PHROOM – la piattaforma dedicata alla fotografia contemporanea

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Nata dalla necessità di lavorare senza vincoli geografici, PHROOM è una piattaforma digitale che ha lo scopo di promuove la fotografia e la ricerca nel campo delle arti visive.

Abbiamo intervistato Giangiacomo Cirla, ex gallerista ora editor in chief e curatore del progetto, con cui abbiamo parlato di fotografia, video arte, photobooks e della storia e della evoluzione di PHROOM.

PHROOM

Ciao Giangiacomo, per cominciare ci potresti raccontare cos’è PHROOM, da dove è nata l’idea di creare una piattaforma digitale dedicata alla fotografia contemporanea?
PHROOM è una piattaforma dedicata alla ricerca nel campo dell’immagine e della cultura visiva tramite la quale ricerchiamo, selezioniamo e presentiamo i migliori progetti nel campo della fotografia artistica e, da qual che mese, della video arte. L’idea nasce prevalentemente dal desiderio di rendere fruibile il frutto della ricerca che io e le persone con cui collaboro portiamo avanti creando cosi nel tempo un archivio e una preziosa risorsa.
La versione beta di PHROOM è stata messa online durante il periodo in cui ho avuto una galleria d’arte a Milano (focalizzata sulla fotografia contemporanea) fase molto formativa che ha però svelato alcuni aspetti limitanti e non al passo con la contemporaneità.
Uno di questi, forse il più importante, risiedeva nella necessità di lavorare senza vincoli geografici per poter far crescere esponenzialmente la mia ricerca e di conseguenza le collaborazioni internazionali con artisti e altre interessanti realtà.

In che modo vi differenziate dai competitor nazionali e internazionali?
Domanda complicata poiché dovrei prima ragionare su quali realtà possano essere considerate nostre competitor.
PHROOM è la rappresentazione di un gruppo di persone provenienti da percorsi differenti che lavorano insieme su progetti di ricerca, curatoriali, editoriali e di comunicazione permettendoci di avere una resa il più possibile trasversale e contaminata.
Ci configuriamo come un magazine solamente nella nostra fruizione online (non a caso il nostro sito si chiama PHROOM magazine) mediante la pubblicazione di contenuti che vengono successivamente veicolati tramite i nostri canali social ma il nostro DNA è quello di una galleria d’arte espansa, potenziata in molti suoi aspetti.
Il nostro lavoro parte dalla ricerca e si finalizza con le svariate collaborazioni che creiamo con gli artisti da noi selezionati.
Ci piace seguirli nel tempo rimanendo aggiornati sul loro lavoro e promuovendolo tramite pubblicazioni, interviste o book reviews, fino ad arrivare a collaborazioni più tangibili come la produzione di stampe in edizione limitata, prodotti editoriali, esposizioni e la vendita di opere d’arte tramite il nostro servizio di art advisory che utilizziamo per creare una connessione tra i collezionisti e gli artisti.

Petros Koublis

Il Team di PHROOM è composto da galleristi, curatori, artisti, professori universitari , ecc. Quanto è stato difficile trovare una visione comune per il progetto, e quanto è stato fondamentale per il progetto poter contare su persone con un certo livello di esperienza?
Senza ombra di dubbio il fatto di poter lavorare con esperti del settore rende PHROOM un progetto unico e soprattutto possibile.
La forza di PHROOM risiede nel suo configurarsi come un luogo libero nel quale le persone che ne fanno parte possono e devono sentirsi libere di essere, pensare e di agire; per garantire questa metodologia lavorativa è imprescindibile avere la certezza che ci siano forti competenze per potersi concentrare su tutti gli altri aspetti che riempiono la nostra quotidianità.
Abbiamo quindi agito in maniera logica andando a chiamare professionisti che rispondessero a queste necessità formando così un collettivo coeso. Proprio per questo motivo la nostra visione comune condivisa si è creata più facilmente di quanto si possa pensare essendo andati noi a ricercare persone che sapevamo potessero condividere la nostra idea ma soprattutto il nostro modo di lavorare e pensare.

