle nuove correnti e voci indipendenti. Nata da un evento autogestito, nel corso degli anni è diventata uno degli appuntamenti principali dell’Art Week torinese. Abbandonati gli storici e suggestivi spazi della Cavallerizza Reale, l’evento trova ora casa agli Uffici SNOS in Corso Mortara, una sede affascinante, ma occupata solo temporaneamente in attesa di raggiungere l’ambita ex fabbrica Superga. Trasferimento che ha rappresentato una sfida, obbligando Paratissima a mettere in atto modalità di allestimento e progettualità alternative riqualificando una struttura iconica, ma ideata per scopi assai lontani dal mondo dell’arte.

Quest’anno non segna solo l’inaugurazione di una nuova location, ma rappresenta anche un traguardo significativo: Paratissima compie 20 anni, riconfermandosi come punto di riferimento culturale per la città piemontese. Sotto la direzione di Andrea Schiavo e Lorenzo Germak, la fiera d’arte indipendente ha scelto di fondere spazi dedicati al lavoro con l’arte contemporanea, ospitando esposizioni, festival, laboratori, gallerie, special projects, desk, sale riunioni, workshop all’interno di un’architettura caratterizzata da linee curve e sinuose, pareti trasparenti, vivaci colori e giochi di luce. L’arte si sostituisce quindi ai complementi d’arredo convenzionali di un ufficio creando un linguaggio espositivo e curatoriale inesplorato ed inaspettato.

Special-Project-Jackal-Project-di-Jacopo-Mandich
Special Project Jackal Project di Jacopo Mandich

L’evento, svoltosi nelle giornate tra il 31 ottobre e il 3 novembre 2024, si è esteso lungo i tre piani dell’edificio snodandosi in numerose stanze e corridoi, simili ad un labirinto nel quale suggestioni e immaginari diversi si incontrano. A guidare il pubblico attraverso l’area espositiva è stata l’installazione itinerante “Jackal Project” di Jacopo Mandich, composta da creature esili e slanciate, presenze discrete e misteriose capaci di illuminare un percorso fatto di stimoli visuali e sonori.

Special Project Visioni Kafkiane Immagini dellirreale di Alessandro Scali

Denominata simbolicamente “VENTI”, questa edizione di Paratissima si è distinta per l’aspirazione a rinnovarsi, rivoluzionando il proprio modo di gestire allestimenti, partnership e progetti multimediali.  Tra le innovazioni più significative, troviamo la presenza di Catherine Gipton, prima curatrice d’arte virtuale, che ha concepito una mostra utilizzando un’Intelligenza Artificiale sviluppata dall’artista Alessandro Scali. Oltre a questo, Paratissima propone un ricco palinsesto di performance e talk multidisciplinari chiamato “Paratissima Live”. Intrusa estranea all’arte contemporanea, seppur a volte fondamentale per distendersi dopo una maratona nei molti ambienti espositivi, è stata l’ironica Flow Room, una sala dedicata al relax all’interno della quali i visitatori possono sperimentare la pratica dello Shiatsu, grazie ai trattamenti offerti dai professionisti del circolo Arci MeLaShiatsu.

EXHIBITION Liquida Winter Edition a cura di Laura Tota

D’altronde, con oltre 350 artisti coinvolti e la presentazione di più di trenta mostre, tra cui focus e progetti speciali, è fondamentale prendere qualche boccata d’aria tra una visita e l’altra. Tra le esposizioni principali, spiccano “Come la pelle che mi nasconde”, a cura di Mario Bronzino, e “Liquida Winter Project” di Laura Tota, figura di riferimento per quanto riguarda la curatela nell’ambito della fotografia, oltre che coordinatrice di PhEST – See Beyond the Sea. Entrambi, hanno saputo immergerci in atmosfere uniche, costruite dall’incontro tra superficie e interiorità, composte dall’attenta selezione di opere dall’estetica semplice, “immediata”, dietro cui si celano intricate reti di segni, rappresentazioni, questioni esistenziali e fragilità, vere e proprie “immagini mentali” tradotte tramite le pratiche di giovani e talentuosi artisti. Merita una citazione anche “Imago Mundi”, a cura di Carla Gerbino, mostra che smuove un tessuto creativo composto da icone, credenze, finzioni e simboli che determinano la coscienza umana la cui percezione è costantemente influenzata da fattori socio-culturali e tecnologici.

