Kiki Smith e la femminilità nel suo ruolo sociale

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Kiki Smith e la femminilità nel suo ruolo sociale

Kiki Smith, figlia del noto artista minimalista Tony Smith, nasce a Norimberga nel 1954 e si stabilisce a New York nel 1976. Apertamente schierata a favore del movimento femminista, ha spesso incentrato il proprio lavoro sul tema della materialità e fragilità del corpo femminile in quanto oggetto erotico dell’uomo.

Alla fine degli anni ’70 l’artista partecipa all’esperienza COLAB (Collaborative Project Inc.), un collettivo di artisti che si occupano di problematiche sociali. Nel 1980 COLAB allestisce la famosa retrospettiva Times Square Show dove Kiki Smith partecipa insieme ad altri importanti artisti, come Jean-Michel Basquiat e Keith Haring, esponendo il suo primo lavoro sul corpo che diverrà la sua cifra stilistica.

Dopo aver lavorato a lungo al di fuori del sistema tradizionale delle gallerie, nel 1985 arrivano i primi riconoscimenti istituzionali a Kiki Smith grazie alla partecipazione a diverse Biennali tra cui quella di Whitney e di Venezia.

Kiki Smith via www.softrevolutionzine.org

Kiki Smith utilizza un approccio multidisciplinare, sempre teso all’innovazione senza però dimenticare i fondamenti della tradizione. L’artista si diletta a sperimentare diverse tecniche espressive (pittura, scultura, disegno, stampa, incisione), servendosi di materiali tradizionali come l’oro, il vetro, il bronzo, la porcellana, il gesso, il lattice e la cera d’api.

Kiki Smith produce sculture e disegni che raccontano tematiche quotidiane come l’identità e gli stereotipi sessuali. Abbracciando in pieno gli ideali femministi indaga le tematiche della sessualità, l’identità e l’iconografia della donna. La femminilità è analizzata nel suo ruolo sociale, così diverso dalla sfera intima.

Il fulcro centrale della sua poetica è la rappresentazione del corpo femminile, concepito nella sua deperibilità e vulnerabilità, ma anche nella sua forza in contrapposizione alla visione maschilista che lo vede come mero oggetto erotico.

Tra i suoi lavori più importanti e provocatori sull’identità e sugli stereotipi sessuali ricordiamo Mother and child (1993), una donna e un ragazzo in atteggiamenti esplicitamente sessuali, colti dallo spettatore completamente assorti nella loro intimità privata.

Kiki Smith, Mother/Child, 1993. via 032c.com

Un altro tema ricorrente nella poetica dell’artista è il rapporto tra uomo e animale, con lupi e cervi che generano figure femminili, vagine volanti simili a farfalle, sirene, uccelli notturni innestati a corpi femminili. In tal senso un’opera emblematica della forza intrinseca della donna è rappresentata da Rapture (2001), dove Kiki, richiamandosi probabilmente alla tradizione favolistica, rappresenta una figura femminile completamente nuda che ha combattuto il suo aggressore, un lupo, ed emerge da esso con un andamento fiero lasciando l’animale agonizzante a terra.

Kiki Smith, Rapture, 2001. via growlermag.com

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