L’arte fuori dai circuiti (pt. 1): 70 Chiodi, manifesto di una nuova generazione

Oggi l’arte è in costante evoluzione. Internet, i social, le piattaforme di distribuzione diretta hanno reso non più necessaria l’intermediazione tradizionale. Non servono galleristi, curatori o bandi per rendere pubblico un gesto artistico: basta una strada, un’idea e spesso, uno smartphone.

Oggi una nuova generazione di artisti – eterogenea, fluida, spesso non allineata – porta avanti quell’intuizione in forme sempre più ibride: tra pittura e performance, attivismo e installazione, musica e disobbedienza civile. Non cercano di entrare nel sistema, lo aggirano o lo usano solo quando serve. Le loro pratiche non sempre rientrano nei radar della critica o nelle griglie del mercato. Eppure, stanno modificando il paesaggio visivo e simbolico delle nostre città, producendo segni, azioni e forme che sfuggono alla catalogazione, ma raccontano con forza il presente.

Questa inchiesta è un tentativo di osservare alcune di queste traiettorie senza però pretendere di definirle, ma provando a leggerle per quello che sono: tentativi urgenti, a volte fragili, di esistere pubblicamente attraverso l’arte.

70 Chiodi e nessuna barriera. Con Enrico Rassu e No Ball Games la creatività torna a farsi materia, relazione e collettività

Il 17 maggio 2025, in via Paolo Sarpi 42, Milano ha ospitato qualcosa di più unico che raro: una serata che non si è limitata a esporre opere, ma le ha messe in circolo. Settanta artisti, settanta chiodi (da cui prende il nome il progetto), uno spazio indipendente – Spazio Verso – e un’idea semplice quanto rivoluzionaria: l’arte non si seleziona, si presenta. A organizzare l’evento è stato No Ball Games, il progetto collettivo guidato da Enrico Rassu, e l’effetto è stato immediato: un concentrato di energia creativa, libera, spontanea, priva di etichette o filtri.
Non c’erano inviti, né criteri di ammissione ma olo desiderio di esserci tramite passaparola, per mostrare e condividere.

Wednesday Hilario, acrilico su tela, cm 80×60.


La risposta del pubblico è stata esplosiva: centinaia di persone si sono riversate nello spazio, portando con sé opere, parole, corpi, suoni. “La galleria si è riempita di opere di ogni genere, di artisti e appassionati arrivati da tutta Milano e non solo”, ha scritto Rassu il giorno dopo, in un post su Instagram diventato virale.

“Sabato centinaia di persone si sono riunite nuovamente sotto la stessa bandiera di libertà e comunità”. Ogni partecipante ha ricevuto un ritratto fotografico scattato sul posto, e ha risposto a una semplice domanda: “Perché?”. Fotografia, grafica, pittura, poesia, design, abbigliamento, installazione – ogni linguaggio era il benvenuto.
Era prevista anche una seconda fase con impianto audio, open mic e live set al piano inferiore. Ma dopo sole tre ore, a seguito di segnalazioni per sovraffollamento, le forze dell’ordine hanno chiuso l’evento, costringendo i partecipanti a smontare le opere.
“La causa? Troppa arte ed energia”, ha scritto Rassu con ironia. “Ci chiediamo se siamo nel paese sbagliato. But this is how we do ♥️”.

Banksy, No BAll Games, cm 67×70.


Nato nel giugno 2024 dal libro fotografico omonimo, No Ball Games è più di un progetto: è una piattaforma orizzontale di creatività urbana. Ispirato da un cartello britannico che vietava di giocare a palla nei cortili popolari di Londra, il nome è diventato manifesto: non alla repressione dell’istinto, sì all’espressione libera. Il movimento è stato co-fondato da Rassu insieme alla scrittrice Greta Scarselli e al musicista Lvnar (Marco Ferrario), e accoglie writer, skater, fotografi, registi, freestyler, designer, breaker, biker e artisti visivi. Nessuna gerarchia, nessun format fisso. Solo desiderio, comunità e contaminazione.
Nel giugno del 2024, No Ball Games aveva già fatto parlare di sé con una tre giorni alla Finestreria, sempre a Milano, dove una galleria d’arte si era trasformata in mostra-festa: freestyle improvvisati, video, dj set, una cameretta ricostruita per registrare un mixtape open mic con chiunque volesse partecipare. Senza curatori, senza pressioni discografiche, senza playlist da compiacere. Solo vita.
Oggi No Ball Games è un ambiente in continua espansione, dove l’arte si manifesta come azione collettiva, e dove ognuno può essere protagonista. “Mi interessa aiutare chi ha qualcosa da dire ma non sa come farlo. Non serve essere già famosi o avere un curriculum. Serve solo voler partecipare”, racconta Rassu.


Classe 1997, nato a Sassari e formatosi tra Sardegna, Londra e Milano, Rassu ha iniziato come fotografo documentando la scena musicale italiana – da Sfera Ebbasta a Madame, da Club Dogo a Fabri Fibra – per poi approdare a collaborazioni internazionali con OVO Sound, Majid Jordan, Roy Woods, IAMDDB, Lous and the Yakuza, fino ai set per ASAP TyY. Il suo sguardo si è intrecciato con realtà come Zegna, Apple Music, Off-White, A-COLD-WALL, Fujifilm, Golden Goose
Ma la sua ricerca non si è mai limitata alla fotografia. Nel 2022 ha creato Marseille, Sicuro e Suono per C.P. Company, un’indagine sulla presenza del marchio nei diversi tessuti sociali della città. Tra 2023 e 2024 ha realizzato Rosa’s Pills, un progetto dedicato alla salute mentale con mostre tra New York, Roma e Trento, sostenuto da Angelini Pharma. Ogni progetto, ogni mostra, ogni mixtape è per lui una forma d’inchiesta culturale, emotiva, urbana.


Con 70 Chiodi e il movimento No Ball Games, Enrico Rassu non ha solo organizzato un evento: ha contribuito a consolidare un nuovo modello di accesso e partecipazione nell’arte contemporanea, che ricorda da vicino ciò che, anni fa, è accaduto nella musica – quando collettivi indipendenti, mixtape autoprodotti e spazi informali hanno scardinato le logiche tradizionali dell’industria.
Oggi, anche nell’arte visiva, qualcosa si muove. A Milano, e non solo, si moltiplicano le esperienze che mettono al centro l’autonomia, la libertà creativa e l’inclusione reale. No Ball Games è una di queste. Non nasce per opporsi al sistema, ma per dimostrare che un altro modo è possibile. E che già esiste. Basta guardarlo in faccia.

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