Ada Lovelace: Genio, Gossip e la Poetessa Ribelle dell’Intelligenza Artificiale

(con il fondamentale supporto di Gemini 2.5 pro+Notebook LM, Claude.ai Sonnet 4, ChatGpt 4o, Perplexity+deep search ed il mio cervello nella versione biologica al 12 luglio 2025 che li ha coordinati; tutti, probabilmente, in violazione del diritto d’autore)

Nella galleria delle menti che hanno scolpito la nostra era tecnologica, poche figure brillano con l’intensità controversa e affascinante di Ada Lovelace. Definita la prima programmatrice della storia, la sua esistenza fu un intarsio di intuizioni geniali, una vita sociale sfolgorante e un’esistenza privata segnata da un’irrequietezza quasi byroniana. La sua eredità non è solo un pilastro per l’informatica e le donne nella tecnologia, ma un punto di partenza per una riflessione profonda sull’intersezione tra logica, creatività e la stessa essenza delle macchine.

La Principessa dei Parallelogrammi e i Sogni di “Flyology”

Nata Augusta Ada Byron nel 1815, figlia del celebre poeta Lord Byron e della “Principessa dei Parallelogrammi” Anne Isabella Milbanke, Ada ereditò dal padre una sensibilità acuta e una curiosità smisurata. La madre, decisa a estirparne la “follia poetica”, la indirizzò precocemente verso la matematica e la logica, un’educazione insolita per una donna dell’epoca. Nonostante una salute fragile fin dall’infanzia – tormentata da cefalee e paralizzata per quasi un anno a causa del morbillo – la mente di Ada era un vulcano di idee.

Già a 12 anni, la sua immaginazione galoppava oltre i paradigmi scientifici noti. Si lanciò nel progetto della Flyology (Volologia), una guida illustrata per costruire un cavallo meccanico a vapore volante. Con meticolosità, studiò l’anatomia degli uccelli, calcolò proporzioni e materiali, anticipando di mezzo secolo l’idea di un aereo. La sua infanzia fu punteggiata da “bizzarri esperimenti psicologici” con il suo gatto, la signora Puff, e da un desiderio quasi profetico di far volare il suo cane. La sua stessa citazione: “Cos’è l’immaginazione?… È una divina, una nobile facoltà. Rende la terra sopportabile; ci insegna a vivere, nel tono dell’eterno”, rivela la sua profonda convinzione nel potere della fantasia.

Fu nel vibrante ambiente dei salotti londinesi, dove l’élite intellettuale si incontrava per discutere le ultime novità – da Charles Dickens a Michael Faraday, da Charles Darwin a John Herschel – che Ada, a 17 anni, incrociò il genio di Charles Babbage. Durante quelle serate del sabato, lei ammirava il calcolatore differenziale di Babbage, il vero protagonista di quei convivii mondani.

Babbage stesso la soprannominava “L’Incantatrice dei Numeri” (The Enchantress of Number), un tributo alla sua straordinaria comprensione e visione della Macchina Analitica. Ada andò oltre la semplice funzione di calcolatore, intuendo che “La macchina analitica non si colloca sullo stesso piano dei semplici ‘calcolatori’, ma è qualcosa di totalmente nuovo che apre la porta a delle considerazioni di natura più interessante”. I suoi Appunti su questa macchina, lunghi due volte e mezzo l’articolo originale di Babbage, sono oggi considerati i primi algoritmi specificamente intesi per essere elaborati da una macchina, un programma per calcolare i numeri di Bernoulli. Questo la consacra come la prima programmatrice della storia, un titolo che testimonia la sua abilità di vedere il futuro del calcolo universale, ben prima di Alan Turing.
Tra il 1842 e il 1843, Lovelace tradusse infatti un articolo dell’ingegnere militare Luigi Menabrea (che diventerà in seguito Presidente del Consiglio italiano) che descriveva il funzionamento teorico dell ‘analytical engine‘ teorizzato da Babbage, integrando la traduzione (da italiano ad inglese) con sette lunghe note esplicative, gli “Appunti”.

