Padiglione Italia, il progetto di Bartolini? Un invito al dialogo interiore. A suon di musica

È stato presentato in questi giorni, al Ministero della Cultura a Roma, il Padiglione Italia della 60esima edizione della Biennale di Venezia: “Due qui – To Hear”. Il curatore del Padiglione Italia e l’artista, rispettivamente Luca Cerizza e Massimo Bartolini (qua abbiamo spiegato ai nostri lettori chi è l’artista, ndr), hanno spiegato, in modo esaustivo e chiaro, il progetto che caratterizzerà il Padiglione Italia della prossima Biennale d’Arte.

Massimo Bartolini.

Il titolo Due qui – To hear suggerisce come ascoltare (“tendere l’orecchio”) sia una forma di azione verso l’altro. È proprio questo il tema e l’intento dell’intero progetto. Ascoltare l’altro ci mette in una posizione di messa in discussione e ci invita anche ad ascoltare noi stessi. Soltanto con la piena consapevolezza di noi possiamo comprendere ed accogliere altro fuori da noi. Ad agevolare questo percorso ci viene incontro la Musica, linguaggio universale e accessibile a tutti. Sono stati inclusi nel progetto a questo proposito le giovani compositrici Caterina Barbieri e Kali Malone e uno dei musicisti più importanti della musica sperimentale degli ultimi cinquant’anni, Gavin Bryars (insieme con il figlio Bryars). Oltre alla musica anche altre discipline hanno un ruolo fondamentale nell’opera di Bartolini, con il coinvolgimento della scrittrice e illustratrice per l’infanzia Nicoletta Costa e il romanziere e poeta Tiziano Scarpa, i cui testi saranno performati all’interno dello spazio del Giardino nei giorni dell’inaugurazione e come parte del Public Program.

Il progetto del Padiglione Italia si dipana in un itinerario tripartito che lo spettatore può compiere in due diversi sensi di marcia attraverso gli spazi delle due Tese e quelli del Giardino delle Vergini.

Nel giardino lo spettatore si imbatterà in un’installazione sonora costruita attorno ad alcuni alberi. Il musicista Gavin Bryars (1943, Gran Bretagna) è stato invitato a comporre un nuovo pezzo che trasporta in linguaggio musicale una poesia del poeta argentino Roberto Juarroz (1925-1995) A veces ya no puedo muoverme (Certe volte non riesco più a muovermi). Il componimento allude a un essere umano che si sente come un albero (o ad una forma vegetale ancorata alla terra da radici) che ha, nello stesso tempo, la percezione di nascere da tutte le cose e che tutte le cose nascano da lui, in una forma di immobilità che diventa relazione.

Massimo Bartolini, Bodhisattva che pensa, matita sucarta, 2024.

Proseguendo, sul lato diametralmente opposto, la Tesa 2 ospita un’altra opera sonora che rappresenta una seconda figura: lo spettatore sarà colpito da una statuetta di bronzo raffigurante un Bodhisattva pensieroso, tipico dell’iconografia buddista. Il Bodhisattva è un uomo che, dopo aver raggiunto l’illuminazione, vi rinuncia per  aiutare il prossimo ad acquisirla. Caratteristica primaria e imprescindibile del Buddha è quella di stare fermo, il non-agire. Nella sua immobilità, però, riflette. Pensa. Non esistono luoghi né tempi. Questo senso di immobilità viene amplificato e reso più efficace da un continuo suono che si diffonde nella Tesa. Si viene quindi a delineare una forma di relazione profonda con il Mondo. Ascoltare, stare fermi e immobili ci mette in totale contraddizione con l’agire, caratteristica propria del principio della Storia.

Esattamente al centro delle due figure, in un percorso circolare, è posta un’altra installazione, sempre sonora, ma ambientale. Siamo posti innanzi ad uno spazio di esplorazione all’interno del quale lo spettatore è chiamato a partecipare attivamente e a ricercare un centro, un punto di incontro e di equilibrio, potremmo forse ipotizzare persino di pace? È qui che i componimenti di Caterina Barbieri e Kali Malone sono parte attiva e integrante del progetto e invitano coloro che li percepiscono ad abbandonarsi e a lasciarsi andare alla scoperta di sè e di ciò che li circonda, in un rapporto di arricchimento interiore e scambio emozionale senza precedenti.

Un progetto innovativo, una scommessa forte, una rivoluzione dinamica e attiva nel mondo dell’Arte contemporanea italiana. Un modo per scoprirsi e ri-scoprirsi. Un mezzo per ascoltare e percepire l’altro, in un dialogo spontaneo e naturale senza barriere che ben si intona con il tema generale della Biennale. Non ci resta che vedere con i nostri occhi e partecipare attivamente a questa magia.

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