La commedia dell’arte. Luca Beatrice svela ancora le contraddizioni del contemporaneo. Dal sesso alla cancel culture

Guidando da Cagnes-sur-mer verso l’entroterra, superato l’ultimo scampolo di pianura costiera imbruttito da un viale a doppia carreggiata che corre tra una schiera di anonimi centri commerciali, la strada si stringe e prende a salire verso Saint Paul de Vence, mentre il paesaggio diventa dolce e collinare, come caratteristico di questa zona di Costa Azzurra che è già quasi Provenza. Il tasso di bruttezza, tuttavia, rimane elevato. Tutta colpa delle rotonde stradali, tanto amate da chi ha progettato la viabilità francese. Qui, che è zona di musei, art-hotel, fondazioni, le municipalità locali si sono sentite in dovere di “valorizzare” le rotonde con esemplari disarmanti di arte pubblica.
Giorni fa ero in vacanza da quelle parti e quanto a letture mi ero portato La commedia dell’arte, saggio (postumo) di Luca Beatrice, recentemente pubblicato da Marsilio. Mentre stavo salendo per cena verso un ristorante poco fuori Saint Paul de Vence, ho percorso l’intera serie di quelle rotonde ornate da carcassoni kitsch e mi è venuto da ridere. Già, perché quel medesimo pomeriggio avevo letto, nel libro di Luca, il capitolo L’arte pubblica, una contraddizione contemporanea. Pagine spassose in cui il mio amico si era lanciato, con il suo sarcasmo asciutto e diretto, proprio contro le sculture, o per meglio dire gli accrocchi, posti al centro di tante rotonde (italiane). Opere troppo spesso tragicamente affidate ad artisti del territorio non esattamente di talento, su progetti selezionati da amministratori locali dotati di un gusto non esattamente coltivato. Cosa non avrebbe detto Luca, se gli fosse toccato “ammirare” anche le installazioni degli artisti transalpini.

Per dare il sapore di cosa racconta in questo suo ultimo libro Luca Beatrice – scomparso a soli 63 anni nel gennaio di quest’anno, e rimpianto da tutti noi – ricorro di nuovo alla Costa Azzurra. Era il 2014 ed eravamo non in Francia ma a Torino, al Salone del Libro, dove Luca era su un palco a parlare con me di un mio romanzo appena uscito, in parte ambientato in un luogo-simbolo della Côte, Saint Tropez. In quell’occasione, la cosa di cui Luca aveva parlato più a lungo era stata che nel libro c’era un ampio flashback sugli anni Sessanta, ma che in quelle pagine si parlava di Brigitte Bardot, Gigi Rizzi, Dorelli, Tognazzi, Günter Sachs, dunque di anni Sessanta allegri, disimpegnati, edonistici, mica di quelli rivoluzionari che tutti ricordano per l’esplodere dell’attivismo politico. Era così Luca, amava tutto ciò che sfuggiva al conformismo culturale e politico, tutto ciò che raccontava verità assenti dalla narrazione istituzionale, meglio se lontane dall’epica mesta del sacrificio, della sofferenza, dell’impegno. Verità come, per esempio, la legittimità di esistenze basate sulla ricerca del piacere, del buon gusto, della bellezza. A Saint Tropez negli anni Sessanta, o nel mondo dell’arte contemporanea.

Sulla copertina de La commedia dell’arte campeggia la banana di Cattelan, o per meglio dire Comedian, l’opera del 2019 che tanto ha fatto discutere quando, lo scorso anno, è stata aggiudicata da Sotheby’s a 6,2 milioni di dollari. “Gira che ti rigira è sempre lui, Maurizio Cattelan, a rivoluzionare il mondo dell’arte con i suoi gesti e le sue intuizioni, che qualcuno si ostinerà, non capendoli, a definire burle o provocazioni”, scrive Luca nell’incipit del suo libro. Comedian messo sotto a un titolo come La commedia dell’arte è una bella arguzia, ma è anche un eccellente assist per parlare di un mondo, quello dell’arte contemporanea, dove il teatro e la commedia sono all’ordine del giorno. Questo perché da una parte si cade spesso nel ridicolo, con opere fatte male, abborracciate, goffe, brutte, ma sostenute da apparati teorico-critici roboanti e indecifrabili; dall’altra perché è pratica comune la recita impostata di pose, ruoli inautentici, entusiasmi ipocriti. Tanto che Cattelan, che questo mondo lo conosce benissimo – così scrive ancora Luca – è capace di sovvertirne le regole.
Usando l’asciutto sarcasmo di cui sopra, snocciolando un’aneddotica spesso irresistibile, Luca Beatrice dunque mette a nudo e smitizza la commedia dell’arte, e lo fa scientificamente, cioè mettendo sempre in fila dati, fatti e cronologia dell’evoluzione di un’arte che, benché continuiamo a chiamare contemporanea, è già diventata storia.

Di cosa ci racconta La commedia dell’arte? Di Biennali, dell’ascesa della figura del curatore, dell’intrecciarsi nelle grandi rassegne pubbliche delle scelte curatoriali guidate non dalla qualità o dall’innovazione, ma dall’immanenza del politicamente corretto. E poi di Street Art, di graffitismo contrapposto a vandalismo, e da lì di arte pubblica (le famose rotonde…), ma poi anche della contestazione politica, soprattutto quella ambientalista, che prende di mira senza molto costrutto le opere d’arte, e infine di corpi e di sessualità in relazione a religione e blasfemia, e dunque di morale e moralismo, e dunque ancora, perché a quel punto il passo è brevissimo, di “cancel culture”. Chi conosceva anche solo un po’ Luca, sa quanto trovasse indigeribili gli eccessi dogmatici a cui ha portato e sta ancora portando l’evoluzione del politicamente corretto verso la galassia delle istanze woke. Ma non c’è polemica in questo libro, c’è analisi. Con un punto di vista certo molto deciso, ma sempre frutto per l’appunto di analisi, da cui Luca fa nascere molti interrogativi e trae alcune conclusioni.

Verrebbe voglia di dire che questo è un libro “di denuncia” ma sarebbe sbagliato. Luca era troppo signore per prendersi la briga di salire sulle barricate per urlare le sue verità. Intanto perché era consapevole che comunque in pochi lo avrebbero ascoltato, nulla sarebbe cambiato, e dunque chi se ne frega; ma poi anche, o forse soprattutto, perché indignarsi e agitarsi e sputacchiare sentenze non è per niente cool. Qui ve lo scrivo bello chiaro e limpido – sembra voler dire Luca, nelle sue pagine – e se volete leggere, farvi un’idea diversa dalla solita narrazione dell’arte contemporanea, e magari anche ragionarci su, eccoci, c’è questo libro. Se invece no – sembra voler dire ancora il mio caro amico – e se magari vi indignate pure, beh, sticazzi.

Luca Beatrice, La commedia dell’arte, Marsilio, 156 pagine, 16,00 euro

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