Gossip e Sregolatezza: Il Lato Nascosto di un Genio

Nonostante l’aura di matematica e visionaria, la vita di Ada Lovelace fu tutt’altro che convenzionale. A dispetto delle apparenze – si dice che “si vestisse malissimo” e “tirasse accidenti che poco si confanno a una signora” – Ada era una ballerina incantevole. John Hobhouse, amico di Byron, e amico di Ada, la descrisse come una “giovane donna grassa, dalla pelle ruvida, ma con qualche caratteristica del padre, particolarmente la bocca”, un “aspetto poetico” eufemistico per la sua eccentricità.

Da adulta, forse per reazione all’educazione severa e ai traumi familiari – la madre, Anabella, le ricordava che il padre l’aveva abbandonata a causa della sua nascita, e le nascose a lungo anche l’immagine di Byron – Ada condusse una doppia vita segreta. Si appassionò al gioco d’azzardo, scommettendo cifre astronomiche sulle corse dei cavalli e accumulando debiti che la costrinsero a impegnare segretamente i diamanti di famiglia. Nel 1851, si dice avesse perso l’equivalente odierno di quasi $400.000. Tentando di recuperare, Ada arrivò a creare una complessa formula matematica per vincere in pista, convincendo persino Charles Babbage a finanziare il suo tentativo. La loro corrispondenza includeva scambi di calcoli per predire i risultati delle corse, un lato inaspettato della loro collaborazione. La sua vita fu costellata anche da frequentazioni popolane e, si mormora, relazioni clandestine.

Sul piano familiare, la scoperta nel 1841 che Lord Byron era il padre di Medora Leigh (figlia della sorellastra dello stesso Byron) non la sorprese affatto. Ada scrisse alla madre: “Non sono affatto stupita. Infatti lei conferma soltanto quello che io ho per anni e anni sospettato, ma ha ritenuto di non dirmi questa cosa sconveniente.” Questa e altre sofferenze familiari, unite ai problemi di salute che la portavano a volte a ricorrere alla cannabis, contribuirono a plasmare una personalità complessa e ribelle.

Il Test di Lovelace e la Sfida alla Creatività delle Macchine

Ada Lovelace non fu solo una pioniera della programmazione; fu una filosofa della tecnologia. La sua visione, che anticipava la manipolazione di simboli oltre i numeri per musica e arte, era tuttavia temperata da una profonda cautela: “È meglio guardarsi dal coltivare delle idee esagerate riguardo alle potenzialità della macchina analitica. Quest’ultima non ha assolutamente nessuna pretesa di originare qualcosa: può fare soltanto ciò che noi le ordiniamo di compiere“. Questa idea, per decenni, ha rappresentato il nostro scudo contro la paura di un’intelligenza artificiale autonoma.
Oggi, l’esplosione dell’Intelligenza Artificiale e del machine learning sembra sfidare la sua premessa. Gli algoritmi che “imparano” dal basso verso l’alto hanno generato risultati sorprendenti in campi come la medicina e la finanza, e stanno persino componendo musica o creando arte. “Questa generazione di programmatori ritiene di essere finalmente in grado di dimostrare che Ada Lovelace aveva torto: che, cioè, possiamo ottenere da una macchina più di quello che vi abbiamo inserito”, osserva Marcus Du Sautoy.

Ed è proprio qui che entra in gioco il Test di Lovelace, proposto da Du Sautoy come un’evoluzione del Test di Turing. Per superarlo, un algoritmo deve creare un’opera d’arte “creativa in modo tale che il processo risulti ripetibile… senza però che il programmatore sia in grado di spiegare in che modo l’algoritmo ha prodotto proprio tale risultato.” Inoltre, il contributo non deve essere riconducibile alla creatività dell’umano. È la sfida della creatività genuina e imprevedibile della macchina, qualcosa di “nuovo, sorprendente e di valore“, che Ada riteneva insormontabile. La questione ci riporta alle parole di Claude Debussy: “Le opere d’arte creano le regole; le regole non creano le opere d’arte.” Se la creatività umana è “il codice umano”, può una macchina replicare questa scintilla? O può al massimo riorganizzare regole preesistenti?

