Arte generativa e storytelling: Sunset AI World di Manuel Macadamia è il futuro che stavamo aspettando

AI Horizons è la rubrica di Artuu Magazine dedicata alle storie, ai progetti e alle visioni nate dall’incontro tra arte e Intelligenza Artificiale. Attraverso interviste e approfondimenti, esploriamo come algoritmi e creatività ridisegnano il futuro dell’estetica contemporanea.

Da quasi un decennio esploro le intersezioni tra Intelligenza Artificiale e pratiche artistiche, seguendo passo dopo passo l’evoluzione di strumenti e linguaggi verso nuove forme di espressione. È il 2016 quando le prime sperimentazioni, da Deep Dream alle GAN, aprono scenari inediti, spingendomi a indagare il lavoro di pionieri come Mike Tyka, Refik Anadol, Mario Klingemann e Sougwen Chung — tra i primi a superare i confini di un uso puramente estetico dell’IA.

Questa ricerca dà origine a Futuri Possibili. Scenari d’Arte e Intelligenza Artificiale (Jaca Book, 2021), una mappatura che prova a colmare il vuoto allora esistente in Italia, dove il dibattito sull’IA e l’arte è ancora agli esordi, e persino il concetto di chatbot è ben lontano dalla diffusione odierna. Reperire artisti, progetti, documentazione è un compito arduo, ma necessario.

SunsetAIWorld 2059 Courtesy of the artist

Oggi, la situazione si è trasformata radicalmente: l’Intelligenza Artificiale è entrata nel lessico quotidiano, imponendo nuovi interrogativi che intrecciano creatività, tecnologia e sostenibilità. Quei “futuri possibili” che sembravano lontani, ora bussano con forza al nostro presente.

È in questo contesto, nel 2022, che incontro Manuel Macadamia, durante un corso per digital curator al MEET Digital Culture Center di Milano, dove insegno. Fin dal nostro primo scambio, Manuel mi presenta Sunset AI World con un entusiasmo che contagia: un progetto appena abbozzato, ma già complesso, stratificato, e soprattutto capace di immaginare un nuovo ruolo per l’IA nella narrazione artistica.

Nel tempo, Sunset AI World si espande fino a diventare un ecosistema narrativo aperto, dove l’Intelligenza Artificiale non è più semplice strumento, ma compagna di creazione. Una trasformazione che tocca uno dei nodi più delicati e attuali del dibattito contemporaneo sull’arte generativa.

In questo dialogo, io e Manuel esploriamo insieme come si costruisce oggi un progetto artistico antologico, capace di integrare tecnologie emergenti, trame complesse, visioni estetiche e contenuti immersivi. Definire Sunset AI World è una sfida: il progetto racconta un futuro distopico, segnato dalle nostre mancate responsabilità verso l’ecosistema, attraverso episodi che spaziano da video e giochi a esperienze nel metaverso e sperimentazioni IA — ogni episodio un frammento di storia, ogni frammento un nuovo tassello nella sperimentazione artistica.

manuel macadamia portrait3 courtesy of Tavor Nakash

Quando ci siamo incontrati, Sunset AI World era ancora un’idea su carta, mentre tu ti muovevi tra performance, videoarte e animazione. Come è nata l’intuizione di farne un progetto artistico strutturato?

È stato un processo graduale. Sono partito con l’idea di costruire un mondo narrativo con storie e personaggi ben definiti. Col tempo, mi sono reso conto che il contesto attuale – con l’interesse crescente per l’intelligenza artificiale e le nuove tecnologie – poteva dare un’accelerazione al progetto. Ma la vera svolta è arrivata quando ho capito che l’interesse non era solo per l’aspetto artistico del progetto, ma anche per il know-how tecnico che stavamo sviluppando per realizzarlo. A quel punto, Sunset AI World non era più solo un progetto narrativo, ma anche un modello di sperimentazione tecnologica con applicazioni più ampie.

Cosa ti ha spinto a sperimentare l’Intelligenza Artificiale come strumento creativo?