Un ulteriore elemento di spicco è stata la sezione Special Projects, che ha offerto proposte innovative, come gli interventi sperimentali della XVIII edizione di Share Festival, intitolata “All Natural”, “Spiriti liberi. Archetipi femminili tra natura e sogno” di Mara, “Non ti scordar di me” di Amedeo Abello e “Amore Immortale” di Andrea Pizzari. Questi progetti, caratterizzati da molteplici identità, si avvalgono delle straordinarie capacità trasformative delle nuove tecnologie multimediali, della trasformazione dei classici archetipi femminili, della negazione e sottrazione del ritratto tradizionale e della forza scaturita dall’accettazione delle proprie vulnerabilità, offrendo chiavi di lettura uniche per esplorare l’universo visivo contemporaneo.

Particolarmente degno di nota nell’ambito di Share Festival risulta lo spazio dedicato ai progetti originati dal laboratorio Artmaker. In questa sezione, il pubblico ha potuto entrare a contatto con opere che indagano il rapporto tra tecnologia e creatività artistica, come le installazioni degli artisti Apotropia e Fabio Battistetti. Un’altra iniziativa di grande importanza è rappresentata da Share Campus, realizzato in collaborazione con l’Accademia Albertina di Belle Arti, dove giovani artisti hanno presentato un’installazione in realtà aumentata che affronta il tema dell’estinzione degli animali. 

NICEFair Contemporary Visions XI Edizione Materia Madre a cura di Margherita Caselli e Paola De Pasquale

Naturalmente, trattandosi di una fiera, non possiamo trascurare le gallerie che hanno esposto le loro collezioni all’interno degli Uffici SNOS: CSA Farm Gallery, Galleria Artequadri e Galleria T-Affordable. Tuttavia, la sezione dedicata alle gallerie ha riservato poche sorprese, tra cui riteniamo sia giusto segnalare la selezione presentata da CSA Farm Gallery, progetto nato nel marzo 2015 che espone sia artisti emergenti che affermati, composta da collage, dipinti e opere a tecnica mista dal carattere astratto ed elegante connotate da un notevole gusto per gli abbinamenti cromatici. Tra i pezzi più interessanti troviamo “Intersezione con cerchi alfa” (2021) di Davide Pesce e “Composizione 22” (2022) di Agre Antonio Agresti.

Continuiamo l’excursus dedicato a Paratissima, ricordando la presenza delle mostre prodotte all’interno del master per curatori N.I.C.E Contemporary Vision, animate da giovani professionisti dell’arte contemporanea che hanno saputo costruire percorsi espositivi coerenti e colmi di artisti talentuosi. Nella sezione dedicata al corso, la mostra protagonista è stata “Send me your location”, a cura di Noemi De Simone e Chiara Lorenzetti, vincitrice del premio come miglior progetto curatoriale, che offre ai suoi curatori l’opportunità di lavorare alle mostre personali del Best Nice Artist 2024 e del Best Emerging Artist 2024. La mostra affronta il tema della relazione tra spazio e tempo, esplorando come la cartografia contemporanea, spesso basata su dati oggettivi, trascuri le esperienze soggettive e le narrazioni personali. Attraverso l’idea di una geografia emotiva, il progetto invita a riflettere su come il camminare e il perdersi possano riannodare i legami tra individui e ambiente, generando una mappa sensibile che valorizza le micro-storie in contrasto con le rappresentazioni asettiche della realtà.

Concludiamo questo viaggio all’interno di Paratissima VENTI elencando alcuni tra gli artisti emergenti vincitori dell’edizione 2024, che riteniamo siano scoperte intriganti meritevoli di essere approfondite oltre il contesto fieristico: Sandra Paul, Duccio Guarnieri, Beatrice Caruso, Sara Zunino, Chiarab e Julia Bohle. Sentiremo ancora parlare di questi autori, che attraverso molteplici linguaggi hanno saputo costruire stili e ricerche artistiche singolari, conquistando un posto all’interno della prossima edizione. Con i loro lavori hanno colpito curatori e organizzatori della manifestazione, facendosi spazio tra l’enorme quantità di opere presenti e suscitando forti emozioni nel pubblico. Anima e corpo della fiera d’arte, che continua a distinguersi come crocevia di idee e talenti, sono i giovani curatori e artisti che, insieme, costruiscono esperienze uniche e irripetibili, originate direttamente dalle correnti nascenti del contemporaneo.

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