A centovent’anni dalla creazione de I carusi (1905), la Sicilia riscopre il suo grande pittore verista: Onofrio Tomaselli, maestro di Guttuso, torna protagonista alla GAM di Palermo. Intitolata “Onofrio Tomaselli. Pittore nella Sicilia verista”, la mostra (visitabile dal 13 giugno al 6 settembre 2025) promette di restituire al pubblico la complessità e l’attualità di un artista che ha saputo raccontare la Sicilia tra Ottocento e Novecento attraverso uno sguardo attento alle sue contraddizioni sociali e culturali.
L’esposizione è prodotta dall’associazione I-design ed è curata dalla storica dell’arte Daniela Brignone, affiancata da un comitato scientifico composto da Carola Arrivas Bajardi, Elio Adelfio Cardinale, Tiziana Crivello, Dora Favatella Lo Cascio, Rosario Lentini, Fabio Tomaselli Paolizzo, Sergio Ruffino e Alberto Samonà.
Dopo decenni di oblio seguiti all’ultima retrospettiva del 1987 a Bagheria, questa mostra intende restituire a Tomaselli il ruolo che gli spetta nella storia dell’arte italiana, valorizzandone il contributo all’evoluzione della pittura siciliana moderna. Il percorso si snoda attraverso 56 opere, datate tra il 1860 e il 1945, molte delle quali inedite e provenienti da collezioni pubbliche e private. Tra queste spicca Mandorli in fiore, recentemente rintracciata e appartenente alla collezione del Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica, insieme a capolavori di altri protagonisti del verismo siciliano come Natale Attanasio, Antonino Gandolfo, Filippo Liardo, Luigi Di Giovanni, Antonino Leto e Alessandro Abate.
Al centro della mostra il ciclo verista di Tomaselli, che con i suoi “carusi”, i lavoratori bambini delle miniere di zolfo siciliane, realizza un’opera di aperta denuncia delle condizioni di vita e di lavoro dei più deboli, in netta opposizione all’immagine idealizzata dell’industria e del progresso. Quest’opera simbolo del verismo pittorico siciliano fu presentata a Milano nel 1906, all’Esposizione Internazionale del Sempione.
Accanto a questa tela emblematica, la mostra ospita oggetti storici provenienti dal Museo etnografico interattivo della Miniera di Serradifalco e dal Comune di Caltanissetta: lampade, caschetti, maschere antigas, respiratori, fotografie d’epoca, che documentano la realtà quotidiana dei minatori e dei “carusi”.
Tomaselli fu un artista a tutto tondo, affiancò la sua attività di talentuoso ritrattista a quella di professore ed ebbe anche commissioni ecclesiastiche in diverse località siciliane, realizzando importanti cicli di affreschi che testimoniano la sua affermazione professionale. Grazie a questa mostra si potranno ammirare interessanti opere che riguardano la sua ritrattistica femminile, evolutasi verso composizioni originali che accostano il paesaggio alla figura, con donne eteree e sognanti, influenzate dal gusto preraffaellita.
Il percorso espositivo si arricchisce con Zolfatarello ferito di Renato Guttuso, il celeberrimo allievo di Tomaselli, e con l’installazione interattiva Sufru (zolfo) di Fabio Tomaselli Paolizzo, erede dell’artista e ricercatore presso l’Università della California e l’Occidental College Los Angeles, il cui lavoro si concentra sull’ esplorazione di nuove forme espressive attraverso un’intelligenza artificiale dotata di autonomia creativa, collocandosi all’intersezione tra Arte, Informatica e Scienze Cognitive.
Tra le iniziative collaterali vi è il progetto “Angels with Dirty Faces”, in esposizione al Museo Riso – Museo regionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Palermo e realizzato dall’ artista croato Igor Grubić, che attraverso video e fotografie rilegge il tema del lavoro in miniera come metafora universale di oppressione e resistenza, collegando idealmente le vicende siciliane a quelle balcaniche.
Il catalogo, pubblicato da 40due edizioni, aggiorna il corpus delle opere e propone nuove attribuzioni, frutto di recenti ricerche. L’iniziativa si completa con una rete di itinerari tematici che collegano i luoghi legati alla vita e all’arte di Tomaselli, dal Cimitero dei Carusi di Caltanissetta alle chiese affrescate, fino ai musei di Palermo e Bagheria
“La mostra – spiega la curatrice Daniela Brignone – intende restituire centralità critica all’opera di Onofrio Tomaselli, ricollocandola nel contesto del verismo italiano e del più ampio sistema artistico tra Otto e Novecento. L’aggiornamento del corpus e l’analisi dei linguaggi adottati dall’artista permettono di valorizzare una produzione pittorica che si muove tra istanze sociali e sperimentazione formale”.
Un’occasione preziosa, dunque, per riscoprire un artista che ha saputo coniugare ricerca formale e impegno civile, e per riflettere – attraverso l’arte – sulle sfide di ieri e di oggi.