La Natura prende vita nelle opere di Marti Rotels

Marti Rotels, la giovane artista che congela la natura nelle sue opere, è in mostra a Ravenna

Pallavicini 22 presenta la mostra H A B I T O dell’artista Marti Rotels a cura di Roberto Pagnani, artista e collezionista. La mostra, organizzata in collaborazione con l’Archivio Collezione Ghigi Pagnani e con il patrocinio del Comune di Ravenna, risponde alla volontà di Pallavicini 22 Art Gallery di sostenere l’arte in tempo di pandemia COVID-19. Durante l’estate 2020 Pallavicini 22 Art Gallery supporterà giovani e meritevoli artisti ospitando gratuitamente una loro mostra personale autogestita.

 


Il progetto nasce dalla collaborazione fra Claudia Agrioli proprietaria di Pallavicini 22 Art Gallery e Roberto Pagnani artista e collezionista. L’apertura della seconda di una serie di mostre che si terranno fino a settembre 2020 è prevista il giorno 16 luglio 2020 alle ore 18 in Viale Giorgio Pallavicini 22 (Ravenna). La mostra rimarrà aperta al pubblico dal 17 luglio al 2 agosto 2020. Marti Rotels vanta già un percorso di formazione artistica di un certo livello. Si è diplomata prima al Liceo Artistico Pier Luigi Nervi di Ravenna, poi all’Accademia di Belle Arti di Firenze dove frequenta il corso triennale di Pittura. In Spagna, a Valencia, ha sperimentato nuove tecniche artistiche dal recupero di elementi organici. Al rientro in Italia, ha approfondito la sua esperienza artistica in scenografia teatrale.

 


HABITO è la prima mostra personale di Marti Rotels a Ravenna. Gli spazi della galleria ospiteranno una selezione delle sue opere principali, da cui traspare la personalità della pittrice e l’evoluzione della sua pratica artistica. Le opere sono realizzate con il recupero e l’accostamento di materiali “organici”, presi in prestito dalla natura, come rami, foglie e pigmenti. Nonostante la giovane età Marti Rotels è un’artista che ha già trovato un proprio indirizzo pittorico consapevole. Nelle sue opere la Natura si congela in un perpetuo fermo immagine tridimensionale. Nulla è lasciato al caso: la sua è un’arte analitica, cerebrale e sensoriale allo stesso modo. “Lo specchio finito dell’infinito”: con questa definizione presa in prestito al filosofo tedesco Friedrich Schelling (1775-1854) il curatore Roberto Pagnani definisce l’arte di Marti Rotels: un’arte che parla dell’immensità della natura utilizzando le sue singole componenti finite.

 

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Didatticarte: Il volto inclusivo del collezionismo didattico

Dopo quasi quindici anni dalla creazione del sito Didatticarte.it, Emanuela Pulvirenti continua ad essere attivissima nell’ambito della didattica della storia dell’arte, dedicandosi infaticabilmente alla divulgazione di contenuti specialistici attraverso i diversi canali social.

Artuu Newsletter

Scelti per te

La forma della luce. Beato Angelico e il tempo sospeso della pittura (pt.1)

Curata da Carl Brandon Strehlke, con Stefano Casciu e Angelo Tartuferi, l’esposizione si sviluppa come un pellegrinaggio laico attraverso più di 140 opere, tra pale dorate, crocifissioni, ritratti e miniature, fino a toccare i luoghi dove l’Angelico ha realmente vissuto e lavorato.

Nel salotto degli spiriti: Fata Morgana riporta in vita le visioni di Palazzo Morando

La contessa è Lydia Caprara di Montalba (1876-1945) insieme al marito Gian Giacomo Morando Attendolo Bolognini (1855-1919), ha vissuto a Palazzo Morando, oggi sede della collezione di Costume e Moda del Comune di Milano

L’intimità della scultura. Mani-Fattura: le ceramiche di Fontana alla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia

Dall’11 ottobre fino al 26 marzo 2026, la Collezione Peggy Guggenheim ospita Mani-Fattura: le ceramiche di Lucio Fontana, una mostra che riunisce circa settanta opere scultoree e racconta, con taglio cronologico e tematico, un artista che dialoga con la terra e il fuoco.

Dal filo al silicio: i Cyber Carpet di Matteo Mandelli in mostra a Parigi

Nelle sale della Galerie La La Lande di Parigi, a pochi passi dal Centre Pompidou, i tappeti di Matteo Mandelli (YOU) non si adagiano sul pavimento: si sollevano, diventano superfici sospese, mappe concettuali, diagrammi di un pensiero che intreccia tradizione e tecnologia.

Seguici su Instagram ogni giorno