Tomorrow, Yesterday and Tomorrow ha inaugurato il 6 settembre, nello spazio di Panorama in Campiello San Zulian a Venezia. In vetrina una grande quantità di “pezzi d’argenteria” ricorda la funzione originale di quello spazio: prima negozio di souvenir ora realtà espositiva indipendente.
La mostra in corso, attraverso le sculture realizzate da Maurizio Segato, rispolvera il ricordo e gioca ironicamente con la copia e il falso. L’oggetto riattiva una memoria – pubblica, privata, della tradizione, del territorio – attraverso riproduzioni di specchi, scatole, rompichele, piatti, chiavi […], tutti simboli che raccontano il passato e le radici culturali di Venezia. Pubblico e privato si fondono riattivando memorie ai più sconosciute, riscrivendo e mediando una storia attraverso suppellettili e ornamenti artigianalmente falsi. Si assiste allora a un cortocircuito dove autentico e contraffatto si mescolano: una storia vera in una forma falsa. Una tradizione culturale di fondamentale importanza racchiusa e veicolata da un ninnolo – apparentemente – di poco conto.
Ho chiesto a Giovanni Giacomo Paolin, fondatore di Panorama e curatore indipendente, e a Maurizio Segato, artista in mostra, di raccontarmi dello spazio espositivo e della loro collaborazione.

Inizierei da questa domanda: cos’è Panorama?
[Giovanni Giacomo Paolin] Panorama è uno spazio indipendente che si pone l’obiettivo di lavorare con il proprio contesto. Lo fa sia promuovendo artisti emergenti locali, sia provando a declinare la ricerca di artisti nazionali e internazionali. Di solito lavoriamo con gli artisti coinvolti in nuove produzioni, che seguiamo in maniera molto ravvicinata, cercando di far conoscere degli aspetti della città che non si conoscono. Un po’ per rompere quello che è il classico cliché veneziano, facendo attenzione alle dinamiche che si legano a ritmi scanditi da grandi mostre, biennali, turismo, eccetera.
[Maurizio Segato] Per me è molto interessante che esistano spazi così per esprimersi. Soprattutto a Venezia, dove il discorso contemporaneo è scandito dalle grandi istituzioni che lasciano poco spazio ad artisti emergenti, Panorama è una realtà che offre un punto di vista necessario.
Perché è possibile definire Panorama uno spazio indipendente?
[Giovanni Giacomo Paolin] La prima risposta che mi viene in mente è che proviamo ad essere assolutamente indipendenti con i fondi, autosufficienti per quanto ci è possibile. Siamo anche un’associazione culturale. Ne fanno parte May, agenzia di comunicazione che si occupa di tutta la parte grafica, della comunicazione in generale e del rapporto con i giornalisti; Filippo Zammattio, che si occupa della gestione dello spazio e dei nostri opening; insieme a Lisamaria Bellini, Sofia Dalla Vecchia, Sara Maggioni e io, che ci occupiamo del lavoro giornaliero sullo spazio e insieme le artist3 coinvolt3.
Lavoriamo insieme ma “indipendente” per noi significa anche cercare di lavorare come una piccolissima squadra dove ognuno fa il proprio lavoro in maniera organica. Ci siamo divisi molto bene i compiti e anche in questo siamo autosufficienti. Finora ci siamo sostenuti co-progettando un evento che ci ha permesso di avere dei fondi che ridistribuiamo totalmente agli artisti. Infatti, nessun membro del team prende alcun stipendio, cerchiamo solo di lavorare a costo zero: non veniamo pagati ma non veniamo nemmeno esauriti. Per questo secondo me riusciamo a essere davvero indipendenti, nonostante ci possa essere l’idea di collaborare con alcune Istituzioni selezionate.

Dunque, che cosa significa indipendente? Molto spesso il termine viene associato – in alcuni casi erroneamente – ad underground, a un sottobosco di un contesto più ampio. Vorrei chiedere in particolare a Maurizio, in quanto artista: come ti posizioni rispetto a questi termini? Senti di far parte di quell’aspetto di controcultura, quindi di libertà da una certa imposizione di canone?
[Maurizio Segato] Non direi di essere né una né l’altra cosa. Non aderisco a un canone o un pattern visivo per riuscire a vendere, a produrre, a inserirmi in un determinato contesto. Secondo me anche la collaborazione con Giovanni, Sara e tutti gli altri è stata qualcosa di molto spontaneo, ci siamo proprio trovati. Per me “indipendente” è anche questo: uno spazio che cerca di lavorare creando la sua dimensione, nonostante le grandi Istituzioni presenti nella città di Venezia. Però, appunto, non abbraccerei completamente nessuna delle due.
[Giovanni Giacomo Paolin] Vorrei aggiungere che secondo me qualsiasi cosa rappresenti un’Istituzione “altra” a Venezia diventa un po’ un sottobosco interessante. Noi come idea abbiamo sempre cercato di lavorare con le artist3 proprio per provare a riempire anche quello che crediamo possa essere una lacuna nel panorama degli spazi indipendenti italiani. È indubbio che esista una sorta di fascia intermedia di lavoro che, forse per mancanza di supporto dal sistema, manca a livello nazionale.
[Maurizio Segato] Secondo me è ammirabile che con Panorama riusciate a dare alle artist3 un budget che in moltissimi spazi indipendenti e mostre autogestite, non sono assolutamente forniti.