L’Eredità Immortale di Ada: Tra Scienza Poetica e Icona Femminile

Il lascito di Ada Lovelace va ben oltre i suoi Appunti illuminanti, che vennero pienamente riconosciuti solo nel XX secolo con l’avvento dei computer. Negli anni ’70, il linguaggio di programmazione ADA fu nominato in suo onore dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, un tributo duraturo. Ogni anno, l’Ada Lovelace Day celebra i successi delle donne nelle STEM, onorando la sua figura di pioniera.

Ada descriveva il suo campo di studio come “scienza poetica“, sottolineando come considerasse la metafisica importante quanto la matematica nell’esplorare “i mondi invisibili che ci circondano”. Questa visione duale – logica e intuizione – è ciò che la rende così rilevante oggi. Come scrisse Karl Weierstrass, “un matematico che non è un po’ poeta non sarà mai un vero matematico”. In Ada Lovelace, il “pizzico di Byron” era essenziale quanto una buona dose di Babbage.

La sua storia continua a vivere, non solo nei dibattiti sull’etica dell’IA e la sua autonomia, ma come un simbolo di come il genio possa fiorire anche nelle circostanze più complesse. La sua previsione che le macchine avrebbero potuto comporre musica e arte, sebbene con la cautela sulla creatività, oggi ci spinge a chiederci: se l’IA riuscisse a sorprenderci, a creare arte che trascende le nostre aspettative, potrebbe aiutarci a riscoprire e amplificare la nostra stessa creatività, “facendoci balenare davanti una nuova idea, trattenendoci dal semplice ripetere il medesimo algoritmo giorno dopo giorno”?

Ada Lovelace non era solo una mente brillante, ma un’anima complessa e ribelle. La sua “scienza poetica” risuona ancora oggi, invitandoci a esplorare il confine sfumato tra l’ingegno umano e l’intelligenza delle macchine, e a riconoscere che il vero progresso spesso nasce dall’unione inaspettata di logica e immaginazione.

Bibliografia Essenziale

  • Du Sautoy, Marcus. Il codice della creatività: Il mistero del pensiero umano al tempo dell’intelligenza artificiale. Rizzoli, 2019. (Un testo fondamentale per comprendere il Test di Lovelace e il dibattito sulla creatività nell’IA, con riferimenti diretti ad Ada Lovelace).
  • Essinger, James. Ada’s Algorithm: How Lord Byron’s Daughter Launched the Digital Age. Melville House, 2014. (Un’ottima biografia che esplora in dettaglio la vita scientifica e personale di Ada, inclusi gli aneddoti sui giochi d’azzardo e il progetto “Flyology”).
  • Isaacson, Walter. The Innovators: How a Group of Hackers, Geniuses, and Geeks Created the Digital Revolution. Simon & Schuster, 2014. (Un volume che contestualizza il lavoro di Ada Lovelace all’interno della più ampia storia dell’innovazione digitale, evidenziandone il ruolo pionieristico).
  • Stein, Dorothy. Ada, A Life and a Legacy. MIT Press, 1985. (Una delle prime biografie accademiche su Ada Lovelace, offre un’analisi approfondita della sua vita e dei suoi contributi, inclusi i problemi di salute).
  • Toole, Betty Alexandra. Ada, The Enchantress of Numbers: A Documentary Record. Strawberry Press, 1992. (Una raccolta preziosa di lettere e documenti originali di Ada Lovelace e Charles Babbage, essenziale per comprendere la loro collaborazione e la profondità del pensiero di Ada).
  • – Woolley, Benjamin. The Bride of Science: Romance, Reason, and Byron’s Daughter. Macmillan, 1999. (Una biografia che esplora in particolare gli aspetti più “romanzeschi” e controversi della vita di Ada, inclusa la sua vita sociale e le sue eccentricità).

Articoli e Fonti Online:

  • Finding Ada. Sito Ufficiale. (Risorsa chiave per l’Ada Lovelace Day e la promozione delle donne nelle STEM)

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