Ultimo giorno per Art for Tomorrow a Milano, il summit internazionale che dal 12 al 14 maggio ha trasformato la Triennale e il Teatro Lirico in un laboratorio globale sull’arte come forza economica, sociale e politica. Oggi il programma si concentra su un interrogativo cruciale: la cultura può davvero diventare capitale?
La giornata si apre con il panel Culture as Capital, dove Jiyoon Lee, art strategist e storica dell’arte, Gayane Umerova, presidente della Uzbekistan Art and Culture Development Foundation, e una figura istituzionale tra Giuseppe Sala e Tommaso Sacchi, si confrontano sul ruolo strategico delle industrie creative nei nuovi scenari economici. Moda, design, gaming e cinema non sono più soltanto espressioni culturali: sono strumenti di innovazione, coesione sociale e soft power, capaci di rafforzare identità nazionali e attrarre investimenti. Il dibattito, moderato da Jelena Trkulja di Qatar Museums, non ignora le contraddizioni: in un mondo polarizzato, la creatività può davvero reggere il peso della resilienza economica?
Il programma prosegue con una Spotlight Conversation che ha per protagonista Antony Gormley. In dialogo con Roslyn Sulcas del New York Times, lo scultore britannico riflette sul ruolo del corpo come forma pubblica e sul potere dell’arte di modificare lo spazio urbano. Dopo una pausa caffè – o un tour virtuale al FENIX Museum of Migration di Rotterdam con Wim Pijbes – l’attenzione torna a Milano con il lightning talk The Rise of Milan. Insieme a Farah Nayeri, Massimo De Carlo racconta l’ascesa internazionale della città, che oggi si propone come nuovo centro nevralgico dell’arte contemporanea, capace di catalizzare energie creative e investimenti globali.
Altro nodo caldo è quello affrontato nel panel Politics and the Art Market. In uno scenario internazionale segnato da derive conservatrici, soprattutto negli Stati Uniti, la tensione tra un’arte tradizionalmente progressista e un mercato sempre più influenzato dalla politica diventa evidente. Ne discutono Pearl Lam, Elena Bonanno di Linguaglossa e il collezionista Alain Servais, moderati da Scott Reyburn. L’incontro non offre risposte definitive, ma evidenzia la necessità di ripensare i meccanismi di legittimazione e circolazione dell’arte nel nuovo ordine globale. A seguire, Eneri e João Correia riflettono su cosa sia oggi tradeable o meno, ovvero cosa possa essere scambiato nel sistema artistico e cosa invece rimanga irriducibile, inalienabile, fuori dal mercato.
Il pomeriggio entra nel vivo con Art in a War Zone, panel potentissimo che raccoglie testimonianze dalla prima linea della crisi globale. Yaryna Chornohuz, poetessa e soldatessa ucraina (in collegamento), il cartoonist Khalid Albaih e la mediatrice di pace Nomi Bar-Yaacov raccontano come l’arte non si fermi nemmeno sotto le bombe, ma anzi trovi nuove forme per testimoniare, resistere e guarire. Anche qui a moderare è Reyburn, in un confronto che mette in luce non solo la forza simbolica dell’arte, ma la sua capacità pratica di sostenere comunità e visioni future.
Segue l’incontro con Shirin Neshat, in dialogo con Farah Nayeri. La fotografa e regista iraniana propone una lettura dell’arte come spazio di riscrittura delle storie collettive, dove la memoria si rifrange in nuove immagini e nuove possibilità di esistenza, soprattutto per chi vive in esilio, marginalità o resistenza culturale. Le riflessioni si spostano poi al Pirelli HangarBicocca, per una visita guidata (su registrazione) che completa l’esperienza immersiva di Art for Tomorrow tra i luoghi simbolo della scena contemporanea milanese.
A chiudere il summit è la Public Lecture di Jeff Koons al Teatro Lirico, sostenuta dal Comune di Milano e aperta gratuitamente alla cittadinanza. In una sala gremita di studenti, appassionati e operatori culturali, Koons racconta come la creatività sia un ponte tra passato e presente, un processo che permette di trasformare l’eredità collettiva in linguaggio attuale, accessibile, condiviso. In dialogo con Farah Nayeri, l’artista statunitense ripercorre le tappe della propria ricerca, offrendo una riflessione lucida e luminosa sul ruolo dell’arte nel mondo contemporaneo.
Con questo incontro si chiude una tre giorni che ha confermato Milano come capitale culturale del dibattito internazionale. Art for Tomorrow ha dimostrato che l’arte non è solo un fatto estetico o intellettuale, ma una forza economica, politica ed esistenziale. Un capitale da proteggere, investire e condividere.