Intelligenza Artificiale e Libertà Umana: Oltre la Distopia di Cacciari

L’8 ottobre 2024, durante il Festival del Presente promosso dalla rivista Pandora, il filosofo Massimo Cacciari ha tenuto una lezione magistrale dal titolo “Dall’utopia alla distopia”, offrendo una riflessione filosofica sul rapporto tra intelligenza artificiale e natura umana. Le sue parole, dense di riferimenti filosofici e intuizioni acute, meritano un’analisi attenta per comprendere non solo le sfide che ci attendono, ma anche le opportunità che potrebbero aprirsi davanti a noi.

La Distinzione Ontologica Fondamentale

Cacciari parte da una domanda apparentemente semplice ma filosoficamente cruciale: cosa distingue realmente l’intelligenza naturale da quella artificiale? La sua risposta affonda le radici nell’ontologia, ovvero nello studio dell’essere in quanto tale.
Per il filosofo veneziano, la differenza non risiede nelle capacità operative – l’intelligenza artificiale può infatti imparare, evolversi, persino sviluppare una forma di “empatia” con gli esseri umani. La distinzione fondamentale sta nella coscienza della propria singolarità. Ogni essere umano è consapevole di essere un individuo unico e irripetibile, frutto di una catena di cause ed eventi di complessità “indeterminabile”. Questa consapevolezza costituisce il fondamento ontologico della libertà umana.
L’intelligenza artificiale, per quanto sofisticata, sarà sempre consapevole di essere un prodotto determinato, creato da menti umane con scopi specifici. Non potrà mai sviluppare quella coscienza della propria singolarità che è alla base della libertà umana. Può essere cosciente di sé, ma sempre come prodotto, mai come essere originario e irripetibile.

Il Bivio della Tecnica: Liberazione o Asservimento

Questa distinzione ontologica porta Cacciari a identificare un bivio epocale. La tecnica, e in particolare l’intelligenza artificiale, può seguire due strade diametralmente opposte.
Nel primo scenario, quello liberatorio, l’IA diventa uno strumento potentissimo per liberare gli esseri umani da tutto ciò che Cacciari definisce “lavoro non necessario”. Ma cosa intende per necessario? Per il filosofo, è necessario solo il lavoro che esprime autenticamente la singolarità della propria coscienza, quello che nasce dalla creatività e dalla libertà individuale. Tutto il resto – i lavori ripetitivi, meccanici, imposti dalle necessità economiche piuttosto che dalla vocazione personale – può e deve essere delegato alle macchine.
Nel secondo scenario, quello distopico, accade l’esatto contrario: l’intelligenza artificiale diventa il modello a cui l’intelligenza umana deve adeguarsi. Gli esseri umani, per rimanere competitivi, devono eliminare le loro “imperfezioni” – la creatività, l’imprevedibilità, la capacità di dire no – e diventare sempre più simili alle macchine: efficienti, obbedienti, prevedibili.

Oltre la Falsa Dicotomia: La Vera Questione

Cacciari conclude la sua analisi con un certo pessimismo, osservando che stiamo procedendo verso lo scenario distopico. Dalle sue parole si evince implicitamente che la responsabilità ricadrebbe sui “creativi” – coloro che sviluppano l’intelligenza artificiale – e sui poteri economici che ne guidano lo sviluppo secondo logiche puramente tecno-economiche. Ma qui, pur condividendo gran parte della sua brillante analisi, è necessario dissentire.
La distopia non arriva per colpa delle macchine o dei loro creatori. Arriva perché la maggior parte degli esseri umani ha smesso di vivere secondo la propria singolarità molto prima che nascesse l’intelligenza artificiale.
L’idea dell’uomo addormentato che deve risvegliarsi alla propria vera natura non è certo nuova. Nel Buddhismo, il Buddha stesso significa letteralmente “il Risvegliato”, e tutto l’insegnamento ruota attorno al concetto che gli esseri umani vivono in uno stato di maya (illusione), inconsapevoli della loro vera natura. Come recita il Dhammapada: “Tutti i fenomeni condizionati sono impermanenti. Sforzatevi con diligenza!” – un invito costante a svegliarsi dall’illusione dell’esistenza automatica. Nel Cristianesimo, San Paolo esorta: “Svegliati, tu che dormi, destati dai morti, e Cristo ti illuminerà” (Efesini 5:14). L’intera tradizione cristiana è costruita sul concetto di metanoia – il cambiamento radicale di mentalità che porta dal sonno spirituale alla vita autentica in Cristo. Lo Gnosticismo è forse ancora più esplicito: il Vangelo di Tommaso dichiara “Chi ha trovato il mondo e si è arricchito, rinunci al mondo“. Per gli gnostici, la maggior parte dell’umanità vive in uno stato di sonno cosmico, ignorando la scintilla divina che porta dentro di sé. Queste antiche saggezze trovano una rappresentazione moderna perfetta in Matrix: “La pillola blu o la pillola rossa?” chiede Morpheus a Neo. “Questa è la tua ultima possibilità. Dopo di che non potrai più tornare indietro. Pillola blu: la storia finisce, ti svegli nel tuo letto e credi a quello che vuoi credere. Pillola rossa: resti nel Paese delle Meraviglie e vedrai quanto è profonda la tana del Bianconiglio.” L’intelligenza artificiale non è la nostra minaccia – siamo noi stessi quando scegliamo di rimanere addormentati invece di abbracciare la nostra singolarità creativa.

