Dal 15 al 20 giugno 2025 Locarno diventa crocevia di culture e simboli millenari con Fiori e Tigri, una mostra che porta nelle sale de Il Rivellino-LDV il dialogo tra passato e presente dell’arte coreana. A cura di Michela Ongaretti, l’esposizione celebra la pittura tradizionale Minhwa, accostata per l’occasione a interpretazioni contemporanee che ne riscoprono il linguaggio senza tradirne le origini.
Fiori e Tigri approda in Svizzera per raccontare una tradizione antica fatta di fiori portafortuna, tigri antropomorfe e un universo di simboli popolari.
Minhwa letteralmente arte del popolo, a differenza della raffinata pittura di corte, Minhwa nasceva dalle mani di artisti anonimi e itineranti, che dipingevano per la gente comune opere su seta o carta da parati, destinate alle case e alle festività.
Quelle immagini raccontavano la vita quotidiana e i desideri semplici ma universali: felicità, prosperità, protezione, serenità. Il tratto distintivo di questa pittura popolare non è solo la funzione apotropaica e beneaugurale, ma anche l’approccio anticonvenzionale e ironico rispetto ai rigidi codici aristocratici.
Colori vivaci e simboli immediati, facilmente comprensibili a tutti, caratterizzavano opere che ancora oggi ci parlano di speranze e sogni collettivi. Il Minhwa non teme l’umorismo e l’enfasi: ecco perché le tigri, da fiere spaventose, diventano buffi custodi benevoli e gli animali convivono in armonia con fiori carichi di significati.
La mostra di Locarno racconta non solo la tradizione, ma anche la rinascita di questa arte. A partire dagli anni Ottanta del Novecento, dopo il suo declino causato da guerre e modernizzazione, il Minhwa è tornato a essere coltivato in Corea del Sud e all’estero, entrando persino nel linguaggio visivo della cultura pop: murales nei quartieri storici, decorazioni per oggetti quotidiani, t-shirt, packaging.
In mostra, accanto ai soggetti classici, trovano spazio reinterpretazioni contemporanee, segno di una vitalità che rende questa tradizione ancora capace di dialogare con il presente.
Il titolo della mostra non è casuale: fiori e tigri sono da sempre tra i temi più amati della pittura Minhwa. Nei dipinti Hwajodo, animali e piante convivono in perfetto equilibrio secondo i principi di yin e yang, mentre fiori come peonie, crisantemi e fiori di prugna portano con sé significati di felicità, longevità e rinnovamento.
La peonia, ad esempio, era il simbolo prediletto degli sposi novelli e della nobiltà, emblema di ricchezza e armonia coniugale. Il loto raccontava invece la capacità di restare puri nel fango della vita, mentre orchidee e crisantemi evocavano raffinatezza e produttività.
E poi c’è lei, la tigre, protagonista assoluta. In Corea, un tempo terra di questi felini, la tigre è presente fin dall’antichità come divinità protettrice e custode dei monti. Nella pittura Minhwa, però, la tigre assume un volto amichevole, persino comico, per esorcizzare paure e proteggere la casa. Nei celebri Jakhoodo, la si vede accanto a una gazza, messaggera di buone notizie. Un accostamento che per noi occidentali può apparire grottesco, ma che rivela tutta la saggezza di una cultura capace di trasformare il timore in affetto.
Visitare Fiori e Tigri è un invito a scoprire un patrimonio artistico e spirituale, capace di attraversare secoli e confini, rimanendo fedele alla sua missione originaria: portare felicità e protezione, anche in tempi difficili.