Vivere della propria arte è possibile. Ecco come

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Un artista può essere anche un buon imprenditore? Ecco i consigli

Un artista può anche essere un business man? Parrebbe di sì. In effetti, gestire uno studio come una piccola impresa può fare molto per garantire che i creativi possano utilizzare la propria arte per supportare se stessi e coloro che ne fruiscono.

“Molti artisti temono la componente aziendale”, afferma James Hart, direttore del dipartimento Arts Entrepreneurship presso la Southern Methodist University. Hart offre agli artisti una prospettiva nuova: costruire un’azienda può essere una forma diversa di creatività, una sorta di “tela vivente” che è in continua evoluzione e richiede molteplici scelte creative ogni giorno.

via www.dromemagazine.com

 

Ecco alcuni consigli degli esperti su come gestire il proprio studio a favore della propria creatività.

Presta attenzione alla gestione finanziaria

Prima di tutto gli artisti devono avere un’idea di ciò che andranno a spendere, dice Eli Altman, autore di Run Studio Run (2018) e il direttore creativo di A Hundred Monkeys, rinomata naming e branding agency. Insomma, prima di tutto bisogna farsi i conti in tasca, valutare il budget a disposizione e includere nell’ ”excel dei conti” tutte le voci di spesa, anche le più piccole.

Una dritta? Chiedere ai clienti di pagare un deposito anticipato sul lavoro commissionato è un modo in cui i creativi possono migliorare il proprio flusso di cassa, afferma Maria Brophy, consulente d’arte che gestisce anche le attività commerciali dello studio di suo marito, il surfista Drew Brophy. Un deposito può aiutare a coprire le spese dei materiali e dei fornitori, ad esempio.

Esporre sì ma occhio alle spese!

Maria Brophy dice, inoltre, che gli artisti che vogliono gestire un’attività redditizia devono valutare con intelligenza le effettive opportunità per guadagnare denaro, non solo per esporre le proprie opere. Ad esempio, uno dei clienti della Brophy è stato recentemente invitato a mostrare otto opere in una prestigiosa galleria hawaiana. Il che va bene, se non fosse che l’artista avrebbe dovuto sostenere degli ingenti costi di spedizione. Inoltre, la galleria gli avrebbe pagato solo il 25% delle vendite. “Molti artisti sono disposti a spendere un sacco di soldi pur di esporre le proprie opere, anche a costo di concludere poche vendite”, dice la Brophy, che ha recentemente scritto il libro Art, Money & Success. “Non basta fare mostre da inserire nel curriculum. A lungo termine, infatti, questo ragionamento non è più giustificato se le entrate rimangono inferiori alle uscite”.

via www.arte.sky.it

Cresci responsabilmente e senza snaturarti!

La crescita è generalmente una buona cosa per le imprese, ma non deve degenerare. Prendiamo il caso  del “business artist” di New York Daniel Arsham, che ha aperto uno studio nel 2004. Il rischio che Arsham espone è che lo studio potrebbe crescere fino a diventare ingestibile e fuori dalle possibilità e competenze dell’artista stesso. Tuttavia, Arsham, che si concentra su arte, architettura e performance, ha mostrato di essere un abile imprenditore di se stesso. Ad esempio, ha progettato scarpe da ginnastica nell’ambito di una collaborazione con Adidas senza svendersi o snaturarsi. “La scelta di fare questa collaborazione è giustificata dalla volontà di arrivare a un pubblico diverso da quello che il mio lavoro potrebbe avere in un museo o in una galleria”, dice. “La fusione di molteplici segmenti di pubblico ha portato diversi vantaggi per il mio lavoro in fatto di pubblicità e marketing”.

Costruisci un team di collaboratori

Oggi ci sono molti podcast, conferenze, articoli online, libri e altre risorse che possono aiutare i creativi ad apprendere le basi del business. Molti artisti, tra cui Arsham stesso, han beneficiato enormemente del supporto di mentori o dell’aiuto di un business coach, dai quali hanno appreso consigli sulle finanze, istruzione aziendale e dritte per capire il tipo di clienti che avrebbe dovuto perseguire.

Fondamentale è creare un team fidato di professionisti collaboratori. Arsham, ad esempio, lavora con 12 persone tra cui un contabile, un ragioniere e un avvocato. “Una delle cose più utili è avere persone intorno a me che capiscono quelle parti del business che a me sono ignote”, dice. ” Lo studio rimane sempre e comunque sotto il mio esclusivo controllo, ma mi rassicura avere qualcuno che mi aiuta a gestirlo correttamente ”

In definitiva, quando i creativi hanno la fortuna di assumere collaboratori per ricevere l’aiuto di cui hanno bisogno, possono concentrarsi maggiormente su ciò che amano di più. “Se in futuro riuscirai a costruire questo sistema intorno a te, puoi davvero liberare una gran quantità di tempo e puoi lavorare in maniera più efficace e prolifica”, afferma Eli Altman.

via www.artwireless.it

 

Fonte: Artsy.net

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