L’Eterna Resistenza al Cambiamento

I lavori cambiano da sempre. L’avvento dell’agricoltura ha reso obsoleti molti mestieri legati alla caccia e raccolta. La rivoluzione industriale ha trasformato radicalmente il mondo del lavoro. Eppure, ad ogni transizione, troviamo le stesse lamentele, le stesse paure.
Oggi le tribune televisive di serie B (giudizio personale) sono piene di disoccupati che si trovano in tale condizione da anni. Ma quanti di loro dichiarano di aver dedicato il tempo della disoccupazione a studiare, creare, esplorare nuove possibilità? Quanti hanno utilizzato questo periodo per riscoprire la propria singolarità, per capire quale lavoro potrebbe davvero esprimere la loro essenza?
La verità scomoda è che la maggior parte degli esseri umani si trascinano invece di vivere. Non per colpa della tecnica, ma per una sorta di sonno esistenziale che precede di millenni qualsiasi intelligenza artificiale.

Il Reddito Universale: Strumento di Liberazione

Ecco perché il vero ruolo del reddito di cittadinanza – o meglio, di un reddito universale di base – non dovrebbe essere quello di aiutare chi non ha lavoro, ma quello di garantire a tutti, grazie al lavoro delle macchine, una base economica che permetta di dedicarsi a ciò che Cacciari definisce “lavoro necessario”: quello legato alla propria singolarità e ontologia.
Questo reddito non dovrebbe sostituire il lavoro, ma liberarlo dalle catene della pura necessità economica. Dovrebbe permettere a ogni individuo di esplorare la propria creatività, di sviluppare le proprie capacità uniche, di contribuire alla società in modi che solo lui o lei possono fare.

La Responsabilità Individuale

Condivido ogni singola parola del discorso di Massimo Cacciari, dalla sua analisi ontologica fino alla descrizione del bivio che ci attende. Dissento solo sull’ultima allusione che ripone la responsabilità principalmente sulla società e sui poteri economici.
Se dovesse avverarsi lo scenario distopico che Cacciari descrive, le responsabilità saranno di tutti gli uomini “dormienti”, che ancora non si sono risvegliati alla consapevolezza che possono davvero vivere una vita personale e non solo sociale. La distopia non arriverà perché ce la impongono dall’alto, ma perché la maggior parte di noi sceglie la via più facile: lamentarsi del cambiamento (ma spesso anche del non cambiamento) invece di abbracciarlo come un’opportunità per riscoprire la propria unicità.
L’intelligenza artificiale non è una minaccia per chi ha compreso la propria singolarità. È uno strumento di liberazione per chi ha il coraggio di risvegliarsi e vivere secondo la propria natura più autentica. La scelta, come sempre, è nostra.

Tuttavia, i governi devono vigilare affinché non avvenga quello che è già accaduto con i social media, dove poche società private americane e cinesi oggi influenzano la libertà di pensiero di stati come l’Italia. La sovranità tecnologica e la protezione della diversità culturale richiedono politiche attive che impediscano il monopolio dell’intelligenza artificiale nelle mani di pochi attori globali.

Bibliografia

Fonti Primarie

  • Cacciari, Massimo. Dall’utopia alla distopia (lezione sull’intelligenza artificiale). Festival del Presente, 8 ottobre 2024. Trascrizione disponibile su:
    https://youtu.be/a6WObBy3abM

Filosofia Classica e Ontologia

  • Aristotele. Metafisica. Bompiani, 2000.
  • Heidegger, Martin. Essere e tempo. Longanesi, 2005.
  • Hegel, Georg Wilhelm Friedrich. Fenomenologia dello spirito. Bompiani, 2000.

Filosofia della Tecnica

  • Heidegger, Martin. La questione della tecnica. In Saggi e discorsi. Mursia, 1976.
  • Spengler, Oswald. L’uomo e la tecnica. Guanda, 1992.
  • Anders, Günther. L’uomo è antiquato. Bollati Boringhieri, 2003.

Intelligenza Artificiale e Società

  • Turing, Alan. Computing Machinery and Intelligence. Mind, 1950.
  • Russell, Stuart; Norvig, Peter. Artificial Intelligence: A Modern Approach. Pearson, 2020.
  • Harari, Yuval Noah. Homo Deus: Breve storia del futuro. Bompiani, 2017.

Tradizioni Spirituali e Risveglio

  • Dhammapada. Traduzione italiana a cura di Thanissaro Bhikkhu. Ubaldini, 2001.
  • Paolo di Tarso. Lettera agli Efesini. In Nuovo Testamento.
  • Vangelo di Tommaso. In Vangeli gnostici. Adelphi, 1984.

Economia e Reddito Universale

  • Standing, Guy. Basic Income: And How We Can Make It Happen. Pelican Books, 2017.
  • Van Parijs, Philippe; Vanderborght, Yannick. Il reddito di base. Il Mulino, 2017.

Cultura Contemporanea

  • Wachowski, Lana; Wachowski, Lilly (registe). Matrix. Warner Bros, 1999.

Approfondimenti Terminologici

  • Treccani. Vocabolario della Lingua Italiana. Voce “Metanoia”. https://www.treccani.it/vocabolario/metanoia/

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