Parlando invece di Tomorrow, Yesterday and Tomorrow, quanto è personale per voi questa mostra? Visto che parla di ricordo e memoria – di un ricordo e una memoria legati a Venezia – volevo sapere quanto potesse essere anche un vostro ricordo personale.
[Maurizio Segato] Tutta l’idea della mostra è nata da un’esigenza di lavorare su Venezia, attorno alla città e al suo contesto. Quando stavo ancora ragionando su cosa fare per questa mostra, siccome volevo produrre qualcosa da zero per lo spazio, cercando informazioni su Panorama e Campiello San Zulian, ho scoperto il suo precedente impiego come souvenir shop (uno dei tanti nel sestiere). Ho trovato quindi estremamente interessante la possibilità di
riattivare lo spazio del negozio antecedente, sia per la posizione di Panorama sia per come il
Il progetto si è allacciato al mio bagaglio personale, che inizialmente avevo forse un po’ paura di portare dentro la mostra.
Abbiamo trovato un grande equilibrio tra ragionare in modo critico sulla città, su cosa stava attorno a quello spazio, ma anche come tutto si è intersecato con la mia vicinanza personale a Venezia.
Il titolo “Tomorrow, Yesterday and Tomorrow” traspone un’azione di riscrittura, personale e collettiva, che avevo in mente facendo la mostra. Ogni oggetto esposto ripete e sovrascrive qualcosa che non esiste più, riattivando la memoria.
[Giovanni Giacomo Paolin] È stato bello vedere come riunione dopo riunione, chiacchiera dopo chiacchiera, Maurizio si sia focalizzato sempre di più a portare degli elementi familiari all’interno della mostra. Devo dire che questa mostra è mossa da un principio che rappresenta una parte fondamentale del lavoro che Panorama vuole fare con il proprio ambiente: leggere le sue stratificazioni spaziali che parlano di tempi e momenti diversi di un intorno.
[Maurizio Segato] Sì, devo dire che al di là di tutto, al di là proprio dei lavori in sé, è stata davvero un’esperienza molto bella per me parlare con Giovanni e Sara e avere effettivamente questo scambio. Il dialogo mi ha permesso di aprirmi molto di più.
Dato il tema della mostra, di riattivazione della memoria nella ripetizione, evidentemente la copia ha un valore chiave nell’esposizione. Come è stato realizzare tutte quelle sculture e quante ne hai realizzate?
[Maurizio Segato] Secondo me il processo è stato la parte più stimolante. Se avessi lavorato con processi meno analogici, delle stampe 3D ad esempio, sarebbe stato tutto molto più veloce. È stato significativo invertire il processo di produzione del souvenir, lavorando a questa ripetizione in maniera opposta all’effettiva produzione dell’oggetto souvenir, emulando la serialità del prodotto con mezzi e materiali analogici.
Infatti, è stato curioso mischiare oggetti che trovavo per farne stampi, riprodurli, cambiarne le patine, introdurre oggetti della mia famiglia e mescolarli tutti. La dimensione della copia è stata altrettanto importante: la ripetizione di ogni scultura porta con sé una differenza sia nell’impiego del materiale che nella resa visiva. Sono tutti dei falsi, delle imitazioni di materiali che in realtà non sono. Ho usato materiali estremamente poveri e semplici, realizzando le sculture senza l’ausilio di macchinari, se non per l’elemento del tondo con bassorilievo presente in mostra, per il quale ci siamo fatti aiutare da Tiziano Signorato.
[Giovanni Giacomo Paolin] È incredibile come la maggior parte delle persone che ha visitato o sta visitando la mostra dica “In che metallo sono?”.
Secondo me sottolinea quanto Maurizio abbia lavorato sulla capacità di emulare un altro materiale. Un doppio livello di falsità: sulla copia ma anche sul replicare qualcosa.
[Maurizio Segato] Volevo creare una “falsa argenteria”, un ambiguo insieme di sculture sempre diverse. Sono dei fake, qualcosa che non si riesce a capire se sia una paccottiglia. Perfette, ossidate, impiallacciate. Mi piace che non si capisca se sono in alluminio, stagno o argento quando in mostra non vi è nessuno di questi materiali. In realtà sono di base dei calchi in gesso o resina poi smaltati o rilavorati.

