“L’Eternauta” su Netflix: la graphic novel che sfidò la dittatura torna a parlare al presente

Tra le opere a fumetti più impresse nella memoria collettiva spicca L’Eternauta, straordinaria creazione del 1957 nata dalla penna di Héctor Oesterheld e dai disegni di Francisco Solano López. Questo racconto, apparentemente fantascientifico, affronta temi politici e sociali profondi, arrivando persino a prefigurare l’oscurità della dittatura militare argentina del 1976. La storia ha avuto un impatto profondo soprattutto in Argentina e nel resto dell’America Latina, toccando corde sensibili della coscienza popolare. Oggi, in un periodo fragile per l’Argentina — guidata da circa un anno e mezzo dalla controversa figura di Javier Milei — e in un contesto globale segnato da una crescente ondata di populismi e nazionalismi, L’Eternauta torna a far parlare di sé grazie a un adattamento televisivo prodotto in Argentina e disponibile su Netflix dal 30 aprile.

Bruno Stagnaro dirige l’adattamento argentino dell’omonimo fumetto di Héctor Oesterheld e Francisco Solano López – opera fondativa per la cultura sudamericana, in bilico tra sci-fi e politica. Il risultato? Sei episodi densi, tesi, rigorosi. Siamo a Buenos Aires quando un evento impossibile la travolge: una nevicata silenziosa e mortale, che falcia la popolazione in pochi istanti, riducendo l’umanità a una clandestinità disperata e claustrofobica. Le strade diventano tombe bianche, i superstiti si chiudono in rifugi improvvisati, mentre la città, come il tempo, si congela. Dentro questo vuoto si muove Juan Salvo, interpretato da un Ricardo Darín misurato ma centrale. Un uomo qualunque, senza aura eroica, costretto a reagire mentre tutto crolla, inconsapevole testimone dell’inizio della fine.

La serie non tradisce l’essenza del racconto originario: il senso di oppressione, l’invisibilità del potere, la metafora della colonizzazione e della dittatura. Ma Stagnaro, nella sua doppia veste di regista e sceneggiatore, sceglie un registro più intimista, più carnale. In questa scelta si perde forse qualcosa dell’allegoria potente di Oesterheld – e si attenua il suo grido politico – ma si guadagna in prossimità, in dolore riconoscibile, in tensione emotiva. Il focus è sulle dinamiche umane, sull’isolamento, sull’improvvisa caduta delle infrastrutture sociali. L’allegoria politica – presente, sì – non viene però mai realmente fatta deflagrare. 

L’Eternauta arriva in un momento storico in cui l’Argentina è di nuovo attraversata da inquietudini forti. La serie, tuttavia, non fa di questo un punto d’urto. Preferisce suggerire, evocare, invece che denunciare. Sceglie il tono basso, forse per non sbilanciarsi, forse per restare più universale. Ma nel farlo rinuncia a parte della radicalità che aveva fatto del fumetto un atto politico dirompente. 

La serie tende, soprattutto nei primi episodi, a trattenersi, a cercare un equilibrio fra il desiderio di omaggiare il fumetto e quello di sedurre il pubblico globale. Il risultato è un racconto che si concede il tempo per costruire, ma che a tratti rinuncia alla vertigine politica che rese L’Eternauta un’opera seminale: ricordiamo che Oesterheld fu sequestrato e fatto sparire dalla dittatura proprio per la sua voce inascoltabile e necessaria.

Eppure, nei momenti migliori, la serie ci ricorda perché abbiamo ancora bisogno di questa storia. Perché ogni generazione ha la sua nevicata letale, e ogni epoca deve fare i conti con i propri invasori, spesso invisibili, spesso accolti come salvatori. La produzione è solida, il comparto visivo convincente: gli effetti speciali restituiscono con sobrietà ed efficacia il senso di catastrofe e di assedio. La neve non è un effetto: è un nemico. Come l’indifferenza. Come il potere che agisce senza volto. L’Eternauta è un ponte: tra graphic novel e serialità, tra memoria e attualità, tra Sudamerica e mondo. Non è un’opera perfetta, né pretende di esserlo. Ma ha il merito – raro – di rimettere al centro l’umanità, che resiste, che si adatta, che si perde e si ritrova nei legami con gli altri. 

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