La Fine dell’Era Database: come l’AI ci sta liberando da 60 Anni di Ossessione per il Dato

Per sessant’anni abbiamo vissuto sotto la dittatura del database. Ogni aspetto della nostra esistenza digitale è stato plasmato, deformato e costretto dentro le rigide gabbie di tabelle, colonne e relazioni. Il modulo delle tasse che ci costringe a scegliere tra categorie che non ci rappresentano, il biglietto del cinema che richiede dati che nessuno userà mai, la creazione di cataloghi che trasformano la complessità del mondo reale in freddi elenchi numerici, l’acquisto online che ci obbliga a navigare attraverso infiniti filtri e form. Tutto, assolutamente tutto, è stato guidato da database.
Fino ad oggi, quando si concepisce un sistema informatico, si parte dal database. È il DB a fissare che tipo di informazione sarà trattata e quale no, in modo formale, rigido, implacabile. E noi ci siamo adattati, autoaddomesticandoci come cani ben addestrati. Se ti scordi un dato in fase di progettazione, apriti cielo, mesi di lavoro per modificare i sistemi, sì perché ogni dato è correlato con molti altri dati, con regole verbose e spesso in contraddizione, basti pensare alle regole che sottengono la creazione di una busta paga, solo per fare un esempio.

L’Ossessione del Dato Perfetto

Questa impostazione ha spinto l’umanità a vivere una realtà formale. Siamo tutti ossessionati dal dato. Quando andiamo a fare una pratica in comune, o quando compiliamo un form online o in azienda, è il dato a comandare. Se manca un dato… siamo fottuti. Il sistema si blocca, l’impiegato scuote la testa, il processo si interrompe. Allo stesso modo, il dato è ciò che conta quando fruiamo le informazioni: risultati di ricerca ordinati per rilevanza algoritmica, prodotti filtrati per caratteristiche predefinite, contenuti personalizzati basati su profili demografici.
Ma la nostra realtà, la natura e le leggi fisiche, funzionano così? Assolutamente no. Il mondo reale è un mondo approssimato. Noi uomini ci scordiamo un sacco di cose, dobbiamo ripeterci le cose, le strade vengono interrotte, cambiano e la segnaletica è spesso imprecisa, la biologia ed il nostro DNA non sono perfetti. Ci troviamo di fronte al menù del ristorante e spesso certi piatti sono terminati, ma il menù era ancora completo e infine in qualche modo ceniamo e portiamo a casa un buon ricordo. Ordiniamo l’acqua gassata e ci arriva naturale. Spesso ci diciamo deliberatamente menzogne. La vita reale è una vita imperfetta, eppure va avanti, funziona, si adatta.
Nonostante ciò, siamo stati spinti a credere che la vita perfetta sia una vita data-centric. I matrimoni saltano come popcorn, ma certamente dobbiamo avere 4 testimoni, rigorosamente registrati in dei registri. A che pro? A che servono? Sì, sì, c’è un motivo se ci sono, ma su milioni di matrimoni, quante volte questo motivo è attuato? E però i matrimoni saltano e nulla viene fatto per migliorare questo trend, saltano coi testimoni…ma quanto siamo diventati ridicoli.
Una volta rinnovai il passaporto. Al momento del ritiro mi si chiese, per ritirarlo, un documento. Il dato a volte è assurdo a se stesso: il passaporto dovrebbe certificare chi sono, se dubitiamo di questo, tanto che mi serve un altro documento, decade la sua prima funzione.

L’Assurdità del Sistema Attuale

Ragioniamo su come è fatto un sito di eCommerce oggi: hai un DB, dedichi dai 20 ai 60 minuti per caricare in questo database ogni singolo prodotto, prendendo le immagini dal catalogo del fornitore, colore, taglie, eccetera, poi segni le quantità, metti online. Il cliente deve sfogliare, con i filtri per taglia, colore eccetera, le centinaia di pagine dei prodotti, poi mettere in un carrello e compilare un lungo e super fastidioso form.
Anni di lavoro umano spesi per prendere dati da fonti varie, organizzarli in un database e poi obbligare il cliente a seguire quella struttura rigida per poter acquistare. Ma c’è di peggio: ognuna di quelle fonti – il catalogo del fornitore, il listino prezzi, l’Excel con le taglie – rappresenta a sua volta mesi di lavoro umano. Qualcuno ha dovuto prendere informazioni da altre fonti ancora e organizzarle in database. È una catena infinita: database che alimentano altri database, che a loro volta nutrono altri database ancora.
Per far comunicare tutti questi sistemi tra loro, abbiamo inventato una nuova categoria di lavoratori: gli sviluppatori di “middleware“, quelli che costruiscono ponti digitali tra database. Risultato? Abbiamo risparmiato ore di impiegati pagati 22 euro l’ora, assumendo informatici pagati 110 euro l’ora. Un’operazione forse conveniente, ma che articola ancor maggiormente il mondo verso figure tecniche e meno umanistiche. Chi scrive questo articolo è uno di questi softwaristi, quanto godiamo a passare nella società come alchimisti di processi che, alla luce dei fatti, sono ormai vecchi.