Potreste raccontarmi di Conviviale 1/ Cookbook Launch, il progetto inaugurato negli spazi di Panorama il 6 maggio 2025 al quale ha partecipato anche Maurizio. Di cosa si trattava?
[Giovanni Giacomo Paolin] Le ragazze del collettivo Liquida si sono rivolte a Panorama, in quanto spazio che poteva accogliere la loro pratica collettiva. Parte dell’idea con cui abbiamo fondato lo spazio è ospitare delle pratiche locali a noi affini e, in effetti, il loro progetto era perfetto. Parlava di Venezia, di come si vivono le sue case e di una vita nascosta che in qualche modo ci interessava far vedere o far conoscere di più.
[Maurizio Segato] Il progetto presentato dalle ragazze di Liquida era una pubblicazione sviluppata attorno a cinque lavori (tra cui il mio) in forma di ricettario. Una raccolta di immagini, testi, scritti curatoriali, citazioni e registrazioni sonore. Il tavolo utilizzato, proveniente dalla loro stessa casa, è stato l’elemento di assemblaggio collettivo di cucina e opere, poi portato negli spazi di Panorama. L’esigenza di Liquida era infatti di fare l’evento “all’interno di casa loro”.
È stata un’occasione avere uno spazio fisico in cui presentare il progetto e organizzare la cena. La necessità delle ragazze di Liquida era lavorare sul vivere la città ed è stato bello che questo bisogno abbia trovato in Panorama il luogo per raccontarsi attraverso il ricettario.
Come è stato per voi lavorare insieme?
[Giovanni Giacomo Paolin] La capacità di visione di Maurizio mi ha veramente affascinato. Nonostante si possa ancora considerare un artista emergente, sono molto soddisfatto del livello di sensibilità collettiva che siamo riusciti a raggiungere. È stato un incastro perfetto, siamo sempre stati sulla stessa lunghezza d’onda. Io ho accolto tutto e lui pure, si è creato un bellissimo terreno comune di fiducia.
[Maurizio Segato] Come ha detto Giovanni, ci siamo davvero trovati e questo ha permesso di raggiungere un bellissimo scambio. Per me è stata forse la collaborazione più positiva avuta finora, sia a livello di incontro di pensiero, che di dialogo. Di sicuro questo ha arricchito anche la resa finale della mostra. Volevo dare tutto me stesso per questo progetto e significava davvero molto per me. La prima cosa che ho detto a Giovanni è stata: “Per me del budget possiamo spendere fino all’ultimo centesimo. Mi interessa riuscire a creare qualcosa che abbia valore, anche per lo spazio e per la città”.

Cosa c’è nel futuro di Panorama?
[Giovanni Giacomo Paolin] Abbiamo una programmazione abbastanza definita fino all’anno prossimo. Proprio ora stiamo lavorando a un piccolo fuori programma con una mostra di fotografia dopo la mostra di Maurizio. Ci concentreremo poi su un’altra produzione di due artiste che lavoreranno con la chiesa di San Zulian: un altro elemento che fa parte dell’intorno di Panorama, cercando di creare un’altra relazione tra due spazi. Stiamo anche lavorando a un progetto che prende ispirazione da un altro progetto partito da New York, organizzato da Storefront for Art & Architecture intitolato “Letters to the Mayor”, dandoci, in qualche modo, l’appuntamento alle elezioni dell’anno prossimo come un’opportunità per farci sentire. Cominceremo un lavoro di partecipazione, di workshop verso la creazione di lettere, per un sindaco che verrà, proponendo un modo di far parlare chi abita la città.
Vi ho raccontato di questa mostra e di questo spazio perché autentici e intimamente connessi a Venezia e ai problemi che la minacciano ogni giorno. Benché sia una polemica già sentita, in un territorio schiacciato tra turismo mordi-e-fuggi, paccottiglia varia e grandi Istituzioni ed eventi culturali, rimane necessaria l’azione di uno spazio che agisce dal basso. Panorama è indipendente e soprattutto libero. Tomorrow, Yesterday, Tomorrow racconta ironicamente dello svilimento e dell’inflazione di simboli attraverso il falso, un falso che si distingue dalla cianfrusaglia per la sua artigianalità. Insomma, un falso nel falso che parla alle nuove generazioni di un ricordo che non c’è più, un ninnolo su una credenza.



