In Visita: a Pistoia un progetto per valorizzare le collezioni un’opera alla volta

Immaginate di trovarvi davanti ad un’opera d’arte, non un dipinto né una scultura. Qualcosa di diverso, qualcosa che parla un linguaggio sottile: una mappa non fatta di linee nette e confini precisi, ma una geografia interiore, cucita con fili di cotone e velluto. È un invito a perdersi, a esplorare territori che non esistono sulle cartine, ma che si svelano solo agli occhi di chi sa guardare oltre.

Siamo a Palazzo de’ Rossi, a Pistoia, un luogo che già di per sé è un crocevia di storie e di arte, una dimora che racconta secoli di cultura e di incontri. Dal 22 settembre 2024 al 23 febbraio 2025, questo palazzo diventa la cornice per un incontro speciale: quello tra l’arte di Maria Lai e il pubblico. Si tratta di un appuntamento del progetto In Visita di Fondazione Pistoia Musei, un progetto che ha il coraggio di rallentare il tempo, di concentrarsi su una sola opera, una soltanto, per indagare con profondità il percorso di artisti che hanno segnato il Novecento e il nostro presente.

Questa volta, l’opera scelta è Senza titolo (Geografia), creata da Maria Lai tra il 1982 e il 1988. Un’opera che arriva per la prima volta a Pistoia grazie al prestito di Intesa Sanpaolo, proveniente dalla raccolta d’arte del Credito Industriale Sardo, che ha saputo cogliere e valorizzare l’espressività degli artisti contemporanei della Sardegna. È una tela che sembra sussurrare storie lontane, leggende antiche che parlano di donne e di tessiture, di terre di confine e di spazi infiniti. Maria Lai era così: prendeva il filo, un oggetto comune, e lo trasformava in un simbolo, un ponte tra il visibile e l’invisibile.

A curare questa mostra ci sono Monica Preti, direttrice generale di Fondazione Pistoia Musei, e Annamaria Iacuzzi, conservatrice delle collezioni del Novecento. La scelta di Maria Lai, spiegano, non è casuale: il progetto In Visita vuole creare dialoghi tra le Collezioni del Novecento e autori che, con la loro opera, hanno saputo esplorare e superare i confini della realtà. E quale artista, meglio di Maria Lai, poteva aiutarci a riflettere sulle nostre geografie interiori, su quelle mappe che tracciamo per orientarci in un mondo sempre più complesso?

In Senza titolo (Geografia), i fili cuciti su stoffa e velluto non disegnano solo confini fisici, ma tracciano itinerari dello spirito, percorsi che si intrecciano e si spezzano, creando una narrazione fatta di vuoti e di pieni. Il filo, per Maria Lai, è stato sempre un simbolo potente: unisce e divide, lega e libera, racconta la fragilità e la forza della condizione umana. In questa geografia cucita, possiamo scorgere l’eco delle Fiabe Cucite, quelle storie che l’artista ha rielaborato dagli anni Ottanta, dando voce a una Sardegna ancestrale e misteriosa, dove il tempo sembra scorrere in modo diverso.

La mostra non è solo un’occasione per ammirare quest’opera straordinaria, ma anche per immergersi nel mondo di Maria Lai attraverso una serie di video-fiabe d’artista, proiettate nel Saloncino della musica di Palazzo de’ Rossi. Con la regia di Francesco Casu e le musiche di Romeo Scaccia, queste video-fiabe ci restituiscono la voce poetica e narrante dell’artista, creando un ponte tra la tela e il racconto orale, tra il filo e la parola.

E allora, forse, la domanda da porsi non è “dove ci porterà questa mappa?”, ma piuttosto “che cosa ci permetterà di vedere che prima non riuscivamo nemmeno a immaginare?”. Perché l’arte di Maria Lai non offre risposte, ma moltiplica le domande, ci invita a tessere le nostre storie, a tracciare le nostre geografie, a cercare quei luoghi dell’anima che non troveremo su nessun atlante, ma che ci attendono, appena oltre l’orizzonte del possibile.

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