IVA sull’arte: spiegazione semplificata (più o meno)

La notizia è rilevante: venerdì 20 giugno 2025 viene finalmente annunciato che l’IVA nell’arte scende dal 22% al 5%. Tra gli addetti ai lavori, però, ci sono vari interrogativi su alcune questioni che meritano chiarimento.

I due mercati dell’arte

Prima di tutto, è importante capire che l’arte è un settore con due mercati ben distinti:

  • Mercato primario: opere nuove, appena uscite dall’atelier dell’artista
  • Mercato secondario: opere “usate” che hanno già subito almeno un passaggio di vendita (tipicamente di artisti deceduti, ma non necessariamente)

IVA a margine: come funziona

Il legislatore europeo ha sempre agevolato il mercato secondario. Mentre nel mercato primario l’IVA è (era) del 22%, nel mercato secondario viene calcolata al 22% solo del margine.

Facciamo un esempio pratico:

Mercato primario:

  • Compro da un artista un’opera a 100 euro + IVA
  • Per guadagnare 100 euro, il prezzo al cliente sarà di 244 euro (200 il listino + 44 di IVA)

Mercato secondario con regime del margine:

  • Compro un’opera da un privato a 100 euro (esente IVA)
  • La rivendo a 200 euro usando l’articolo 36 del margine
  • L’IVA che verso è circa 18,04 euro (22% del margine di 100 euro)
  • Il mio guadagno netto è di 81,96 euro

Per guadagnare 100 euro come nel mercato primario, dovrei vendere a 222 euro. 222 contro 244 euro: un bel vantaggio che ha reso molto popolare il regime del margine.

Quando un operatore compra da un altro operatore un’opera “usata”, può venderla con regolare fattura sempre con articolo 36, comportandosi come un privato e versando il 22% del suo margine.

Il problema delle importazioni. L’anomalia italiana ed europea

In Italia e in altri paesi europei c’è sempre stata una grossa distorsione che ha favorito le gallerie extra-europee. La regola: se un’opera è venduta direttamente da un artista o importata da paesi extra-UE, può beneficiare di un’IVA agevolata del 10%.

Questa agevolazione ha creato una forte penalizzazione per le gallerie europee:

  • Stessa opera da gallerista statunitense: 220 euro (200 + 10% di import)
  • Opera da gallerista italiano con listino 200 + IVA: 244 euro

Le conseguenze distorsive

Il gallerista italiano può pagare il 10% di IVA in dogana all’acquisto, ma deve sempre vendere al 22%. Questo ha portato a:

  1. Forte depressione dei galleristi europei rispetto a quelli d’oltreoceano
  2. Mercato parallelo illegale: mercanti senza partita IVA acquistano opere sdoganandole al 10% e le rivendono come privati
  • Esempio: comprano a 100 per vendere a 200
  • Prezzo finale: 210 euro esentasse vs 244 euro + tasse del mercante regolare

Le recenti leggi antiriciclaggio (KYC) hanno scarso effetto sui mercanti privati, mentre le dogane rimangono “un colabrodo” dove passano fatture sottovalutate.

Il paradosso degli artisti

Anche gli artisti possono fatturare al 10%, ma questo vantaggio è reale solo se vendono direttamente ai privati. Se vendono a un gallerista, questi deve comunque applicare il 22% al cliente finale, annullando il beneficio.

Risultato: i galleristi sono in concorrenza fiscale svantaggiata sia verso gli artisti che verso i concorrenti extra-UE.

Le differenze europee

Lo svantaggio vale anche tra paesi europei:

  • Francia: IVA import 5,5% – IVA vendita ~20% (fino al 2024)
  • Germania: IVA import 7% – IVA vendita ~20% (fino al 2024)
  • Belgio: IVA import 6% – IVA vendita ~20% (fino al 2024)

La svolta del 2022

Nel 2022 la Comunità Europea ha concesso agli stati membri di abbassare l’aliquota IVA su alcuni beni, tra cui l’arte. Francia e Germania hanno reagito velocemente, portando l’IVA di vendita rispettivamente al 5,5% e 7%, allineandola finalmente all’aliquota di importazione.

L’effetto domino

Questo ha eliminato la concorrenza con le gallerie extra-UE, ma ha creato un nuovo problema: la concorrenza sleale con gli altri stati membri come l’Italia.

Esempio di un’opera da 200 euro:

  • Privato francese che sdogana in Francia: 211 euro
  • Privato francese che compra in galleria a Parigi: 211 euro
  • Privato che sdogana in Italia: 220 euro
  • Privato che compra in galleria a Roma: 244 euro

Un disastro: 211 contro 244 euro. Ora il governo italiano ha riequilibrato la situazione: un privato in Italia paga 210 euro, sia che sdogani sia che compri a Roma o Milano.

