Icarus’ Dream di Angelo Accardi. Gli anni Ottanta tra icone e gabbie dorate

La mostra Icarus’ Dream di Angelo Accardi a Palazzo Donà delle Rose esplora gli anni ‘80, intrecciando critica, nostalgia, libertà e controllo attraverso opere pittoriche e scultoree.

Dal 4 settembre al 24 novembre 2024, giorno in cui anche la 60. Esposizione Internazionale d’Arte chiuderà i battenti, Palazzo Donà delle Rose di Venezia ospita la mostra Icarus’ Dream di Angelo Accardi (Sapri, 1964), curata da Nino Florenzano. L’esposizione, che si snoda al primo piano del palazzo inondato da luce rossa al neon emanata dall’opera FUCK in ingresso, tributa gli anni Ottanta attraverso i media della scultura e della pittura, guardando con occhio nostalgico, ma non per questo acritico e romanticizzato, il decennio del riflusso, dell’edonismo, del divertimento e del materialismo.

Con richiami che vanno dall’avvento della musica dance, alle sfilate di Gianni Versace, fino all’esperienza pittorica della Transavanguardia, Accardi regala un assaggio del passato, per tornare subito a scrutare il presente, oscillando tra sogno e realtà, colori vivaci e tinte fosche

Le tele strabordano di colori accesi, simboli e icone delle tendenze degli anni Ottanta, commiste a simboli del contemporaneo, tra i quali si scorgono Elon Musk e Greta Thunberg che regge un cartello con il notissimo slogan “Skolstrejk för klimatet”: una vera e propria miscela (Blend, come titolano le opere) di citazioni. L’intento dell’artista è, dunque, quello di andare a ricostruire un immaginario condiviso tanto dalle generazioni che hanno vissuto gli anni Ottanta quanto da chi è arrivato dopo e, nel tessere questa trama fitta di riferimenti e di messaggi trascritti su post-it dai colori fluo, gioca con lo sguardo del visitatore, invitato a individuare tutti i volti nelle tele, che siano personaggi reali come Michael Jackson e Silvio Berlusconi o personaggi fittizi come Jessica Rabbit e i Muppets.

Dal soffitto, a metà tra terra e cielo, pendono delle voliere dorate, al cui interno si scorgono degli struzzi neri, simbolo dell’artista campano fin dai primi anni 2000 con la serie Misplaced, metafore dell’imponderabilità della società liquida e della dualità tra la libertà promessa dalle ali e il controllo esercitato dalle sbarre delle gabbie. A terra, le sculture rappresentanti i medesimi volatili si impongono come guardiani sugli struzzi in cattività.

La sala espositiva, dunque, è abitata da una polarità tra i grandi struzzi ancorati a terra quali simbolo delle forze restrittive e quelli nelle voliere come metafora dei sognatori ingabbiati in una realtà senza difetti ma limitante. In contrasto con gli abbaglianti colori degli anni Ottanta, viene così restituita anche una “rappresentazione simbolica del mondo contemporaneo, un mondo apparentemente perfetto dove generazioni orfane di sogni e di ideali, vivono un’autoreclusione dorata e appagante, priva della passione e dell’energia che caratterizzavano gli anni ’80”, come ha affermato il curatore Florenzano.

L’esposizione intende testimoniare la visione personale e artistica di Accardi, scelto per la copertina dell’Atlante dell’Arte Contemporanea Corporate Patron del Metropolitan Museum di New York 2024, configurandosi come un’“autobiografia sentimentale e immaginifica dell’artista”, come l’ha definita il curatore; tale spazio autobiografico viene condiviso con uno special guest, Gianpiero D’Alessandro, direttore creativo di DrewHouse, il marchio di Justin Bieber, e collaboratore di marchi di alto livello quali Nike, Levi’s e Dolce & Gabbana. Icarus’ Dream vuole altresì essere un racconto sentimentale e immaginifico, con cui innescare una riflessione sull’anelito umano e tracotante a “volare alto” e sul fascino esercitato dalla disobbedienza, con il rischio di una tragica caduta, come ricorda la vicenda dell’Icaro ripreso nel titolo. 

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