LIFE: il presente sotto osservazione. Il nuovo festival di ZONA K alla Fabbrica del Vapore

Con un titolo che evoca la celebre rivista americana capace di raccontare per immagini i momenti chiave del Novecento, LIFE è il nuovo festival ideato da ZONA K: un progetto che attraversa linguaggi e sguardi, capace di interrogare con urgenza e profondità la realtà che ci circonda. Dal 7 maggio al 21 giugno 2025, LIFE animerà Milano con performance, installazioni, fotografia e teatro, alternando riflessione poetica e critica politica, azione scenica e ricerca visuale. Un evento che non si limita a rappresentare il mondo, ma lo interroga nel suo continuo mutare, attraverso le domande radicali che solo l’arte può porre.

La giornata inaugurale, ospitata alla Fabbrica del Vapore – partner e coproduttore del progetto, con il patrocinio del Comune di Milano – incarna fin da subito il carattere del festival: multidisciplinare, partecipativo, radicato nel presente. Dries Verhoeven, tra le voci più taglienti della scena performativa europea, presenta in prima nazionale Everything Must Go, installazione vivente che replica una corsia di supermercato per smascherare, tra ironia e inquietudine, la fragilità etica del nostro consumismo. Tra scaffali, sorveglianza e un performer travestito da Biancaneve suina, si svela un’umanità spinta ai margini dal mercato, dove anche il furto diventa gesto politico o parodia della morale pubblica.

15122017 Bethlehem West Bank A Catholic pacifist try to stop an israely soldier ready to shoot

A seguire, Pietro Masturzo e Samuele Pellecchia dell’agenzia Prospekt inaugurano la mostra Cronache di un’apartheid, testimonianza visiva di oltre vent’anni di ingiustizie nella Palestina occupata. Un racconto asciutto e potente, che si confronta con la documentazione e la denuncia, proponendo una narrazione fotografica che non cerca il sensazionalismo, ma la persistenza dello sguardo.

Chiude la serata Who’s Afraid of Representation?, performance di culto di Rabih Mroué e Lina Majdalanie, che affianca body art e violenza mediatica, in un parallelismo tra arte e conflitto che scava nella rappresentazione della sofferenza. In scena, due attori si alternano tra performance art e cronaca, tra Gina Pane e attentatori libanesi, interrogando il nostro rapporto con l’immagine e la memoria, tra estetica e responsabilità. Il giorno successivo, Mroué approfondirà questi temi con la conferenza Sand in the Eyes, dedicata alla manipolazione visiva nei media di guerra e propaganda.

Ma LIFE non si esaurisce in un’apertura d’impatto. Fino al 21 giugno, il festival si espande in tutta la città, costruendo una rete di collaborazioni con ZONA K, Teatro Out Off, Teatro Fontana e spazi non convenzionali. Ogni appuntamento è una soglia: tra arte e informazione, tra racconto e verità, tra spettatore e cittadino. LIFE si presenta così come una piattaforma fluida, dove i linguaggi si intrecciano – dalla performance alla fotografia, dal teatro documentario alla riflessione filosofica – dando forma a una narrazione collettiva che non pretende di spiegare, ma di ascoltare e far emergere.

Rabih Mroué Who afraid of representation Foto Houssam Mchaiemch

Accanto alle produzioni artistiche, il festival consolida alleanze nazionali e internazionali, coinvolgendo realtà come Stratagemmi – Prospettive Teatrali, cheFare, IN-SITU, Residenze Digitali, Base Milano, e molte altre, oltre a istituzioni, media, consolati e reti culturali. Un ringraziamento speciale va a Festival delle Colline Torinesi e al FIT Festival di Lugano per il sostegno.

LIFE è uno spazio vivo, attraversato da voci e corpi, in cui la scena si fa lente, specchio e detonatore. In un’epoca in cui la verità è continuamente manipolata, in cui la rappresentazione si fa terreno di conflitto e consenso, ZONA K offre una proposta radicale e necessaria: rimettere al centro lo sguardo, la complessità, la presenza. Perché osservare, oggi, è già un atto politico.

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