C’è sicuramente un aspetto di curiosità innata: mi piace studiare strumenti nuovi e sperimentare. Ma quello che mi ha spinto di più a esplorare l’intelligenza artificiale come strumento creativo è stato il funzionamento stesso dei modelli generativi. Ho trovato molte somiglianze tra il loro modo di operare e il processo creativo umano: entrambi funzionano per associazione, rielaborazione e sperimentazione di nuove combinazioni. In un certo senso, mi sono rispecchiato in questo meccanismo. Poi c’è un altro aspetto fondamentale: la velocizzazione del processo creativo. Sono una persona che ama produrre e testare nuove possibilità, e avere a disposizione uno strumento che mi permette di farlo rapidamente, senza sacrificare la qualità, è stato determinante. Senza l’intelligenza artificiale non avrei potuto realizzare certe cose, mentre grazie a essa ho potuto spingere oltre i limiti della mia creatività.

SunsetAIWorld 2121 Courtesy of the artist

La tecnologia ha ampliato le tue possibilità creative o ha imposto nuovi limiti?

Sicuramente i limiti dei modelli hanno influenzato e trasformato l’idea iniziale che avevo. Ma per me la tecnologia non è mai un ostacolo, piuttosto una variabile con cui confrontarmi. Cerco sempre di partire da un’idea creativa forte, da un concept ben definito, in modo che l’intelligenza artificiale diventi uno strumento di co-creazione e non solo un mezzo tecnico. I limiti tecnologici, anziché essere un freno, diventano parte del processo creativo stesso: spesso portano a soluzioni inaspettate, obbligandomi a esplorare percorsi che altrimenti non avrei considerato. In questo senso, la tecnologia non solo amplia le possibilità, ma definisce anche nuove regole del gioco con cui sperimentare.

Perché nasce Sunset AI?

Sunset AI World nasce dal desiderio di esplorare un universo narrativo complesso e di sperimentare nuove forme di storytelling. Alla base del progetto non c’è solo la tecnologia: ma l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile che è stata un punto di partenza. Mi interessava riflettere sulle grandi sfide globali del nostro tempo. Volevo confrontarmi con questi argomenti, ma farlo a modo mio, attraverso la narrazione. Per me era essenziale che tutto questo non rimanesse solo un discorso teorico o didattico, ma prendesse forma in un mondo narrativo ricco, in cui la storia e i personaggi fossero il motore della riflessione.

SunsetAIWorld 2121 Courtesy of the artist

Il progetto si sviluppa in più episodi e formati. Cosa significa costruire “un universo narrativo espandibile”? 

Significa confrontarsi con la complessità, sotto molti aspetti. Prima di tutto, significa lavorare con un team multidisciplinare, confrontarsi con professionisti che provengono da settori diversi e con background e approcci differenti. Questa contaminazione è fondamentale perché arricchisce il progetto e apre nuove prospettive creative. 

L’evoluzione tecnologica non è mai statica, quindi un universo narrativo espandibile non può esserlo: deve adattarsi, evolversi e integrarsi con le nuove opportunità che emergono. La narrazione si sviluppa su più formati, più linguaggi e più piattaforme, creando un ecosistema che può espandersi in direzioni inaspettate e coinvolgere il pubblico in modi sempre nuovi.

Gli AI agenti in un progetto artistico. Di cosa si tratta?

Un AI agente non è solo uno strumento che genera immagini, testi o suoni, ma un’entità con una propria logica operativa che può interagire, suggerire variazioni e persino prendere decisioni nel flusso del lavoro. Nel contesto di Sunset AI World, ad esempio, ho creato un agente che non non si limita a eseguire istruzioni, ma partecipa attivamente alla creazione dell’universo narrativo. Può reinterpretare scenari, proporre combinazioni inaspettate o persino stimolare nuove idee per il team creativo. È un approccio che trasforma l’intelligenza artificiale in un vero e proprio co-autore, con il quale si costruisce un dialogo artistico.

Metaverso e storytelling interattivo: trend o futuro percorribile per l’arte digitale?

Quando si parla di metaverso, ho sempre qualche dubbio. Non credo che esista oggi un vero e proprio metaverso unificato, ma piuttosto una serie di piattaforme, ognuna con le proprie specificità. L’idea di un unico spazio digitale condiviso, come era stato teorizzato, non si è ancora concretizzata, e forse non è nemmeno necessario che accada. Potrebbe invece svilupparsi attraverso l’integrazione di diverse piattaforme, ognuna con il proprio ecosistema. Dal punto di vista artistico, però, è un terreno di grande interesse, proprio perché ancora in fase di scoperta. Gli artisti hanno un ruolo fondamentale in questa sperimentazione: provano nuove combinazioni, testano linguaggi e modalità di interazione, e aiutano a delineare le possibilità future.