Cosa non cambia: il regime del margine

Il regime del margine dovrebbe rimanere invariato. Se vendo con il margine, anche per le importazioni, l’IVA rimane al 22% del margine. Quindi, per guadagnare 100 euro su un’opera comprata a 100, devo sempre venderla a 222 euro.

Le opzioni per le opere importate

Il legislatore permette di vendere con il margine anche opere nuove importate. Importando un’opera da 100 euro, pago il 10% in dogana e posso scegliere:

Opzione 1 – IVA esposta:

  • Recupero il 10% come IVA a credito
  • Applico il 22% in vendita (oggi sceso al 5%)

Opzione 2 – Regime del margine:

  • Non recupero il 10%, che aumenta il costo dell’opera a 110 euro
  • Per guadagnare 100 euro, devo vendere a 232 euro

Il nuovo equilibrio

Prima della riforma:

  • IVA esposta: 244 euro al cliente
  • Regime del margine: 232 euro al cliente
  • Convenienza: margine

Dopo la riforma:

  • IVA esposta: 210 euro al cliente
  • Regime del margine: 227 euro al cliente (se l’IVA import scende al 5%)
  • Convenienza: IVA esposta

Il cliente finale ci guadagna in ogni caso.

Le domande ancora aperte

  • L’IVA in import scenderà dal 10% al 5%?
  • L’IVA degli artisti scenderà al 5%?
  • Da quando sarà attiva la nuova IVA?
  • Possiamo confermare che per il regime del margine non cambierà nulla?

Abbiamo chiesto un commento al Dott. Commercialista Gianluca Fidanza e all’Avv. Simone Facchinetti, coautore del libro “Arte e Fisco“.

Il parere degli esperti

Secondo il Dott. Fidanza, la nuova normativa dovrebbe comportare:

  • IVA import ridotta al 5% (dall’attuale 10%)
  • IVA al 5% anche per gli artisti (dall’attuale 10%)

L’Avv. Simone Facchinetti fornisce un quadro più dettagliato:

Aspetti normativi e tempistiche:

  • Al 21 giugno 2025 il decreto legge non è ancora stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale
  • L’art. 8 del decreto omnibus prevede l’IVA ridotta al 5% su tutta la filiera dell’arte
  • Include tutti gli scambi: dalle importazioni alle cessioni dirette degli artisti
  • Comprende anche le opere d’arte digitali, parlando il decreto di “oggetti d’arte, di antiquariato e da collezione”
  • La misura entrerà in vigore immediatamente con la pubblicazione in G.U. (prevista nei prossimi giorni)
  • Il decreto dovrà essere convertito in Legge dal Parlamento entro 60 giorni per mantenere efficacia

Impatti competitivi:

  • Con questa misura l’Italia potrà primeggiare nel settore, competendo a livello europeo e mondiale
  • L’IVA al 5% è la più bassa sinora introdotta in UE secondo la Direttiva n. 542/2022

Regime del margine e nuove regole:

  • Il regime del margine rimane invariato se l’opera è comprata da un privato
  • Importante: se l’opera sconta in qualunque fase l’aliquota ridotta, si perde la possibilità di adottare il margine

Vantaggi per collezionisti internazionali:

  • I collezionisti stranieri che acquistano in Italia beneficeranno dell’IVA ridotta
  • I collezionisti stranieri residenti in Italia che acquistano all’estero con IVA maggiore potranno chiedere il rimborso della differenza
  • Vale anche per spedizioni dall’estero all’Italia (prevale il criterio dello stato di consegna)

Prospettive future:

  • Nei prossimi mesi potrebbe arrivare in Parlamento un Disegno di legge sul Codice dei beni culturali
  • Focus su valorizzazione, innovazione digitale e semplificazione della circolazione

Finalità della riforma:
Come specificato nel preambolo del decreto, l’obiettivo è “sostenere il settore artistico italiano e gli operatori di tutta la filiera nazionale, che si trovano a fronteggiare una crescente concorrenza internazionale”, con la consapevolezza che la riduzione fiscale determinerà “il rilancio di un settore di estrema importanza attirando al contempo artisti, collezionisti e investitori da tutto il mondo”.

L’Avv. Facchinetti conclude sottolineando che “in un periodo e scenario internazionale geopolitico instabile e in quello volatile dei mercati finanziari, l’arte può sempre rappresentare una diversificazione degli investimenti (aiutata in questo caso dall’IVA ridotta al 5%) e una emozione a cui non si rinuncia“.

Queste interpretazioni degli esperti, se confermate, completerebbero il riequilibrio del mercato dell’arte italiano rispetto ai competitor europei.

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