Nella città umbra, il Festival multidisciplinare dedicato al teatro, alla danza e alla performance, si apre per la prima volta all’arte con mostre, installazioni e una video-performance inedita di Adrian Paci…
Giunto alla sua sesta edizione, Narni Città Teatro si conferma come uno degli appuntamenti più interessanti nel panorama culturale italiano. La cittadina umbra, in provincia di Terni, rinnova l’appuntamento, dal 4 all’8 giugno, con il festival multidisciplinare che ogni anno porta in scena teatro, danza, musica e circo contemporaneo. Diretta da Francesco Montanari e Davide Sacco, la manifestazione si arricchisce nel 2025 di una importante novità: una programmazione dedicata all’arte contemporanea, curata da Antonella Liuzzi, a dimostrazione del profondo legame esistente tra le arti performative e le arti visive che possono dialogare e influenzarsi a vicenda in modo intenso e produttivo.
L’edizione 2025 di Narni Città Teatro si apre mercoledì 4 giugno con lo spettacolo di Alessandro Bergonzoni, uno degli interpreti più amati del teatro italiano. A seguire un calendario di incontri con protagonisti Roberto Saviano, Nicola Piovani, Concita De Gregorio, Erica Mou e del collettivo finlandese Wauhaus. Oltre a teatro, danza, musica e circo contemporaneo, il programma prevede anche eventi extra-teatrali come dj-set, incontri e convegni, che si svolgeranno in diversi luoghi della città.
La grande novità di quest’anno è la sezione dedicata all’arte contemporanea, curata da Antonella Liuzzi, presidente dell’Associazione culturale Passager ETS. Il tema scelto per questa sezione è “giocare la vita”, un’idea che invita a riflettere sui confini tra casualità e destino, tra il gioco dell’esistenza e la sua capacità di trasformarsi. “Il “gioco”, spiega Liuzzi, “qui non è solo un atto di svago, ma una metafora di sopravvivenza, cambiamento e speranza. L’arte contemporanea, in tutte le sue forme, diventa il mezzo per esplorare queste dinamiche e per stimolare una riflessione che va oltre la superficie delle cose”. La programmazione delle arti visive si apre il 6 giugno alle 16.00, con un focus sui temi di identità, memoria e trasformazione, attraverso la video performance dell’artista Adrian Paci (Scutari, 1969).

Single channel video projection color sound 10 16
Courtesy the artist kaufmann repetto Milan New York and Galerie Peter Kilchmann Zürich
and Paris
Le opere di Adrian Paci: corpo, movimento e tempo
Per Narni Città Teatro, Adrian Paci presenta tre video-performance – The Encounter (2011), Prova (2019) e Vajitojca (2002) – ognuna delle quali indaga la relazione tra corpo, movimento e il trascorrere del tempo, come elementi dinamici e in continuo mutamento. Opere che invitano a riflettere sulla transitorietà della vita e la resilienza umana di fronte alle sfide più complesse analizzando le possibilità e i limiti di ogni gesto. Attraverso di esse, si indagano i concetti di equilibrio e confine esplorandone le dinamiche di solitudine e attesa. Al centro il corpo che diviene mezzo e strumento di comunicazione tra persone provenienti da contesti diversi, ma unite da un destino condiviso. Questi lavori raccontano storie di solitudine, attesa e speranza, offrendo uno sguardo profondo sulla condizione umana e sulla capacità di adattarsi alle difficoltà della vita.
Paci è protagonista anche di un secondo appuntamento una performance inedita intitolata Chords, ideata dall’artista per il Chiostro di Sant’Agostino che avrà luogo il 6 giugno alle 17.00. Si tratta di un vero e proprio rituale partecipativo, in cui l’artista coinvolgerà attivamente il pubblico e un gruppo di uomini in un’azione che celebra la connessione tra corpi, spazio e tempo.

La stretta di mano, simbolo di dialogo e reciprocità, sarà il gesto centrale di questa performance. “Non è la prima volta che scelgo la stretta di mano”, spiega Adrian Paci. “In The Encounter ho creato un grande momento di celebrazione per questo gesto. Mi interessa per la sua semplicità quotidiana, ma anche per le implicazioni culturali e storiche. Viene usato nei funerali come nei matrimoni, quando si fa un accordo e quando si chiude un conflitto. È un gesto antico ma continua a persistere anche ai nostri giorni. Chords invece, oltre che per il gesto della stretta di mano si caratterizza per la presenza fisica che disegna lo spazio. Il corpo attraverso il gesto si muove nello spazio e lo abita creando insieme ad altri corpi delle linee che disegnano lo spazio. In generale mi interessano gli elementi semplici che contengono memorie e suggestioni e questo gesto secondo me ha queste caratteristiche”.
Completa il programma della manifestazione la mostra fotografica intitolata Oltre quel confine è la mia casa, curata da Shafiur Rahman, giornalista e documentarista con base a Londra, che espone il frutto di una ricerca avviata nel 2016 e che ha per protagonisti i rifugiati Rohingya, una minoranza musulmana perseguitata in Birmania.
Le fotografie esposte documentano la diaspora dei Rohingya, che sono oggi una popolazione senza Stato che vive in Bangladesh e in alcune zone del Myanmar, che a partire dagli anni ’70, hanno subito persecuzioni violente che li hanno costretti a fuggire, privandoli di diritti fondamentali come la cittadinanza, la libertà di movimento e l’educazione. La maggior parte di loro si è rifugiata in Bangladesh, dando origine al più grande campo profughi del mondo, dove sono state scattate le fotografie in mostra. Rahman ha voluto dare loro voce e visibilità attraverso la fotografia, denunciando all’opinione pubblica il genocidio perpetrato dalle forze armate del Myanmar, i Tatmadaw, e al tempo stesso offrendo al mondo uno sguardo sulla resilienza di questa popolazione nonostante la vita perseguitata e marginalizzata da anni.