Arte e diritti umani: 10 grandi artisti per Amnesty International

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Art 19 e Amnesty International insieme a dieci artisti di fama internazionale per la salvaguardia dei diritti umani.

Art 19 – Box One è un set in edizione limitata (solo 100 copie) di 10 stampe, realizzate da artisti acclamati e attenti alla tutela dei diritti umani, disponibile online alla cifra di €50.000. Gli artisti non percepiranno una fee sul ricavato, e tutti i proventi verranno devoluti ad Amnesty International a supporto di missioni umanitarie nel mondo. Gli artisti che hanno deciso di aderire al progetto sono Ayşe Erkmen, Shilpa Gupta, Ilya and Emilia Kabakov, William Kentridge, Shirin Neshat, Yoko Ono, Gerhard Richter, Chiharu Shiota, Kiki Smith, Rosemarie TrockelArt 19 è un’organizzazione gestita da artisti e fondata dal gallerista Mike Karstens; Burkhard Richter, avvocato in pensione e consulente d’arte; Bill Shipsey, fondatore di Art for Amnesty; e Jochen M. Wilms, art project producer con sede a Berlino. Il nome dell’organizzazione non è casuale, poiché fa riferimento all’articolo 19 della Dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo, che recita: “Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione”.

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In occasione di Art 19 – Box One ciascun artista ha prodotto e firmato una stampa ad hoc per il progetto. Yoko Ono, ad esempio, da sempre attivista per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e membro di Amnesty International dal oltre vent’anni, ha realizzato una stampa dal titolo “A Piece of the Sky”. L’opera fa riferimento al tema del cielo come metafora della pace e della libertà, che in questa sede viene riprodotto su un pezzo di puzzle, colorato con nuvole bianche su uno sfondo blu. Il tema del cielo come medium per comunicare un messaggio di pace era già caro a Yoko Ono negli anni ’70, quando, con la poesia Cloud Piece, ispirò la canzone, inno umanitario per eccellenza, “Imagine”, composta dal marito John Lennon nel 1971. Oltre a Yoko Ono, ricordiamo anche il contributo di Shirin Neshat, con una fotografia della sua serie “The Home of My Eyes” , che rappresenta un gruppo di ritratti di nativi iraniani realizzati ad inchiostro. A differenza di Yoko Ono, Shirin Neshat, non si è mai considerata un’attivista ma ha sempre pensato che la sua arte fosse un’espressione di protesta e un grido per l’umanità, soprattutto per quei popoli originari di paesi oppressori, come l’Iran, che sono stati vittime di tirannia, dittatura e ingiustizia politica.

Dal 1 dicembre le opere sono disponibili per la vendita, ma dal 10 dicembre, le stesse saranno esposte in una mostra itinerante in quattro città europee, in occasione della Giornata dei diritti umani. Di seguito le date delle mostre: Sala dei Collezionisti di Berlino, dal 10 dicembre al 31 gennaio 2020; al Blondeau & Cie di Ginevra, 12-14 dicembre; DOX Center for Contemporary Art di Praga , 13 dicembre 2019 – 3 febbraio 2020; e per un giorno al Grand Palais di Parigi , il 14 dicembre.

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