Lo vedo come un futuro percorribile, a patto che venga sviluppato con un approccio che metta al centro il contenuto e non solo la tecnologia. E qui il contributo degli artisti è essenziale: sono loro che esplorano i confini di questi nuovi ambienti e ne testano le reali potenzialità.

Quali letture consideri un riferimento per il tuo lavoro?

La narrativa ha un ruolo centrale nel mio lavoro, soprattutto per quanto riguarda lo sviluppo di personaggi e storie. La fantascienza è un riferimento importante, e tra gli autori che mi hanno influenzato c’è sicuramente Isaac Asimov, per il suo modo di esplorare l’intelligenza artificiale e il rapporto tra uomo e tecnologia. Un altro libro che trovo molto interessante è Romo dei Dadi di Luke Rhinehart, che gioca con l’idea del caso e dell’identità in un modo che trovo stimolante dal punto di vista narrativo. Poi c’è Alice Munro, che con la sua scrittura dettagliata e profonda riesce a raccontare la complessità dell’animo umano in un modo che mi affascina moltissimo. Infine ho sempre avuto un grande interesse per il mondo della graphic novel, un linguaggio che trovo estremamente potente per la costruzione di immaginari e per la sperimentazione narrativa. 

Ti definisci un nomade digitale. Ci sono viaggi che sono stati utili per il tuo percorso artistico?

Penso che tutti i viaggi siano utili, o meglio, che in qualche modo contribuiscano al mio percorso artistico. Per come vivo io la mia vita, il confine tra esperienza personale e processo creativo è molto sottile. Ogni luogo in cui mi sono trovato, ogni cultura con cui ho interagito, ha lasciato un segno nel mio modo di raccontare storie. Viaggiare significa confrontarsi con nuove prospettive, con narrazioni diverse da quelle a cui siamo abituati. A volte, l’ispirazione arriva dai dettagli più inaspettati: un’atmosfera, un modo di vivere, un ritmo diverso. Più che luoghi specifici, direi che è il cambiamento costante, il movimento, a stimolare il mio approccio alla creatività.

Penso che questo sia un momento storico di grandi opportunità ma poco coraggio e consapevolezza. Tu come vivi quest’era di hype tecnologico?

Sicuramente è un momento molto stimolante. L’hype tecnologico ha creato un grande entusiasmo e soprattutto una spinta alla sperimentazione, il che è positivo. C’è curiosità, una voglia di esplorare nuovi strumenti e di spingersi oltre i confini creativi. Dall’altra parte, però vedo anche il rischio che queste tecnologie vengano utilizzate in modo convenzionale, senza una reale riflessione sul loro potenziale. Spesso si tende ad applicarle in maniera superficiale, seguendo le tendenze senza un vero intento innovativo. Per me la sfida sta proprio qui: usare queste tecnologie non solo per quello che già fanno, ma per scoprire cosa possono diventare, come possono aprire nuovi spazi di narrazione e di espressione.

C’è un’idea o un progetto nel cassetto che ancora non hai avuto modo di sviluppare?

Un aspetto che sicuramente vorrei implementare in Sunset AI World è un maggiore focus sulla ricerca scientifica e sullo sviluppo tecnologico. Finora il progetto si è concentrato molto sulla narrazione e sulla sperimentazione creativa, ma credo che ci sia un grande potenziale nell’approfondire lo studio dei modelli generativi e delle loro reali potenzialità. Oggi questi modelli vengono spesso utilizzati per eseguire task specifici, con un approccio funzionale e orientato all’output immediato.

Quello che mi interessa, invece, è esplorare la loro natura più profonda, capire come interagiscono, quali spazi inesplorati esistono e come si potrebbe sperimentare al di là degli utilizzi più comuni. Mi piacerebbe sviluppare un lavoro di ricerca che non si limiti all’applicazione pratica, ma che indaghi gli aspetti più teorici e strutturali dell’intelligenza artificiale generativa. Anche quegli ambiti che magari oggi sembrano meno immediatamente utili dal punto di vista tecnico, ma che potrebbero aprire scenari completamente nuovi per il futuro.

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