I Ritratti Ufficiali di Barack e Michelle Obama

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I ritratti ufficiali dell’ex coppia presidenziale Barack e Michelle Obama sono stati mostrati al pubblico per la prima volta ieri sera. I due dipinti commissionati dagli stessi Obama agli artisti afroamericani Kehinde Wiley e Amy Sherald entreranno presto a far parte della Smithsonian’s National Portrait Gallery e quindi della storia d’America. 

C’erano grandi aspettative nell’aria. Kehinde Wiley, che ha ritratto Barak, è un artista newyorkese classe 1977. E’ famoso per le sue grandi tele, su cui dipinge soggetti afroamericani ritratti in pose eroiche e di potere, tipiche dei dipinti rinascimentali.Amy Sherald, che ha ritratto Michelle, invece è di Baltimora, classe ‘73. L’artista è conosciuta soprattutto per i temi trattati dalle sue opere, sempre dirette alla giustizia sociale. I suoi soggetti come dice l’artista. “sono persone non prese in considerazione dalla storia”.

Secondo la critica Wiley non è riuscito a fare centro ritraendo un Obama severo, rigido, che non rende giustizia alla dimensione più umana dell’ex presidente, quella per cui tutti sempre lo ricorderanno. Il ritratto di Michelle è invece una “Monnalisa Moderna”, informale ma elegante, ispira fiducia ma anche mistero. “Monumentale”.

Lasciando la critica a chi compete ragiono sul fatto che è la prima volta che i lavori di due artisti afroamericani entrano a far parte della collezione della prestigiosa galleria. Questo significa che è la prima volta che viene concesso ad un uomo o ad una donna afroamericani di raccontare ai posteri un pezzo di America. Sebbene la critica non sarà d’accordo ritengo che questo, al di là delle opere in sé, sia la metafora più chiara di quello che è stato l’amministrazione Obama. Un’era di cambiamento, esplorazione, ascolto come mai c’è stata nella storia degli Stati Uniti d’America. E quando tutto sembrava già spazzato via dall’uragano Trump, vedere queste due opere mi ha tranquillizzato. Mi sono immaginata una carrellata di ritratti presidenziali dai toni marroncini/grigiastri e poi boom, questa esplosione di colori. Ho pensato allora che qualcosa è restato di quell’uomo, e sinceramente mi rincuora molto sapere che i resti siano conservati, sotto chiave e al sicuro, nella Smithsonian’s National Portrait Gallery.

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