Il Mondo sta cambiando

Non potremmo più permetterci di pagare né 22 euro l’ora, né 110 euro l’ora. I database hanno finito la loro funzione. I dati esistono nel mondo sia che qualcuno li ficchi in un DB, sia che nessuno lo faccia. Non serve prendere un catalogo in PDF, tre fogli Excel e un WeTransfer e organizzarli in un complesso database. Serve solo sapere che ci sono e dove sono. Così come non serve preparare complessi filtri e schermate per far scegliere a una signora quale top si adatta alla sua nuova borsetta: i dati ci sono, serve solo chiedere.
Stiamo assistendo agli agenti IA che, come noi, sono imprecisi, scordano, non sono formalmente deterministici, eppure stanno accelerando la nostra produttività in modo esponenziale.

La Rivoluzione Vettoriale (e la Risposta agli Informatici Testardi)

Un informatico potrebbe obiettare che non è vero che i DB spariscono, semplicemente si trasformano: avremo meno DB relazionali (tabelle di colonne e righe) e molti più DB vettoriali. Un database vettoriale è una sequenza di numeri (tipicamente compresi tra -1 e +1) che rappresenta, in modo non preciso ma approssimato, un concetto. L’IA vede cose, le trasforma in vettori di numeri, in modo approssimato, poi quando deve rispondere a una richiesta, trasforma anche la domanda in vettori di numeri, usando le stesse regole, poi cerca nel DB vettoriale quali vettori precedentemente immagazzinati sono simili e li ritrasforma in un senso per l’utente (immaginate come cercare i puntini più vicini in uno spazio).
Al mio collega informatico che potrebbe criticare la mia proclamazione che i DB, finalmente, spariscono, rispondo in modo netto. I database relazionali (immaginali come fogli Excel) che hanno governato il mondo, alla base sono anche essi numeri, come quelli vettoriali, ma con due caratteristiche peculiari, che li rendono odiosi e oggi superati.
La prima caratteristica è che se il dato, in un DB relazionale, diventa un numero (il Bit, 0 o 1), tale trasformazione è solo sintattica, non è carica di alcun vero valore aggiunto. Potrei leggere 10001110 e 11001110 che si separano per un solo numero, ma significare cose totalmente diverse. La semantica (il significato) sta nel codice scritto dal programmatore e nella sua mente. Da qui ecco che un errore di programmazione causa disastri enormi.
Nel database vettoriale, invece, due numeri quasi simili indicano concetti semantici molto simili: 0.0012667 e 0.0012567 indicano che stiamo parlando quasi della stessa cosa.
Il secondo fatto è che i numeri dei DB vettoriali sono memoria in trasformazione con una semantica cangiante e non sono leggibili da un umano, sono materiale di elaborazione. Non hanno un significato in sé, come direbbe Jean-Paul Sartre, ma piuttosto un significato per chi li deve usare (per sé). Ma chi usa le informazioni, noi umani, non abbiamo bisogno di dati precisi, ma di dati utili e utilizzabili in un contesto non necessariamente pensato, immaginato e preventivato prima. Ecco perché quei bruttissimi numeretti tra -1 e 1 che nulla ci dicono se letti, risultano così potenti nei caso pratico.

Verso un Mondo più Umano

Non ci servono 4 testimoni di nozze se c’è un prete o un sindaco e una sala piena e un banchetto regale. Quando eventualmente qualcuno dovrà accedere a una testimonianza, ci sarà solo l’imbarazzo della scelta. Fare aspettare sotto il sole 90 persone perché dobbiamo mettere su un registro, che nessuno leggerà mai, il paese di nascita di un testimone è un’idiozia totale.
A tal uopo consiglio di leggere Una Banda di Idioti dello scrittore statunitense John Kennedy Toole: abbiamo creato un mondo senza geometria né teologia, un mondo dove la forma ha ucciso la sostanza, dove il contenitore è diventato più importante del contenuto.
L’intelligenza artificiale ci sta riportando verso un paradigma più umano, più naturale, più simile a come funziona davvero il mondo. Un paradigma dove l’approssimazione non è un difetto da correggere, ma una caratteristica da abbracciare. Dove l’informazione fluisce liberamente, senza essere imprigionata in schemi rigidi, dove possiamo finalmente tornare a comunicare come esseri umani invece che come terminali di database.
Il regno dei database è finito. È tempo di tornare a essere umani.

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