Balance Valentin Fougeray

Come decidete e scegliete gli artisti?
Scegliamo gli artisti tramite la nostra costante ricerca e alla base delle nostre scelte non c’è un discorso qualitativo assoluto piuttosto un rispecchiare ciò che in un dato momento stiamo cercando.
Ci sono buoni lavori che probabilmente non entreranno mai a fare parte dell’archivio di PHROOM semplicemente perché non rientrano nei nostri canoni, come detto in precedenza noi siamo ricercatori e in quanto tali ci permettiamo di effettuare una selezione soggettiva che non deve per forza essere accettata ma presa in considerazione come una proposta.

Anna Hahoutoff

Puoi suggerirci il nome di un progetto tra quelli che avete ospitato sul vostro sito che ti ha colpito maggiormente, e che pensi dovrebbe avere più diffusione nel mondo dell’arte.
Sicuramente ci sono progetti che ad oggi non hanno la diffusione che meritano ma è molto complicato capire quale sia il giusto ritorno per un progetto in una sua fase iniziale.
I lavori che presentiamo sono molto diversi tra loro e per quanto ce ne siano molti con una resa immediata che vivono una sorta di esplosione sin dalle prime fasi, ce ne sono altrettanti che necessitano di tempistiche differenti, una sorta di processo di invecchiamento, per essere compresi, accettati e divulgati su larga scala.
Quando si analizza un progetto di questo tipo, realizzato da un artista che si trova in una fase intermedia della sua ricerca, diventa complicato capire se il fatto di non ottenere un’ampia diffusione sia un fattore negativo o positivo. Penso a lavori come quelli di Petros Koublis, Daniel Kovalovszky, Anna Hahoutoffo Yoshikazu Aizawa contrapposti a quelli di Bucky Miller, Matteo Cremonesi, Valentin Fougeray o Marinos Tsagkarakis e gli artisti facenti parte del collettivo Depression Era.

Daniel Kovalovszky
Daniel Kovalovszky

Parlavi prima del fatto che effettuate servizi di Art Advisory. Come funzionano? E come è possibile parteciparvi?
Il servizio di Art Advisory che offriamo è una conseguenza del nostro lavoro, essendo noi costantemente in contatto con molti artisti e rimanendo aggiornati sui loro lavori passati, presenti e futuri, riusciamo a proporre a collezionisti o appassionati proposte mirate per ogni esigenza.
Che sia per investimento o per pura passione è sempre consigliato affidarsi ad esperti del settore per ricevere un’opinione prima di acquisire una nuova opera o iniziare una collezione.
Noi possiamo mettere in contatto i collezionisti interessati con l’artista oppure possiamo proporre differenti ipotesi studiate in base alle richieste e alle esigenze di chi si rivolge a noi.
Questo servizio è aperto a tutti, privati o aziende che intendono investire piccole o grandi somme nel settore della fotografia artistica o della video arte.
Per quanto riguarda gli artisti coinvolti invece il discorso è esattamente come accennato in precedenza; dopo essere entrati in PHROOM tramite la nostra ricerca e aver lavorato insieme sulla promozione del loro lavoro entrano anche a fare parte del nostro archivio e quindi le loro opere vengono proposte agli interessati che si rivolgono a noi tramite il servizio di Art Advisory.

Avete deciso di dedicare un’intera sezione a recensioni sui photobooks. Sei d’accordo con chi dice che come nel mondo cinematografico stiamo vivendo la Golden Age della tv, allo stesso modo nella fotografia stiamo vivendo il momento d’oro per l’editoria?
Abbiamo deciso di dedicare una sezione all’editoria poiché rappresenta un settore molto interessante strettamente correlato a ciò che trattiamo.
Spesso progetti precedentemente pubblicati vengono nel tempo adattati e riproposti sotto forma di photobooks e molte altre volte ci troviamo di fronte a lavori con i quali entriamo in contatto tramite mostre o portfolio ma che sono già stati pensati per avere una diffusione cartacea tramite un libro.
Studiando e analizzando la tematica della fruizione sono molto interessato all’adattamento di un progetto artistico ad uno editoriale con tutto ciò che questo processo si porta dietro, fino ad analizzarne gli aspetti positivi e negativi legati alla percezione, alla distribuzione e alla divulgazione.
Sicuramente stiamo vivendo un periodo in cui l’attenzione verso questo tipo di prodotto è molto alta e il fatto di essere disponibile ad un prezzo contenuto permette anche una maggiore diffusione ma non credo che questo“momento d’oro” sia relativo al prodotto libro bensì a tutto il settore della fotografia che, grazie alla sua natura, si adatta molto bene ad un progetto editoriale.

Alec Soth – Sleeping by the Mississippi

Quali sono i libri fotografici che tutti dovremmo avere?
Restando su titoli recenti sono rimasto molto colpito da “Rowing a Tetrapod” di Fumi Ishino e da “Sleeping by the Mississippi”di Alec Soth. Affascinanti “The Movement of Clouds around Mount Fuji” di Masanao Abe, vincitore del Photo Text Award 2017 ad Arles e “Cryofanecho” di Malgorzata Stankiewicz che ha ottenuto l’UNSEEN Dummy Award 2017. Da avere anche “And where did the peacocks go?” di Miho Kajioka (interamente realizzato a mano) e “Atem” di Massimiliano Tommaso Rezza.

Fumi Ishino - Rowing a Tetrapod
Fumi Ishino – Rowing a Tetrapod

In Italia la fotografia è stata dichiarata bene culturale solo nel 1999.
Possiamo chiederti cosa pensi della scena artistica della fotografia contemporanea in Italia? A che punto siamo rispetto a nazioni come la Francia e l’Inghilterra?
Siamo al solito punto, la qualità dei lavori prodotti da artisti Italiani non è seconda a nessuno ma le strutture adibite alla presentazione e diffusione sono imparagonabili a quelle presenti in altri paesi esteri.
L’Italia si difende grazie a realtà private spesso proiettate verso un bacino d’utenza in parte estero e quindi molti artisti fortemente voluti in mostre e fiere  internazionali hanno molta difficoltà a mantenere alto il livello espositivo anche all’interno dei nostri confini. Si torna così a trattare di temi quali l’assenza di un supporto statale volto alla promozione di quello che è, e col passare del tempo sempre più sarà, una risorsa per il nostro paese e della colossale ignoranza in campo artistico contemporaneo da parte della nostra classe politica; tutti aspetti ormai noti e dai quali noi partiamo per proporre delle nostre soluzioni.

Quali sono gli artisti millennial italiani del momento?
Dato che per definizione nei Millennial rientrano anche gli ormai trentenni (miei coetanei) ci sono molti artisti italiani che stimo molto e dei quali apprezzo particolarmente il lavoro e la ricerca tanto che con alcuni di loro collaboro sia su progetti per PHROOM sia su progetti personali.
Senza ombra di dubbio osservando i lavori di artisti come Fabrizio Albertini, The Cool Couple, Matteo Cremonesi, Alessandro Calabrese, Discipula Editions, Enrico Smerilli, Francesco Bertocco, Federico Clavarino e Louis de Belle ci si può rendere conto di come la scena artistica italiana sia qualitativamente molto interessante e capace di competere a livello internazionale.
Per quanto riguarda gli artisti ancora più giovani ammetto che al momento su PHROOM sono presenti pochi loro progetti anche se ne stiamo tenendo d’occhio tanti.
Sono convinto che i tempi siano maturi per accogliere lavori di artisti così giovani… noi li attendiamo con molto interesse!

Matteo Cremonesi

 

Per maggiori info su PHROOM
website: phroommagazine.com
Instagram: @phroom_magazine
Facebook: @phroommagazine

 

Header: © Bucky Miller

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